Caro
Direttore, rispondo
all’articolo dello psicanalista Pozzi apparso su “Odissea” il 2 giugno 2021,
per la parte iniziale inerente la citazione dell’altro psicanalista F. Fornari “la
buona famiglia interna” cui affidava le sue speranze di pacificazione sociale e istituzionale. Chi
scrive non è uno del ramo e quindi possono sfuggirgli particolari che altri
ritengono, invece, importanti. Lo scritto di Fornari mi ha direttamente
interessato per il contesto che lui esamina nel libro Psicanalisi della
guerraatomica in cui oggi ci troviamo.Poche persone, in questi tempi possono
decidere della vita e della morte di moltissimi, cosa mai potuta accadere nel
passato, per la diversità delle armi in gioco. Armi terrestri create dall'
uomo, non provenienti da altri Pianeti. Nella situazione in cui ci si trova,
per cui nessuno si sente responsabile di questo, i governanti non avvertono i
governati della loro situazione come, penso, moralmente dovrebbero, e questi
ultimi continuano a lasciare agli altri, nei fatti, la libertà anche di morire,
senza pensare che potrebbero riprendersi la loro violenza personale loro
concessa. Sarebbe un atto d' amore nei confronti di chi si vuol bene, perché la
vita possa continuare. Certo è un ritorno al soggetto in cui l’uomo, la donna,
diventano Stato, quindi “etici” e non ucciderebbero all’esterno, come
normalmente fanno all' interno, in cui la “legge” ti punisce se lo fai. Questa
responsabilità della propria violenza non significa che tu diventi padrone
della tua vita? È scandaloso? La filosofia
fino ad oggi non la propugnava, magari in altri modi, non diceva che dovevi
andare in fondo a te stesso? Non ci sono scuole, monumenti, ricordi di
personaggi che lo hanno tentato? Arrivi a capire che anche la morte fa parte
della vita e la vita continua non solo in te, ma in tutta la natura che ti
circonda con cui interagiamo, altri, altre, comprese. Ecco il Fornari che ho
conosciuto è questo, con la sua pacificazione sociale e istituzionale, e sul
piano personale, ha il mio immenso grazie. Saluti. Giuseppe
Bruzzone