Per
una vicina distensiva più sicura e
gratuita vacanza magari
a terapia d’un’emicrania alla
“testa del femore o dell’ulna” o cefalea alla
“testa dell’omero o del radio” senza consultare né
medico né “atlante” (con
sola “borsa dello scroto” a tracolla -
o meglio “a tracosce” - e
“altre due sotto gli occhi”) m’imbarcherò sul
primo “scafoide” che trovo e
via in navigazione non
già per le “Maldive” ma
per le “Isole di Langerhans” in “pancreas” (e
altri “organi” turistici). E bagni farò
d’ “insulina” ai
caldi raggi del “plesso solare” con
scorpacciate di dolci alla
faccia del “mellito”. Di
notte sotto la volta del “ganglio stellato” mi scalderò accendendo
falò con
“tronchi e rami di
vena e arteria polmonari”. Per acqua
da bere mi
recherò con “calici renali” alla
“cisterna del Pecquet” o
all’ “acquedotto del Silvio”. Per carne al
“mattatoio dei globuli rossi”. Mentre
per latte bambino tornerò ai
“seni mascellari e frontali”. Raccoglierò frutta dagli
“alberi respiratorio e circolatorio”. Assieme
a “loro eminenze il tenar e l’ipotenar” mi
recherò ogni domenica a pregare davanti
all’ “osso sacro”. Per ricordarti di me ti
scriverò la lettera mia più bella d’amore sul
“foglietto parietale della capsula di Bowmann” o
su “quello viscerale del pericardio”. Per distendermi mi
porrò in ascolto di
“radio” e “dischi intervertebrali” ogni giorno. Oppure delle
belle e orecchiabili note delle “trombe
d’Eustachio”. E tutto:
alla faccia di tsunami coronavirus e
tour operators.