L'esito
del congresso di Rifondazione Comunista (almeno per quel che si può intuire
dalle scarne cronache) e il quadro tracciato da Nicola Fratoianni in un
articolo pubblicato da "il Manifesto" nel merito dei temi sollevati
dal quotidiano in materia di "discorso a sinistra" costituiscono
elementi sui quali fondare un giudizio di complessiva insufficienza di analisi
e di volontà (non pienamente giustificata) - da parte di entrambi i soggetti -
di mantenimento di una tensione identitaria non sorretta da adeguata
consistenza di radicamento sociale e di massa critica. Nella
prospettiva di un possibile recupero di un ruolo di presenza politico-
istituzionale e parlamentare per una sinistra d'alternativa si pongono alcuni
interrogativi irrisolti: 1) Collocazione dell'Italia
nel nuovo quadro internazionale (neo-atlantismo di Biden; questione energetica
e scontro con la Cina; ruolo dell'Europa). 2) Si può stare dentro al
quadro di mutamento della forma di governo perfezionata dal governo Draghi
(completamento della dipendenza europea sintetizzata dalla frase “il governo
non segue l’agenda elettorale), oppure è necessario ridefinire i termini
dell’opposizione a sinistra non lasciandone termini esclusivi alla destra? 3) Sembrerebbe opportuna
un'analisi compiuta del significato di minoritarismo oggi e di conseguente
ruolo in una "alleanza per battere la destra". 4)Nell’ambito
della forte disgregazione sociale in atto derivante da una inedita complessità
di contraddizioni (pensiamo al peso della questione sanitaria nei suoi diversi
risvolti) può essere possibile proporreun’offerta politica fondata sui riferimenti alla tradizione della
sinistra con la riproposta di una democrazia di tipo rappresentativo
(Parlamento, proporzionale) e i termini complessivi della socialdemocrazia
(ruolo dell’Europa nel nuovo quadro geopolitico, Costituzione come base
portante, rapporto intervento pubblico/iniziativa privata, welfare, centralità
del lavoro)? 5) Può essere considerata
esistente una base di partenza già consolidata per cercare di avviare un
percorso di aggregazione dell’esistente pur nella coscienza della difficile
ricuperabilità del “pulviscolo”? Servirebbe
una sede, un luogo politico, in cui realizzare una discussione franca e
approfondita su queste domande di fondo: soltanto rispondendovi adeguatamente
potrà essere possibile capire dove rivolgerci per una assunzione di concreto
indirizzo politico.