1892: OGGI IL CORAGGIO DI QUEI GIORNI di
Franco Astengo
Nel
corso del primo ventennio del nuovo secolo si sono registrati alcuni passaggi
fondamentali che hanno determinato un profondo mutamento nei rapporti
economici, politici, sociali: 1)Gli attentati
dell’11 settembre 2001 hanno riportato la guerra come fattore essenziale di
un’idea di democrazia da esportare attraverso l’operato del “solo gendarme del
mondo”; 2)La crisi
dei subprime (2007-2008) ha mostrato per intero la fragilità del meccanismo del
capitalismo globalizzato e ormai esclusivamente finanziario; 3) Almeno dall’inizio degli
anni ’10 si è aperto un nuovo livello di confronto globale protagonista la Cina
avendo come posta possesso e dominio delle nuove tecnologie e delle risorse indispensabili
per imporre al mondo un nuovo modello di "solitudine tecnologica"; 4)
L’inedita
emergenza sanitaria globale principiata nel tardo inverno 2019 - 20 e
assolutamente non ancora risolta ha sconvolto l’insieme dei rapporti economici
e scompaginato il complesso degli assetti sociali. Un’emergenza che avrebbe
dovuto ribaltare le priorità nella graduatoria delle contraddizioni proponendo
l’idea di un diverso modello di economia, lavoro infine di vita fondato
sull’idea del “limite” (il socialismo della finitudine). Invece l’emergenza
sanitaria ha portato ad una concentrazione dei poteri sul piano politico e ad
un allargamento a dismisura delle disuguaglianze tra i popoli e all’interno
delle nazioni riportando il mondo sull’orlo di una possibile guerra totale. Questi
quattro punti (comunque in questa sede lacunosamente esposti) hanno inciso
profondamente sulla fragilità complessiva del sistema politico italiano
acuendone le contraddizioni che pure erano già state evidenti in precedenza. Hanno
avuto origine fenomeni di antipolitica con rigurgiti di nazionalismo, razzismo,
vocazione autoritaria, messa in discussione del ruolo del Parlamento e dei
consessi elettivi locali in un quadro di modifica delle stesse coordinate
costituzionali di fondo al riguardo della forma parlamentare di governo. Fenomeni
molto pericolosi adesso apparentemente accantonati all’interno di un solco di
evidente opportunismo collettivo. Nell’Italia
degli anni ‘20 il fenomeno più deteriore che si è potuto osservare, in un
quadro di una prevalente cultura assistenziale e corporativa (fenomeni
esasperati dalla crisi sanitaria) è stato quella della perdita della capacità
di cogliere quella che è stata definita “l’energia sociale del lavoro”. L’ansia
di porre il profitto al centro di una non meglio precisata “ripartenza” ha di
fatto cancellato qualsiasi logica di diritto, sicurezza, stabilità del lavoro
all’interno di una società dominata dal l’individualismo competitivo. Si
è aperta la strada al via libera “contro” ogni regola e qualsiasi compatibilità:
c’è chi ha scritto (ed è necessario confermarlo) che in nome dell’autonomia del
capitale si è riproposto il “connotato di classe” (come se fosse stato logico
illudersi della scomparsa della contraddizione di classe, come avrebbe preteso
il pensiero mainstream). L’Italia è un paese socialmente abbruttito, soggetto
ad un agire politico in larga parte fondato sulla “logica di scambio”, nel
quale si è capaci di scendere in piazza contro il Green Pass ma si sta zitti
davanti allo stillicidio di colpevoli e non casuali morti sul lavoro. Sono
assenti coloro che dovrebbero rappresentare assieme la democrazia
costituzionale e l’energia sociale del lavoro. Una rappresentanza perduta ma
che abbiamo il dovere di riproporre in una chiave non difensiva ma di forte
proposizione dell’idea di un pieno rilancio delle idee di eguaglianza e
solidarietà da comprendere in progetto di trasformazione sociale, politica,
culturale. La sinistra dovrebbe prima di tutto ritrovare coraggio. Quel
coraggio che i nostri progenitori ebbero, proprio in questi giorni, 129 anni fa
fondando il Partito dei Lavoratori Italiani poi diventato partito Socialista
dei Lavoratori italiani. Queste poche e disordinate righe dovevano essere
dedicate al ricordo di quei giorni ma chi scrive si è lasciato prendere la mano
tentando di descrivere l’attuale situazione e cercando di collegarla a quanto
avvenne in quel tempo. Mi pare il caso di ritornare sul ricordo di quella
scadenza. Questo richiamo alla memoria si misura allora con l’idea di fondo della
ricostruzione di una soggettività rappresentativa posta oltre le antiche
separatezze rievocando l’importanza storica di quel momento fondativo. Un
esempio di coraggio e di lungimiranza politica datato 1892 ma di grande
attualità nella sua essenza di capacità nel progettare il futuro: forse quella
capacità che a noi manca nel saper riproporre oggi l’essenza di una presenza
della sinistra rivolta sempre coerentemente al riscatto dei ceti sociali
sfruttati in modo diverso, ma forse sempre eguale, da un capitalismo sempre più
tentacolare, arrogante, sfruttatore, ignaro non tanto dei diritti soggettivi ma
del senso della vita intesa come lotta eterna per il riscatto sociale e il
cambiamento dello “stato di cose presenti”.