Come tutti oramai purtroppo ben sappiamo, dal Febbraio 2020 abbiamo
subìto un susseguirsi di ondate di contagi da Covid-19 e ci apprestiamo a sostenere
l’urto della quarta ondata. Ma non tutti hanno notato l’effetto di risacca che
queste onde lunghe provocano in termini di accettazione o rifiuto della
situazione di pandemia e conseguenti comportamenti individuali e di massa, di
fronte alla ripetizione di situazioni di emergenza snervanti sia a livello
personale, sia a livello sociale, economico e politico. Chiaramente, coloro che
accettano pragmaticamente la situazione del momento e si sforzano di adottare
comportamenti razionali di fronte all’emergenza, così come nei periodi di
relativa tranquillità, fanno parte di quella “maggioranza silenziosa” che non
fa notizia. Viceversa, ogniqualvolta ci troviamo a ridosso di un’ondata dopo la
quale ci sentiamo un po’ come naufraghi scampati alla furia degli elementi,
ecco che compare il moto di riflusso, la risacca appunto, da parte di coloro
che visceralmente affrontano la situazione di relativa calma con moti e
proteste apparentemente volti ad esorcizzare l’arrivo di una ulteriore ondata
che può ricacciare la testa di molti sott’acqua. Siamo dunque di fronte a due
diversi comportamenti individuali e sociali sui quali invito a fare le dovute
considerazioni gli esperti di un settore al quale io non potrei essere più
lontano, essendo il mio campo quello dei minerali e delle rocce, notoriamente
non passibili di emozioni di sorta, né a livello individuale né collettivo. L’osservazione
della natura mi porta tuttavia a questo parallelo di onda e risacca e agli
effetti che questi movimenti del mare provocano sulle coste e le sue immediate
vicinanze. Vediamo bene infatti quello che l’onda produce sulle sporgenze
costiere, sia naturali che artificiali. Tutti abbiamo visto, almeno in foto,
un’onda che si abbatte su un molo frangiflutti e la potenza che esprime l’onda
che lo sovrasta e spazza via tutto quanto si trova sul suo percorso. Meno però
ci rendiamo conto dell’effetto di erosione che si scatena alla base del
manufatto mentre l’onda si ritira. Questo effetto di risacca appunto, è
altrettanto dirompente sulla struttura anche se meno visibile, in quanto ne
erode le fondazioni e tende a trascinare, quasi a risucchiare, nel suo moto di
ritorno, tutto quanto l’onda ha trovato ad ostacolare il suo impeto quando si è
abbattuta sul molo. Questo semplice paragone mi porta a vedere gli episodi di
rifiuto della necessità di affrontare le incombenti ondate di contagio, invero
da parte di una minoranza, ma molto più rumorosa di quella maggioranza
silenziosa cui accennavo prima, come il comportamento dell’onda di ritorno che,
ancorché esecrabile, può almeno trovare una spiegazione nel mio ragionamento. Qui
però è necessario fermare il paragone naturalistico e rientrare nel campo del
raziocinio. Se in effetti il comportamento di un’onda, come quello di pietre e
sassi che ne vengono colpiti, fanno parte dell’ineluttabilità della natura,
così come del resto il comportamento del virus SARS-Cov-2, i nostri
comportamenti di fronte agli eventi naturali non ci rendono necessariamente
succubi di tali eventi, anzi. Così come il molo, costruito a difesa del porto è
il risultato di un’opera dettata dal nostro ragionamento, altrettanto non può
essere considerata l’attività di erosione di quell’opera se intrapresa da
individui che dobbiamo ritenere altrettanto raziocinanti quanto quelli che ne
hanno portato la realizzazione. Ad ognuno di noi con un minimo di buon senso
non è difficile trarre da queste poche parole qualche conclusione. A circa un
anno di distanza da un mio primo tentativo di ragionamento sul negazionismo Covid*
mi trovo dunque a riprendere il discorso da un’altra angolazione, con la
speranza che sia anche più efficace, convincente e a completamento degli argomenti
affrontati allora con un caro amico e collega che opera in campo medico. *R. Rinaldi e R.F. Donato
(2020). Il
negazionismo Covid: moda o preoccupante patologia? DOI:10.13140/RG.2.2.12582.34885