Sia
chiaro, non ho nulla contro le attività estreme, e ognuno può giocarsi la vita
come crede. Naturalmente poiché non esiste alcuna libertà assoluta – la libertà
assoluta è l’arbitrio, è la tirannide – e finisce dove comincia quella degli
altri, ne discende che a nessuno è permesso di dare sfogo a piacimento alle
proprie pulsioni, alla propria libido, alla propria aggressività, a danno di
altri soggetti e della loro incolumità. Chiunque ha il diritto di mettere alla
prova la propria adrenalina gettandosi imbracato da un ponte, ma non può
rivendicare il diritto alle cure mediche e all’assistenza a spese della società
se rimane paralizzato, e tanto meno al pensionamento a vita. Chi decide di
mettere volontariamente a rischio la propria vita, deve provvedere di persona
in caso di danni permanenti, e se assistito da associazioni che ricavano un
guadagno da tali pratiche, perché offrono un servizio, dovrebbero essere loro a
pagare il mantenimento a vita del paralitico, attraverso una assicurazione
predisposta e fra le parti sottoscritta. Lo stesso dovrebbe valere per chi
decide di affrontare la scalata di una vetta o sciare fuori pista. Sono
favorevolissimo a permettere che lungo burroni innevati, picchi vertiginosi,
orridi a strapiombo mozzafiato, dove possano avventurarsi solo i coraggiosi e i
temerari (lontano, dunque, dai luoghi dove avvengono pratiche sportive di
semplice, normale divertimento con bimbi, famiglie e dilettanti) si possa
liberamente sciare. Ma in caso di incidenti di qualsiasi entità, non deve
intervenire alcun Soccorso alpino pagato dalla collettività, nessun elicottero,
nessuna squadra di uomini che metta a repentaglio la propria incolumità. Il
pacchetto completo, compreso il recupero dei corpi, il carro funebre, le casse
da morto e quant’altro, deve essere a carico di chi ha liberamente scelto di
rischiare.
Alcune pratiche andrebbero però regolamentate per garantire un
migliore funzionamento e alcune doverose tutele. Assodato che alcune vette
delle Dolomiti (patrimonio dell’umanità) sono a rischio sbriciolamento, non
dovrebbe essere permesso alcuna arrampicata. Si potrebbe optare per alcuni
grattacieli, come ad esempio quelli della nuova sede della Regione Lombardia,
quelli di recente costruzione in Cina o quelli arditissimi di Dubai, compreso
il Burj Khalifa. Possibilmente senza piantare chiodi sulle vetrate e senza uso
di corde e imbracature. Consapevoli come siamo che è assolutamente impossibile
impedire che i più facinorosi delle varie tifoserie calcistiche rinuncino
volontariamente alle loro vitalissime e gioiose bastonature; e consapevoli
altresì che queste pratiche domenicali (da un po’ di tempo anche nei giorni
feriali) creano disagio non solo attorno agli stadi (e agli abitanti che vi
risiedono), ma spesso in vari luoghi delle città; ci si potrebbe accordare di
farle avvenire, immediatamente terminate le partite e defluito il pubblico
degli spettatori pacifici, dentro i campi da gioco. Ci si dovrebbe accordare
però anche sui mezzi contundenti, evitando, ad esempio, armi da taglio. Se si
riuscisse a convincerli potrebbero usare randelli o mazze da baseball. Questi
nuovi gladiatori potrebbero sfogarsi fino all’esaurimento delle forze. Ovvio
che le cure e le medicazioni dovrebbero essere rigidamente a carico delle loro
famiglie. Per i cadaveri bisognerebbe che fossero le società sportive ad
accordarsi con le agenzie di pompe funebri. Mentre gli impianti di
incenerimento dei rifiuti, là dove sussistano, dovrebbero offrire il servizio
gratuito. Messe al bando, invece, gare di moto e macchine con scommesse clandestine
lungo rettifili o strade urbane, visto il pericolo per gli ignari cittadini.
Sequestro e demolizione dei mezzi, ma senza arresto per i proprietari, a cui si
potrebbe concedere la libertà di gettarsi nel vuoto con paracadute chiuso, da
alcuni cantieri dove sono avvenuti gravi incidenti sul lavoro, sotto gli occhi
vigili di ispettori mandati numerosi dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Per
i superstiti andrebbe preventivamente escluso ogni tipo di sussidio da parte
dell’Inail. Si potrebbero istituire anche qui da noi delle corride, ma ad armi
pari con i possenti quadrupedi, senza cioè l’ausilio dei picadores e altri
sostegni. Uomo contro toro a mani nude, e con la libertà, per gli spettatori,
di potere parteggiare, senza discriminazioni, per il toro. Sono sicuro che i
teppisti delle varie bande metropolitane, che aggrediscono in gruppo passanti
inermi, proverebbero emozioni irripetibili. Altrettanto quelli che scatenano
risse per semplice divertimento, quelli che sfidano le auto in corsa
attraversando tratti di autostrade, quelli che lanciano sassi dai cavalcavia e
contro i treni in transito.
Più difficile trovare un’alternativa per i piloti
delle gare di Formula 1 e di motocross, i cui mezzi rumorosi e super inquinanti,
hanno un impatto deleterio sulla salute umana, sull’ambiente faunistico e la
flora. Se fossero disponibili ad un’opera di sminamento nei vari teatri di
guerra dove di ordigni bellici ce ne sono a tonnellate, potremmo garantire loro
tutta l’adrenalina necessaria e un’avventura fuori dal comune. Le spese per gli
eventuali infortuni potremmo addebitarle ai Paesi che gli ordigni producono e
impiegano; alla Nato, alle grandi potenze come Cina, Russia, India, Pakistan e
agli altri Stati nucleari. Scrivendo mi accorgo di essere in vena, e idee utili
e brillanti pullulano, vorticando incontenibili, nella mia mente. Ma devo
bloccarle: vedo che ne ho prodotte più del dovuto, e non vorrei esagerare.