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martedì 1 giugno 2021

NON RINUNCIARE AL BRIVIDO
di Angelo Gaccione

 
Sia chiaro, non ho nulla contro le attività estreme, e ognuno può giocarsi la vita come crede. Naturalmente poiché non esiste alcuna libertà assoluta – la libertà assoluta è l’arbitrio, è la tirannide – e finisce dove comincia quella degli altri, ne discende che a nessuno è permesso di dare sfogo a piacimento alle proprie pulsioni, alla propria libido, alla propria aggressività, a danno di altri soggetti e della loro incolumità. Chiunque ha il diritto di mettere alla prova la propria adrenalina gettandosi imbracato da un ponte, ma non può rivendicare il diritto alle cure mediche e all’assistenza a spese della società se rimane paralizzato, e tanto meno al pensionamento a vita. Chi decide di mettere volontariamente a rischio la propria vita, deve provvedere di persona in caso di danni permanenti, e se assistito da associazioni che ricavano un guadagno da tali pratiche, perché offrono un servizio, dovrebbero essere loro a pagare il mantenimento a vita del paralitico, attraverso una assicurazione predisposta e fra le parti sottoscritta. Lo stesso dovrebbe valere per chi decide di affrontare la scalata di una vetta o sciare fuori pista. Sono favorevolissimo a permettere che lungo burroni innevati, picchi vertiginosi, orridi a strapiombo mozzafiato, dove possano avventurarsi solo i coraggiosi e i temerari (lontano, dunque, dai luoghi dove avvengono pratiche sportive di semplice, normale divertimento con bimbi, famiglie e dilettanti) si possa liberamente sciare. Ma in caso di incidenti di qualsiasi entità, non deve intervenire alcun Soccorso alpino pagato dalla collettività, nessun elicottero, nessuna squadra di uomini che metta a repentaglio la propria incolumità. Il pacchetto completo, compreso il recupero dei corpi, il carro funebre, le casse da morto e quant’altro, deve essere a carico di chi ha liberamente scelto di rischiare.



Alcune pratiche andrebbero però regolamentate per garantire un migliore funzionamento e alcune doverose tutele. Assodato che alcune vette delle Dolomiti (patrimonio dell’umanità) sono a rischio sbriciolamento, non dovrebbe essere permesso alcuna arrampicata. Si potrebbe optare per alcuni grattacieli, come ad esempio quelli della nuova sede della Regione Lombardia, quelli di recente costruzione in Cina o quelli arditissimi di Dubai, compreso il Burj Khalifa. Possibilmente senza piantare chiodi sulle vetrate e senza uso di corde e imbracature. Consapevoli come siamo che è assolutamente impossibile impedire che i più facinorosi delle varie tifoserie calcistiche rinuncino volontariamente alle loro vitalissime e gioiose bastonature; e consapevoli altresì che queste pratiche domenicali (da un po’ di tempo anche nei giorni feriali) creano disagio non solo attorno agli stadi (e agli abitanti che vi risiedono), ma spesso in vari luoghi delle città; ci si potrebbe accordare di farle avvenire, immediatamente terminate le partite e defluito il pubblico degli spettatori pacifici, dentro i campi da gioco. Ci si dovrebbe accordare però anche sui mezzi contundenti, evitando, ad esempio, armi da taglio. Se si riuscisse a convincerli potrebbero usare randelli o mazze da baseball. Questi nuovi gladiatori potrebbero sfogarsi fino all’esaurimento delle forze. Ovvio che le cure e le medicazioni dovrebbero essere rigidamente a carico delle loro famiglie. Per i cadaveri bisognerebbe che fossero le società sportive ad accordarsi con le agenzie di pompe funebri. Mentre gli impianti di incenerimento dei rifiuti, là dove sussistano, dovrebbero offrire il servizio gratuito. Messe al bando, invece, gare di moto e macchine con scommesse clandestine lungo rettifili o strade urbane, visto il pericolo per gli ignari cittadini. Sequestro e demolizione dei mezzi, ma senza arresto per i proprietari, a cui si potrebbe concedere la libertà di gettarsi nel vuoto con paracadute chiuso, da alcuni cantieri dove sono avvenuti gravi incidenti sul lavoro, sotto gli occhi vigili di ispettori mandati numerosi dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Per i superstiti andrebbe preventivamente escluso ogni tipo di sussidio da parte dell’Inail. Si potrebbero istituire anche qui da noi delle corride, ma ad armi pari con i possenti quadrupedi, senza cioè l’ausilio dei picadores e altri sostegni. Uomo contro toro a mani nude, e con la libertà, per gli spettatori, di potere parteggiare, senza discriminazioni, per il toro. Sono sicuro che i teppisti delle varie bande metropolitane, che aggrediscono in gruppo passanti inermi, proverebbero emozioni irripetibili. Altrettanto quelli che scatenano risse per semplice divertimento, quelli che sfidano le auto in corsa attraversando tratti di autostrade, quelli che lanciano sassi dai cavalcavia e contro i treni in transito. 



Più difficile trovare un’alternativa per i piloti delle gare di Formula 1 e di motocross, i cui mezzi rumorosi e super inquinanti, hanno un impatto deleterio sulla salute umana, sull’ambiente faunistico e la flora. Se fossero disponibili ad un’opera di sminamento nei vari teatri di guerra dove di ordigni bellici ce ne sono a tonnellate, potremmo garantire loro tutta l’adrenalina necessaria e un’avventura fuori dal comune. Le spese per gli eventuali infortuni potremmo addebitarle ai Paesi che gli ordigni producono e impiegano; alla Nato, alle grandi potenze come Cina, Russia, India, Pakistan e agli altri Stati nucleari. Scrivendo mi accorgo di essere in vena, e idee utili e brillanti pullulano, vorticando incontenibili, nella mia mente. Ma devo bloccarle: vedo che ne ho prodotte più del dovuto, e non vorrei esagerare.