“Perché a New
York non costruiscono un bell’albergo nel Central Park?” La domanda
provocatoria di Carlo Spagnolo girata da Idra al sindaco e
alla giunta: in Costa San Giorgio vogliamo “far perdere l’anima” a
Firenze? Settimo ‘contributo
informativo’ sul tavolo della squadra di governo di Palazzo Vecchio.
Il perdurante impegno del “Laboratorio Belvedere”propone oggi sguardo sull’urbanistica fiorentina
attraverso la lente prospettica della storiografia. Proviene dal prof. Carlo
Spagnolo, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bari,
‘toscano acquisito’. “Perché a Parigi non costruiscono un
bell’albergo nei Giardini del Lussemburgo, o a New York nel Central Park?”, si chiede il docente. “Semplice:
quelle città perderebbero l’anima”. Sì, perché “una città come Firenze non è fatta dai pieni, ma dal
rapporto tra pieni e vuoti, dalla ancora leggibile cerchia delle mura e dagli
spazi tra gli edifici che ne costruiscono l’equilibrio proprio di una cultura
umanistica il cui segreto stava nel senso delle proporzioni”. L’area delicatissima limitrofa a
Pitti, Boboli e Belvedere, che corre lungo il crinale della collina in Costa San
Giorgio, ha un valore non negoziabile: “Per quattro secoli, Firenze ha
custodito quel giardino, prossimo a Boboli, che insieme a Villa Bardini e al
sovrastante Forte di Belvedere forma uno straordinario patrimonio urbanistico
il cui impianto medievale e rinascimentale non hanno paragoni nel mondo”. E
sarebbe una crescita ben infelice quella che non permettesse alla città
di “preservare le sue caratteristiche di equilibrio tra l’impronta
rinascimentale e gli interventi successivi, le proporzioni tra i pieni e i
vuoti e il rispetto delle aree fragili che essa contiene”. “Uno dei
dilemmi della cosiddetta globalizzazione è che il movimento di massa che essa
comporta tende a consumare il patrimonio che rende attraenti i flussi
turistici”, ammonisce
Spagnolo. Ecco perché, se è vero che Firenze “sta diventando un
contenitore turistico a cielo aperto, perdendo proprio quelle caratteristiche
che la hanno resa famosa”, allora diventa urgente e indispensabile rivedere “un
indirizzo complessivo che non punta a riqualificare le periferie ma insiste
sul, e consuma il, patrimonio. Come i giacimenti petroliferi, esso prima o poi
si esaurirà”. Nell’occasione, Idra segnala
alla giunta una prima iniziativa di passeggiata culturale guidata,
in programma domani mattina sulla collina di Belvedere (programma in allegato):
condividere la conoscenza e il godimento di un ambiente così particolare in un
“trekking morbido, nel segno della sapienza di cui Firenze è custode”,
come ancora il prof. Spagnolo suggerisce, rappresenta infatti un valore da
sperimentare e promuovere. L’invito recita: “Una Vostra presenza, anche
solo fugace, lungo l’itinerario proposto, ci sarebbe ovviamente particolarmente
gradita”. Idra- Firenze PRESERVARE
L’EQUILIBRIO FRA NATURA E UOMO di Carlo
Spagnolo
“A pochi passi dal Ponte Vecchio (…) in palazzo storico,
al pianterreno rialzato vendesi spazioso bilocale di 50 mq.ca. 250.000 €”. E: “Costa San
Giorgio, la casa dei vostri sogni vicino alla casa di Galileo Galilei”. Questi
annunci commerciali, reperibili agevolmente in rete, contribuiscono a
spiegare in parte l’interesse per un’area dove non si dovrebbe costruire. Al prezzo di
5.000 € a metro quadro, Costa San Giorgio è una delle zone di maggior interesse
commerciale perché tra le meno edificate di Firenze. Non è esattamente un
polmone verde ma un’area verde pertinente al giardino di villa Bardini, libera
da edifici perché considerata geologicamente instabile sin dal XVI secolo,
quando un editto di Cosimo I dei Medici ne proibì l’uso a fini edificatori dopo
la frana del 1547 nella quale la famiglia del Buontalenti fu travolta. Che la
collina sia franosa lo ha ripetuto Publiacqua dopo il crollo del Lungarno
Torrigiani il 24 maggio 2016, che è situato a valle. Sebbene quella spiegazione
possa essere stata opinabile, pure l’instabilità del poggio detto delle
“rovinate” qualche significato dovrebbe averlo per i fiorentini. Ne ha di
sicuro per la cultura storica. Per quattro
secoli, Firenze ha custodito quel giardino, prossimo a Boboli, che insieme a
Villa Bardini e al sovrastante Forte di Belvedere forma uno straordinario
patrimonio urbanistico il cui impianto medievale e rinascimentale non hanno
paragoni nel mondo. Una città come Firenze nonè fatta dai pieni, ma dal
rapporto tra pieni e vuoti, dalla ancora leggibile cerchia delle mura e dagli
spazi tra gli edifici che ne costruiscono l’equilibrio proprio di una cultura
umanistica il cui segreto stava nel senso delle proporzioni. Ciò non significa
che la città non debba evolversi, crescere e modificarsi, perché altrimenti
