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martedì 15 giugno 2021

PER FIRENZE COME UOMO E COME SCRITTORE
di Angelo Gaccione


Sarebbe facilissimo per me motivare la mia adesione al “Manifesto” di Idra, all’Oratoria civile della Maratona svoltasi davanti a Palazzo Vecchio, dicendo semplicemente che ho messo al primo posto gli interessi collettivi rispetto a quelli privati o di pochi, sin da quando ero un ragazzo. La coscienza pubblica in me si è formata prestissimo e non ha mai derogato dal suo compito morale. Sono giunto ora ad un’età “tarda” e posso dire di aver sposato tutte le cause impossibili; tantissime cause “perse”, che la testardaggine dei miei compagni d’avventura ha reso vincenti con l’ostinazione e con la lotta. Potrei citarne qualcuna: l’abolizione della pena capitale, la difesa per l’acqua pubblica, la chiusura delle centrali nucleari. Abbiamo costretto alle dimissioni uomini di potere, impedito alcuni scempi urbani, obbligato alla custodia di altri beni minacciati. Potevo, dunque, non essere della partita? La mia penna è stata sempre al servizio della tutela del paesaggio, delle memorie storiche, della salvaguardia di quanto di prezioso ci è stato lasciato in eredità perché integro possa essere tramandato. Si è opposta e continua ad opporsi ad ogni abuso, ad ogni stravolgimento, ad ogni bruttura, ad ogni manomissione, ad ogni mercificazione. Una vita intera di intellettuale schierato, di scrittore il cui obbligo morale è di parlare, scrivere, testimoniare. Non so più quanti scritti abbia prodotto in più di mezzo secolo su questi argomenti. In 18 anni di vita di “Odissea” ci siamo sempre schierati ed abbiamo dato voce a tutte le iniziative e a tutti i comitati impegnati in difesa del territorio e dei beni comuni, contro i divoratori, gli speculatori, i mercificatori. I beni artistici ed ambientali, in molti luoghi del nostro bellissimo e mortificato Paese, sono divenuti “cosa loro”. I Comuni, e i loro gestori, hanno dimenticato il senso stesso di questa parola.



Comune vuol dire che i beni appartengono alle comunità, ai cittadini tutti, non ad una ristretta consorteria che può disporne a piacimento. Siamo arrivati al punto che amministratori di beni pubblici di vario livello mettono in vendita palazzi storici, intere isole, contenitori dismessi, ospedali, caserme, o accordano generose concessioni, o avallano ghiotte rendite di posizione, come se fossero di loro personale proprietà, senza dover rendere conto a chicchessia, e senza che giuristi e diritto intervengano a difendere le comunità da queste usurpazioni e oscene spoliazioni. Potrei dare forza alla mia allocuzione dicendo che dove non c’è opposizione c’è corruzione, e ribadire così l’obbligo della vigilanza attiva. E stigmatizzare con questo mio aforisma quanti “pretendono un mondo migliore, ma non muovono un dito perché lo diventi”. Potrebbe bastare questo, ed omettere che Firenze resta una delle città dove ho più a lungo soggiornato. Che l’ho esplorata in ogni anfratto, che vi ho ambientato una parte significativa di un romanzo. Che sono stato amico di uno dei suoi più innamorati cantori, lo scrittore Vasco Pratolini, amico di Cassola, con cui fondammo proprio a Firenze, al Circolo Rosselli, la Lega per il Disarmo. Che al Caffè delle Giubbe Rosse mi sono recato spesso per incontrare amici letterati e ascoltare i versi di poeti. Che le colline di Firenze sono state la Casa della poesia di Alberto Caramella frequentata anche da Mario Luzi; che Firenze è il Gabinetto Vieusseux di cui ho scritto, è il critico ed ispanista Oreste Macrì collaboratore della nostra “Microprovincia”, è il Premio Fiesole che mi è stato attribuito, è la presentazione di alcuni libri, è l’accoglienza di persone ospitali che non ho dimenticato, e tanto, tanto altro ancora. Dunque, io sto con Firenze e la sua salvaguardia. Fino alla vittoria di questa battaglia e di quelle che verranno.