Si dice che la storia non si fa
con i se, e tutti gli storici di professione unanimemente concordano. Ma chi la
storia l’ha subìta nel suo orrore, e tuttora la subisce nelle sue catastrofi e
nelle sue possibilità di annientamento, ha una opinione ben diversa e più
saggia di chi solo a posteriori va ad indagare le cause di quel che è stato e a
domandarsi il perché. Si dice anche che la storia è maestra di vita, ma se
davvero è maestra di vita come mai gli uomini e gli Stati fanno sempre gli
stessi errori e sono giunti al punto di preparare la propria cancellazione dal
pianeta su cui abitano? Non ha invece ragione Paul Morand quando afferma che la
storia si ripete sempre come un idiota o lo scrittore Carlo Cassola quando
asserisce che nel corso della storia non ha mai prevalso la ragione (come si
illudevano gli illuministi) ma l’incoscienza collettiva? “Alla luce della
storia” (l’espressione è aulica e ampollosa) forse è giunto il momento di
ricorrere ai se per tentare (ma forse siamo già al punto di non ritorno
ed il baratro è pronto ad inghiottirci) di correggere la linea perversa della
storia, tanto più, e questo è bene che lo si sappia tutti ora, non ci sarà
nessuno storico che potrà raccontarlo, nessun Annale che lo possa tramandare alla
storia. Non userò alcun se per il passato (acqua passata non macina
più, è un proverbio divenuto storico), ma ne allineerò una breve
sequela, non foss’altro perché non si possa continuare a dire che la storia non
è possibile farla con i se. E invece è arrivato il momento in cui o la
facciamo con i se, e subito, o non ci sarà più storia.
Paul Morand
1) Se continueremo a devastare il clima, la siccità sarà
inevitabile e le carestie investiranno miliardi di persone. L’acqua da bere
scarseggerà e gli incendi saranno ancora più frequenti e devastatori. Le
inondazioni sommergeranno molte terre emerse costringendo milioni di persone
alla fuga, cancelleranno esseri viventi e cose, sfasceranno le città assieme
alle meraviglie che il genio umano aveva realizzato. Le economie saranno fatte
a pezzi e il denaro non riuscirà a salvare nessuno dalla ferocia che si abbatterà
in ogni dove. L’adagio latino – bellum omnium contra omnes
– diverrà
una certezza e nessuno potrà dire di non averlo saputo prima.2) Se
continueremo a sperperare ricchezza sociale in armamenti e in ordigni di
sterminio di massa, sarà inevitabile che prima o poi tali ordigni verranno
impiegati. Se verranno impiegati è assolutamente certo che l’uomo sarà
definitivamente cancellato dall’ambiente terracqueo. Se continueremo a
sperperare ricchezza sociale per spese militari, non potremo eliminare buona parte
della povertà, mettere in sesto il servizio sanitario pubblico, garantire le
pensioni, una vecchiaia meno crudele a tanti anziani. 3) Se continueremo a
lasciare in mano ai privati lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, dovremo
mettere in conto che i capannoni di stoccaggio saranno incendiati, le
discariche abusive prolifereranno, gli interramenti criminali non cesseranno e
le falde acquifere ci restituiranno i veleni. Come ce li sta già restituendo il
mare sulla tavola, la catena alimentare imbottita di antibiotici, i terreni e i
loro prodotti stracarichi di pesticidi di ogni sorta.
Carlo Cassola
4) Se non faremo nulla
contro gli incendi, è certo che pezzi significativi di territorio franeranno,
che intere comunità si impoveriranno e saranno costrette a spostarsi altrove.
Se lasceremo l’esercito nelle caserme invece di dislocarlo sin da maggio dentro
boschi, parchi, e patrimonio forestale, gli incendi non cesseranno. Se non gli
daremo il supporto della protezione civile, delle guardie forestali da
potenziare, di comitati di cittadini che si organizzino dal basso, non
cesseranno. Se non useremo i droni per vigilare sorvolando, se sui droni non
installeremo un sistema che permetta di paralizzare i criminali che appiccano
il fuoco, se non si equiparerà questo crimine a strage, se non si
confischeranno i beni a piromani condannandoli a mezzo secolo di carcere duro
ed escludendoli a vita da ogni amnistia, condono, riduzione di pena, non
cesseranno. 5) Se non ci doteremo di una squadriglia di Canadair pubblica
togliendo l’industria del fuoco a mafiosi e privati, con personale
specializzato di pronto intervento in tutte le zone montane e boschive, gli
incendi non cesseranno. Queste squadriglie dovranno, nei mesi pre-estivi,
scaricare tonnellate di acqua sulle aree dove la siccità risulterà più
pervasiva, mentre squadre di guardie ecologiche dovranno provvedere alla
pulizia e manutenzione dei manti boschivi. Abbiamo bisogno di questi strumenti
e di questi uomini, non di cacciabombardieri, missili, bombe nucleari e
portaerei. 6) Se non metteremo sotto controllo i telefoni di personaggi
chiacchierati e di quanti hanno interesse ad incendiare (compreso i lavoratori
del settore e gli stessi sindacalisti), se non li infiltreremo, se Comitati di
cittadini dal basso non raccoglieranno notizie, non faranno opera di
controinformazione come è avvenuto per la strage di Piazza Fontana, gli incendi
non cesseranno. Sono i piromani e i criminali che devono sentire il fuoco sul
loro collo se vogliamo metterli in condizioni di non nuocere.
7) Se questo non
avverrà, la responsabilità andrà equamente divisa fra uomini delle istituzioni
al più alto livello e fra quella parte di pubblica opinione indifferente,
quella che Gramsci ha chiamato “il peso morto della… storia”. 8) Se,
com’è probabile, molti arricceranno il naso davanti a questo scritto, perché le
cose scomode non le si vuole sentire, li informo che mai avevo ricevuto, dopo
la pubblicazione di un mio scritto, come è avvenuto con “Infami”, tanti
messaggi di persone che, seppure assolutamente pacifiche, di buon senso e per
nulla forcaiole, si sono dichiarate disponibili alla pena di morte; ad
impiccare pubblicamente i piromani sorpresi sul posto, a gettarli tra le fiamme
che hanno procurato, a metterli pubblicamente alla gogna. Molte di esse sono
persone che conosco e con cui intrattengo anche rapporti di amicizia. Ho
dedicato un discreto pezzo della mia vita alla cancellazione della pena
capitale dall’ordinamento del mio Paese; ho scritto articoli, ho curato libri,
ho percorso la Penisola per conferenze e dibattiti. L’ho fatto con alcuni degli
intellettuali più noti e autorevoli. Nonostante questo non mi sono stupito del
desiderio di vendetta di tanti cittadini. L’impunità dei colpevoli trasforma la
democrazia in tirannide, modifica il sentire delle persone, spinge ad invocare
l’uomo forte. Un rimedio peggiore del danno come ho scritto fino alla noia. 9)
Se non ne prendiamo coscienza, il risultato non potrà essere che questo: sono
troppe le impunità che la democrazia sta concedendo al crimine.