RIPENSARE LA CITTÀ
di Giannozzo Pucci
Un momento della maratona civile
a Firenze
Costa San Giorgio e identità
Generalmente si è portati a
pensare, anche i politici, che si governa con le leggi, i progetti, i piani
urbanistici, i grandi interventi che “lasciano il segno” nella memoria della
città, in realtà il segno più importante si lascia con la concezione di
governo, che guida le tante piccole o grandi scelte politiche che spingono o
meno i cittadini a fare il bene comune nelle loro attività.
Negli anni ’60, col nuovo piano regolatore, si
confrontarono due visioni opposte, quella di La Pira, che voleva una città
circolare, con una reinterpretazione fedele della sua storia sia in centro che
nei nuovi insediamenti, come si può vedere oggi nel vecchio Isolotto. Vinse
invece la visione di Detti, l’estensore del piano, il quale, a seguito delle
idee moderniste di Le Corbusier, voleva una Firenze che togliesse dal centro
storico tutte le sue funzioni per i fiorentini per trasferirle in gran parte
verso la piana di Nord-Ovest, mentre il centro, come salotto buono, doveva
essere consegnato al turismo e alla rappresentanza.
Questa concezione, contrastante con l’identità
profonda di Firenze è stata seguita, salvo qualche rara eccezione, da tutte le
giunte susseguitesi per 60 anni. Il motivo è che chiunque, anche senza nessuna
cultura della nostra città, può praticarla quasi passivamente, seguendo la
corrente.
Lo sport urbanistico più diffuso è stato quindi
l’esportazione di funzioni anche storiche, come la giustizia, dal centro e per
tutti i vuoti che si sono formati nella politica sono apparse fra i decisori
solo e sempre le stesse idee: 1) un museo; 2) un albergo o residenze
turistiche.
Verso la fine degli anni ’80, Pierluigi Cervellati che
da assessore all’urbanistica è riuscito a mantenere la vitalità moderna e
tradizionale nel centro di Bologna, commentò: “Il centro storico di Firenze è
il più vuoto e il più ingorgato d’Italia.” Ingorgato perché, qualunque
svuotamento si faccia, continuerà ad attrarre con la sua bellezza e magnetismo
tantissime persone: giovani dalle province nelle notti dei fine settimana,
turisti usa e getta o danarosi, ma tutti consumatori della storia dei
fiorentini, i quali in massima parte sono costretti a vivere altrove. La
degenerazione della cultura politica traspare dalla mancanza di memoria, ad esempio
che la nostra creatività spunta anche ora fra persone che vivono o lavorano in
centro e che conoscendolo per quotidiana consuetudine sono più capaci di
proteggerlo.
Una classe politica con un minimo di grazia di stato,
sapendo che quel luogo straordinario corrispondente all’ex scuola di sanità
militare a Costa San Giorgio è in vendita, dovrebbe per prima cosa assicurarsi
che almeno dopo i 99 anni torni alla città e poi cambiare i vincoli di
destinazione urbanistica solo a condizione di garantire una quota sensibile e a
basso prezzo per attività tipiche dell’identità di Firenze e assicurarsi che il
tipo di traffico veicolare sia consono alle strade e alle destinazioni per cui
si concede la funzione d’uso.
a Firenze