morirebbe. Significa però che se vuole crescere deve preservare le sue
caratteristiche di equilibrio tra l’impronta rinascimentale e gli interventi
successivi, le proporzioni tra i pieni e i vuoti e il rispetto delle aree
fragili che essa contiene. Altri ne diranno meglio, tra gli architetti e gli
urbanisti che guardano con la mia stessa preoccupazione a questo progetto di
insediamento alberghiero, che invece alle proporzioni e all’impatto proprio non
sembra guardare. Per un
toscano acquisito come me, il fascino di Firenze non sta soltanto nelle piazze
e nelle vie più note, ma nelle zone collinari che la incastonano. Lì sta
altrettanto equilibrio tra natura e uomo che fino all’Ottocento si è curato di
preservare attraverso costruzioni relativamente basse e nascoste da
terrazzamenti. Si dirà, roba da ricchi, ed è vero, sono pochi i privilegiati
che ci abitano. Eppure Costa San Giorgio è una delle poche aree da cui si
gode integralmente quel panorama, da dove si percepisce un pezzo della storia
di Firenze, una delle poche aree che nelle guide turistiche tedesche e italiane
sono indicate come “percorso mozzafiato”, una delle molte ragioni di attrazione
per percorsi ambientali e turistici non scontati, un trekking morbido, nel
segno della sapienza di cui Firenze è custode. Perché sottrarre anche questo
pezzo di Firenze antica alla fruizione di un turismo intelligente e poco
impattante? Uno dei
dilemmi della cosiddetta globalizzazione è che il movimento di massa che essa
comporta tende a consumare il patrimonio che rende attraenti i flussi
turistici. Purtroppo ne vediamo già alcuni effetti negativi su Firenze che sta
diventando un contenitore turistico a cielo aperto, perdendo proprio quelle
caratteristiche che la hanno resa famosa. Il problema non sono soltanto singoli
interventi ma un indirizzo complessivo che non punta a riqualificare le
periferie ma insiste sul, e consuma il, patrimonio. Come i giacimenti
petroliferi, esso prima o poi si esaurirà. Si dirà,
Costa San Giorgio è un piccolo tassello. Nemmeno poi tanto piccolo. Non deve
l’amministrazione cogliere ogni occasione di investimenti preziosi e di posti
di lavoro? A fronte di questa obiezione, che potrebbe avere un peso, si
dovrebbe replicare che i posti di lavoro si preservano nel tempo con lavori di
qualità, e se Firenze attrae il turismo globale è proprio per aver saputo
preservare quell’equilibrio che tutti ammiriamo. Perché a Parigi non
costruiscono un bell’albergo nei Giardini del Lussemburgo, o a New York nel
Central Park? Semplice: quelle città perderebbero l’anima. Il progetto è un
altro pesante tassello di un trend che rende Firenze sempre più oggetto passivo
di consumo che soggetto produttore di storia. Speriamo di non dover scrivere al
passato che Firenze è stata custode di una cultura di cui si affanna
a vendere i diritti d’uso perché non ha più altro da offrire. *Ordinario di Storia contemporanea all’Università di Bari.
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LIMITARE LA TERZIARIZZAZIONE di Paolo
Ventura
Su sollecitazione
dell’amico e maestro Giovanni Fanelli, aderisco con convinzione al manifesto in
oggetto. Sottolineo in particolare la mia disapprovazione nel comportamento
degli uffici competenti l’urbanistica e l’edilizia privata del Comune di
Firenze, che risulta: 1.inutilmente repressivo
sulle piccole opere - ne ho avuto diretta testimonianza nella redazione di
una perizia di parte per un procedimento sanzionatorio con minaccia di
demolizione, relativo ad un recupero residenziale del sottotetto in una palazzina
del primo Novecento in Via Cirillo ritenuto colpevole di un parziale
innalzamento della copertura di soli 20 cm, non visibili dalla strada, motivati
dall’ispessimento del solaio per la coibentazione; 2.di favore per i cosiddetti
nefasti grandi progetti. Di questi tipi di intervento sono testimone in
quanto autore di due perizie richieste dalla Procura della Repubblica di
Firenze sulle ristrutturazioni di palazzo Tornabuoni e della sede Ferragamo in
palazzo Spini Feroni e unità edilizie adiacenti, a mio avviso autorizzate in
difformità dalle stesse normative urbanistiche ed edilizie del Comune di
Firenze. Non conosco nei dettagli il progetto di
ristrutturazione dell’ex Scuola di sanità militare, ma, come ben
sottolinea Giovanni Fanelli, l’operazione è contraria agli obiettivi
urbanistici, peraltro fatti propri, temiamo solo a parole, dallo strumento
vigente, di limitare la terziarizzazione, la mono-funzionalità turistica e la
privatizzazione dei residui nodi di pregio del centro storico di Firenze. *Professore ordinario a r.
di Tecnica e Pianificazione urbanistica all’Università di Parma Corso di pianificazione e rigenerazione urbanistica al corso di laurea in Architettura Rigenerazione e Sostenibilità.