QUANDO LA CURA È PEGGIO DELLA MALATTIA… di Barbara Balzaretti
Residenza "I Glicini"
Stamattina
finalmente sono riuscita ad andare a trovare mio papà, Luigi Balzaretti,
ricoverato nella RSA “I Glicini” di Bra (Cuneo) a seguito di uno scompenso metabolico
avvenuto a inizio aprile 2021. Le sue condizioni cliniche non gli consentono
ancora la dimissione al domicilio. È infatti necessario stabilizzarlo per un
paio di mesi e, fortunatamente, la normativa ha predisposto - a pagamento - un
numero di posti letto “medicalizzati” all’interno delle Residenze Socio
Assistenziali. Mia sorella e io avevamo appuntamento alle 10.30, munite
entrambe di mascherina Fp2, come ci era stato indicato. La
Direttrice è stata molto cortese e gentile, ci ha rilevato la temperatura e
compilato il questionario/autocertificazione; poi ci ha chiesto se eravamo
vaccinate e, a seguito della nostra risposta negativa, ci ha informate che
potevamo parlare con nostro padre attraverso uno sportello attrezzato dotato di
microfono. Nostro
padre è già vaccinato, ha ricevuto la seconda dose a inizio aprile. Lo
avrebbero portato loro allo sportello con la carrozzina. E
così noi abbiamo fatto. Abbiamo chiacchierato con lui attraverso lo sportello,
tutti con mascherina, come previsto dalla normativa vigente. Era
molto contento di vederci e ha cambiato quasi subito colore in faccia. Voleva
lo portassimo fuori nel parco: c’era un bel sole, ma non è stato possibile
perché io e mia sorella non siamo vaccinate. Uscendo
dalla struttura, il mio fegato ha cominciato a richiamare la mia “attenzione”. Perché
non potevamo stare con lui nel parco? Avevamo
la mascherina, lui è vaccinato quindi “super protetto”, le distanze di
sicurezza potevano essere addirittura di 2/3 metri, non c’erano altri pazienti
fuori… Mia sorella e io possiamo andare a cena fuori, andare al mare, in
montagna, ma non possiamo stare con nostro padre fuori nel parco, con la
mascherina, con lui vaccinato, con la distanza di sicurezza mantenuta. E questo
perché? Mi piacerebbe ricevere una risposta.
"I Glicini"
Se
fosse possibile, mi piacerebbe ricevere una risposta scientifica perché
probabilmente non ho compreso bene questo virus e la sua modalità di
trasmissione. E se non ho compreso bene, forse qualcuno mi può aiutare,
qualcuno che “sa”, che “conosce”. “Io so di non sapere” quindi posso rivolgermi
solo allo Stato, a chi ci governa. Lo Stato ci indica le regole e noi le
rispettiamo, credo funzioni così. Insisto, e se io non ho compreso bene, forse
qualcun altro non ha compreso bene questo virus e la sua modalità di
trasmissione. Il mio fegato continua a dare dei segnali e mi sovviene alla
mente il mito di Prometeo. Prometeo ruba il fuoco agli Dei per donarlo agli
uomini e il Fuoco rappresenta la conoscenza. Ruba il fuoco, non per tenerlo per
sé, ma per donarlo agli uomini, a tutti gli uomini. Ruba il fuoco e disobbedisce
alle leggi di Zeus. Prometeo quindi è un ribelle? È un fuorilegge? Rubare e
disobbedire. Prometeo
sa che probabilmente sarà punito. E
Zeus, infatti, si infuria e lo punisce in modo brutale: Prometeo viene
incatenato alla cima di una montagna e un’aquila viene ogni giorno a mangiargli
il fegato… ah il fegato. E poi ogni notte il fegato si rigenera e il giorno
dopo l’aquila ritorna per mangiarglielo nuovamente. Ma
perché Prometeo ruba quel fuoco? Cosa lo spinge? E
soprattutto perché Zeus si infuria tanto? Zeus
forse si adira perché il Fuoco è degli Dei e ora lui è costretto a dividere un
pezzo di podio con semplici uomini… Forse,
se Zeus avesse dato delle buone risposte a Prometeo lui non si sarebbe
ribellato… Nel
mito comunque alla fine Prometeo viene liberato. Queste
parole non saranno utili a portare mio padre nel parco; queste parole molto
probabilmente saranno la voce di Cassandra che rimane inascoltata, ma rimango
fiduciosa, in attesa di risposte che tranquillizzino il “fegato” degli uomini
compreso il mio.