SERBIA.
CHRISTIAN ECCHER SCRIVE A
DRAGHI E SPERANZA
Christian Eccher
Al Presidente
del Consiglio della Repubblica Italiana Mario Draghi Al Ministro
della Salute Roberto Speranza. Gentilissimo Presidente Draghi,
Stimatissimo Ministro Speranza, mi chiamo
Christian Eccher e vivo a Novi Sad, in Serbia, dove insegno Cultura italiana
all’Università. Sono uno dei tanti che, dopo essersi laureato e addottorato
(con una tesi sulla letteratura degli italiani d'Istria dal 1945 a oggi, un
argomento molto scomodo che mi avrebbe procurato notevoli problemi nel mondo
accademico se non mi avesse seguito il professor Tullio De Mauro) ha scelto di
lasciare l'Italia per trovare ricetto altrove. I miei studi e i miei interessi
mi hanno portato in questo paese, problematico, per certi aspetti esotico,
isolato, ma ricco perché a cavallo fra Oriente e Occidente. Per un quotidiano
serbo di opposizione, “Danas”, ho scritto e scrivo reportage da zone di frontiera
simili ai Balcani: il Caucaso, l'Asia Centrale e alcune zone sconosciute della
Russia (la Calmucchia, il Tatarstan). Decisamente e insistentemente alla
Frontiera, fra culture, religioni, storia. Nel febbraio
scorso ho ricevuto due dosi di vaccino cinese “Sinopharm” e di questo sono
estremamente grato al Governo della Repubblica di Serbia. Nonostante ci fosse
possibilità di scelta, ho seguito il consiglio di medici autorevoli, come il
dottor Rade Panić, che mi hanno invitato a non perdere tempo e prendere il
primo vaccino disponibile. Si trattava, infatti, non solo di proteggere me
stesso, ma anche coloro che mi stavano accanto. Ho ritenuto, inoltre, che fosse
necessario dare un segno inequivocabile ai miei studenti e a tutti coloro che
leggono e seguono la mia attività giornalistica: i vaccini servono e proteggono
la vita. I virus, così come tutte le altre malattie, ci fan capire che
l'umanità è unica, non divisa e non divisibile secondo criteri geopolitici: in
Italia il vaccino inglese o americano, in Asia Centrale quello russo o
cinese... È tempo di superare ogni divisione e di promuovere il “discorso di
specie” di cui parlava più di 50 anni fa il filosofo Sartre.
Mario Draghi
Sono stato uno
dei primi vaccinati in Europa (non mi riferisco all'Unione Europea ma a tutto
il continente) e adesso mi trovo in un vuoto burocratico che fa risaltare tutte
le contraddizioni in cui viviamo: non posso ottenere il Green Pass nel mio
paese, in Italia risulto non vaccinato; posso però andare tranquillamente in
Ungheria, uno Stato membro dell'UE, dato che il governo di Budapest riconosce
il vaccino “Sinopharm”. Ritengo che una simile situazione sia estremamente
pericolosa, e questo per due motivi: 1. Il fatto di non riconoscere
“Sinopharm” e “Sputnik V” crea disillusione nei confronti dell'UE da parte di tutti
i popoli dell'"Altra Europa”, quella che, almeno fino al crollo del muro
di Berlino, non apparteneva al blocco capitalista. Se a questo aggiungiamo lo
sfruttamente che anche l'Italia mette in pratica in questi paesi, il quadro
diventa davvero triste: ricordo che molte aziende italiane si trasferiscono in
Serbia e non solo per utilizzare (sfruttare) la manodopera basso costo che
questi stessi paesi offrono. L'ultimo, eclatante caso è quello della ditta
Geox, che ha chiuso il proprio stabilimento nella città di Vranje e ha lasciato
più di 1000 persone senza lavoro, dopo aver usufruito delle sovvenzioni statali
erogate dallo Stato serbo. Se a quegli stessi lavoratori, che hanno ricevuto
vaccini cinesi e russi, viene negata anche la possibilità di muoversi e di
raggiungere l'Italia per scopi di lavoro o turistici (per chi se lo può
permettere), si rischia di fomentare odio e risentimento nei confronti della UE
che rinforzerà governi autoritari e antieuropeisti come quello ungherese. 2. La divisione fra vaccini “buoni” e
“cattivi” rischia di dar ulteriore forza alle idee dei cosiddetti “no vax”. Ciò
non vuol dire che l’Italia debba riconoscere altri vaccini rispetto a quelli
già approvati, ma coloro che vivono all’estero, italiani e stranieri, hanno il
diritto di essere trattati come chi abbia ricevuto uno dei vaccini approvati
dall’EMA. Il livello di anticorpi nel sangue è un ottimo indicatore
dell’efficacia di un vaccino nel proteggere dal virus. La mia
richiesta è quella di semplificare il più possibile la burocrazia legata
all'ingresso in Italia per coloro che si siano vaccinati all’estero. Invito
anche il Presidente Draghi, la cui autorità etica e politica è riconosciuta in
tutto il mondo, a fare pressioni sulla Commissione Europea perché si arrivi al
più presto a un riconoscimento di tutti i vaccini usati all'interno dell'UE,
vale a dire anche dello “Sputnik V” e di “Sinopharm”. Nel frattempo,
e in attesa di una riposta, io continuerò a credere nella Scienza di ogni
paese. In futuro, riceverò la terza dose di vaccino e i medici serbi mi hanno
già annunciato che, dopo due dosi di “Sinopharm”, l'ideale è farne una di “Pfizer”.
Ne sono contentissimo, perché anche a livello vaccinale mi sentirò a casa:
esattamente a cavallo fra Oriente e Occidente. Un cordiale
saluto, Christian
Eccher christian.eccher@gmail.com