Èdavvero singolare come, pur parlando la stessa lingua, spesso ci
si possa trovare impelagati in assurdi fraintendimenti. Lasciamo perdere alcune
menti bislacche e contorte che sono di pertinenza della psicanalisi, o le tante
ridicole e superficiali da cui la letteratura e il teatro hanno attinto a piene
mani per i loro personaggi e le loro atmosfere. Costoro e le loro reazioni non
ci scuotono più di tanto perché ci accorgiamo subito che il procedere dei loro
ragionamenti (se così possiamo definirli) sono viziati all’origine e non sono
in grado di seguire una traiettoria lineare e in cui la logica abbia un nesso. E
vorrei lasciare da parte anche il tipo che del fraintendimento è l’emblema: il
polemico sempre e comunque; il polemico ad ogni costo, quello che di polemica
vive e si alimenta, che deve generarne una dove non sarebbe possibile farla
passare da un buco. Insomma, il polemico per partito preso che corre spedito
dove l’estro del momento lo conduce; che si infervora su un aspetto singolo,
spesso marginale, e ne fa il cuore del problema fino a perdere ogni lucidità e
guadagnando in furore, come direbbe Camus. Il fraintendimento di cui parlo, e
che finisce per diventare imbarazzante, è invece quello che non ti aspetti e,
soprattutto, da chi meno te lo saresti aspettato: per equilibrio personale, per
capacità di discernimento e spesso anche per buona cultura. È giusto e doveroso
che nel corso di una conversazione fra persone sensate, ci possano essere delle
valutazioni differenti, dei punti di vista diversi, delle critiche pertinenti e
così via, sugli aspetti di qualsiasi argomento. Se si è capito male,
trattandosi di una forma orale di comunicazione, si deve essere oltremodo
comprensivi davanti a qualsiasi genere di fraintendimento. Non è possibile
giustificazione alcuna laddove il pensiero è stato fissato sulla carta in
scrittura, e si può con proprio agio leggerlo ed approfondirlo con tutta la
dovuta calma, lucidità e intelligenza critica che si possiede. In questo caso
il fraintendimento lascia esterrefatti e si ricava la spiacevole impressione
che si sia voluto deliberatamente fraintendere per una misteriosa e malevola
presa di posizione. Una cosa è non essere d’accordo ed esprimere il proprio
giudizio, la propria avversione anche radicale (si tratti pure di un giudizio
di valore, di gusto, e di quant’altro); un’altra cosa è non volersi attenere a
quanto fissato indelebilmente sulla carta e fare i conti con parole, senso e
spirito che ne compongono le ragioni. Poiché uno di questi assurdi fraintendimenti
è capitato a me, e di recente, ho dovuto prendere atto che non si finisce mai
di stupirsi.