Firenze. Evento auto-elogiativo ma poco
partecipato anche dagli ‘addetti ai lavori’. Nonostante le limitazioni annunciate (“l'ingresso sarà riservato ai soli "addetti
ai lavori”, e cioè… “sindacati, categorie economiche, ordini
professionali, rappresentanti dei comuni contermini”), sulla soglia del Salone
dei Cinquecento che ospitava il convegno “Il Capitale Urbano”, gli esiti del
principale processo partecipativo
comunale, nessuno ha controllato che chi entrava avesse il biglietto di
prenotazione. In ogni caso, molte delle poche sedie allestite davanti al palco
dei relatori sono rimaste vuote, anche nelle due prime file dei posti
‘riservati’. Assente illustre, fra gli
altri, il presidente del Quartiere che ospita il Centro storico Unesco: né
lui né le emergenze del Quartiere 1 sono stati menzionati nella breve carrellata
che il presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni ha dedicato alla descrizione
del contributo delle circoscrizioni al processo. Si è trattato
dunque di un convegno in presenza di sole
2 ore sugli esiti di un percorso di ‘ascolto’ che riguardava gli strumenti urbanistici più importanti
della città patrimonio dell’Umanità, il piano strutturale e quello
operativo. Il programma? 1 - Introduzione di 15 minuti da parte di 3
esponenti dell’amministrazione (2 eletti + 1 dirigente). 2- 45 minuti dedicati alla ‘restituzione’
dei risultati: relatori provenienti dalle società private a cui è stato
affidato il compito di attivare il
modello di ‘partecipazione dall’alto’, octroyée, quella preferita
dall’attuale Giunta che ha chiaramente mostrato di non gradirla se proviene
dalla cittadinanza; 3 - 15 minuti per tratteggiare il futuro del
piano da parte del dirigente tecnico; 4 - 45 minuti per il Sindaco per…? Nessuno spazio per le domande. A partire dall’infelice e freudiano
titolo “Capitale Urbano” (con quel retrogusto di valorizzazione economica della città), e da una
scaletta che postulava l’assenza della
cittadinanza attiva e dell’associazionismo di base, già l’organizzazione
dell’evento prefigurava un travisamento della pratica della partecipazione, il
timore del confronto con chi la pensa diversamente dal Palazzo e, forse, il
disprezzo per l’apporto di idee nuove. Ne hanno dato conferma il tavolo della presidenza e il sindaco che l’unica domanda
dal pubblico (“Prima dei tre quarti d’ora
riservati a queste conclusioni di un evento così poco partecipato, chiedo se è
possibile domandarvi se non provate almeno qualche piccolo disagio per il fatto
che ve le siete suonate, cantate e auto-elogiate in una maniera indecorosa…”)
non hanno degnato di un solo cenno di risposta (1:47:01-1:47:20 del video: solo
pochi secondi di incertezza all’avvio dell’intervento del sindaco).
In stile autoreferenziale sovietico,
del resto, attraverso gli interventi del vicesindaco, del responsabile
dell’Ufficio pianificazione strategica e dell’assessore all’Urbanistica si erano
succeduti una monotona messe di complimenti e ringraziamenti reciproci, toni retorici
o enfatici, non un solo punto problematico, men che mai autocritico. Alla maniera dei sondaggi all’americana divenuti ormai una penosa routine
anche da noi, i risultati che le società incaricate di gestire il percorso
hanno descritto nella ‘restituzione’ non hanno aggiunto poi gran che a quel che
un sano buon senso poteva pronosticare
senza dispiegamento di tecnologie. E’ del tutto ovvio e prevedibile infatti che
i cittadini chiedano di essere trattati da cittadini e non da sudditi, da
soggetti responsabili e non da oggetto di pianificazione, da residenti vitali e
non da peso morto da espellere. E’ del tutto naturale e salutare che
necessitino di relazioni di prossimità e di servizi di vicinato piuttosto che
di sradicamento sociale e culturale, di rispetto per le comunità rionali
piuttosto che di sballottamento metropolitano. Qualche dubbio semmai si osserva nell’efficacia del
metodo adottato per la campagna
di raccolta dei dati. Quale credibilità infatti possono avere mappe interattive costruite con cotanto impiego di
tecniche digitali se ci consegnano dati coma quello illustrato ad esempio in alcune
diapositive di Sociolab, dove si legge che due
(2!) sole manifestazioni di attenzione sono state captate su un sito strategico
Unesco come Costa San Giorgio, quando su
quello stesso sito più di mille persone
(1064 per l’esattezza) hanno firmato
una richiesta formale di processo partecipativo ignorato dalla Giunta di Palazzo
Vecchio? Quanta utilità può avere un ‘ascolto’ così organizzato? E quale affidabilità può presentare la migliore delle pianificazioni
possibili se risulta fondata su dati di questo tipo? Non hanno avuto dubbi invece, al riguardo, i nostri amministratori. Secondo il vicesindaco il percorso di partecipazione è stato fatto “con grande coinvolgimento, passione e
competenza”, si è trattato di “un
lavoro straordinario”, la campagna di ascolto è stata fatta con 8500
questionari e ha dimostrato “un grande
coinvolgimento della città e voglia di partecipare”. Persino la direttrice di Urbanistica ha aperto il proprio intervento dichiarando,
a proposito dei dati raccolti, che i relativi numeri “sono importanti, sono molto interessanti, le sollecitazioni numerose e
molto utili per l’elaborazione dei nuovi strumenti…”.