CALABRIA
di Vincenzo Rizzuto
La
politica zoppa della sinistra.
Ancor prima di iniziare
qualsiasi ragionamento, voglio dire chiaramente che non ho nulla da obiettare
contro l’eventuale candidatura della Bruni alla nostra Regione: non sta a me
scegliere candidati e dettare strategie adatte a battere la destra in Calabria
e nel resto d’Italia.
Ma, vivaddio! possibile
che la sinistra in modo così pedestre ripeta continuamente gli stessi errori e
porti la gente allo sbaraglio e al disorientamento alimentando così i pascoli
della Meloni, dei Salvini e dei Renzi, compresi i vari Calenda della giornata.
È una vera pazzia, o no? quello che sta succedendo
in Calabria, dove di volta in volta la cosiddetta sinistra, pur dopo clamorose
sconfitte, identifica come suoi candidati solo e soltanto ‘capitani’
d’industria del tipo Rubbettino, Callipo, Ventura e, mentre scriviamo,
scienziati come la Bruni, che forse sarebbe il caso di non disturbare e
lasciare tutta concentrata nella ricerca sulle malattie neurologiche, ricerca a
cui, se ricordo bene, tempo fa furono tagliate anche le risorse.
Possibile che la sinistra
sia ridotta così male da non avere nel suo interno rappresentanti e personalità
più adatte e rappresentative delle sue istanze, e soprattutto rappresentanti
organici al mondo del lavoro e della società?
E qui, io credo, casca
l’asino, qui si inceppa il meccanismo di questa attuale sinistra, digiuna di
competenze e di letture, inesperta di linguaggio adeguato e di contenuti
culturali di gramsciana e gobettiana memoria, nella quale anche l’uso del
congiuntivo non faceva paura, e i partiti erano espressione di dibattito
culturale continuo nelle piazze, nelle fabbriche, nelle università al pari dei
centri rurali, da cui venivano fuori quadri e competenze adeguati ai bisogni
della democrazia.
Oggi tutto questo è
scomparso, e a scegliere i quadri, le strategie e i ‘candidati’ sono i
‘padroni’ delle varie consorterie, e in ogni schieramento ‘politico’ c’è un
fondatore che di volta in volta decide cosa fare e chi premiare in base ai suoi
interessi. Da qui la confusione e la caduta di tutti i valori fondanti della
sinistra come della destra con derive molto pericolose ai fini della tenuta
democratica del tessuto sociale.
Tutto questo spiega
facilmente allora il continuo ricorso al commissariamento, con l’uso del
‘ragazzo prodigio’ di turno, nelle varie plaghe istituzionali, come sanità,
finanza, protezione civile, trasporti e ogni altra attività sociale che
paurosamente entra in crisi.
A quando, dunque, cari
amici, il ritorno al dibattito, alla discussione collegiale, al coinvolgimento
della gente nella risoluzione dei grandi problemi, compreso quello delle
cariche pubbliche attraverso candidati provenienti dal basso, tenendo conto che
il termine stesso di candidato viene dal latino e significa pulito, senza
macchie, non sporco.