Tutti sanno che Milano è città
medaglia d’oro della Resistenza. Con la Resistenza partigiana Milano ha
riscattato il disonore di piazza San Sepolcro dove il fascismo aveva mosso i
suoi primi passi. Ai massacri del nazifascismo e alle deportazioni, Milano ha
pagato un tributo altissimo e la città è piena di lapidi su cui si ricordano
padri di famiglia e ragazzi di 17 - 18 anni abbattuti dal piombo squadrista o
deportati nei campi di concentramento hitleriani. Sono morti per la loro
opposizione al regime, per difendere la libertà di tutti noi. Ho segnalato più
volte che molte di queste lapidi sono compromesse: sono divenute illeggibili o
corrose dal tempo e vanno al più presto sistemate o sostituite, perché quelle
memorie restino a monito di ciascuno di noi e delle generazioni future.
Sperando che la memoria abbia un futuro, com’ebbe a scrivere lo scrittore
siciliano Leonardo Sciascia. Come altre città dove l’opposizione al fascismo è
stata forte (Torino, Roma, Napoli…), Milano ha sparso nei luoghi dove la
barbarie ha avuto corso, una serie di “pietre di inciampo”. Un modo per
lasciare una impronta indelebile, per dare un messaggio al passante che per
quei luoghi si trovi a transitare.
Pietre di inciampo: la locuzione è
linguisticamente efficace; inciampare in un ostacolo dà subito l’idea di
qualcosa a cui occorre prestare attenzione per non farsi male, per non subire
un danno che può diventare serio. E dunque ci obbliga a guardarlo con la
massima circospezione possibile, fissarlo diritto in faccia. Perché questo però
possa accadere – visto che l’intento è quello di richiamare attenzione, mettere
sull’avviso – la pietra di inciampo si deve far notare, ci deve avvisare che
sta lì, e soprattutto che non passi inosservata. Se nessuno se ne accorge, se
si confonde col grigio del contesto, col lercio della via, la pietra di
inciampo ha fallito la sua missione; non serve al compito cui è chiamata; resta
uno scarto simile ad altro scarto e la spesa non è valsa l’impresa, come dice
l’adagio. Ci rifletta l’amministrazione della mia città e corra ai ripari.
Trovi il modo perché quelle pietre parlino e siano messe nella giusta
evidenza agli occhi del passante. Milano è la città della fretta e del
frastuono, come tutte le grandi città, e non è impresa facile notare un piccolo
quadrato d’acciaio annerito e molto spesso dalla scritta divenuta illeggibile.
È stato difficoltoso persino per me, che mi ci sono messo di buona volontà, inciamparvi
e individuarle. Impossibile, inoltre, riuscire a fotografarne alcune per
segnalarle agli amici. Insomma, una esperienza frustrante e che per molti versi
mi ha indispettito e irritato. O si trova il modo di sistemarle in maniera tale
che uno se le possa trovare davanti in tutta lo loro evidenza, oppure è meglio ricoprirle
col nero del catrame dell’asfalto. Come era nero il regime che ne ha messo a
morte gli uomini e le donne e che noi abbiamo trasformato in inutili pietre.