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giovedì 18 novembre 2021

GIGANTISMO E DECENTRAMENTO




Il sindaco di Milano decide per i 3,2 milioni di abitanti dell’area metropolitana e anche per i comuni di cintura che non l’hanno mai votato. Basta: è ora di votare il Sindaco della Città metropolitana.
 
Le città di oggi non coincidono più, soprattutto quelle più grandi, con i vecchi Comuni che ancora oggi le amministrano. Le città di oggi, cioè il luogo dove abitano coloro che, per l’accesso al lavoro e ai servizi, in prevalenza gravitano quotidianamente sul capoluogo – il Comune di Milano – sono le aree metropolitane, chiamate dalla legge, con un termine che non aiuta a capire, Città Metropolitane. La vera area metropolitana di Milano conta 5,2 milioni di abitanti ed è spezzettata in 429 comuni, ciascuno autonomo e indipendente dagli altri. Con il distacco della Provincia di Monza, geograficamente insensato, la Città metropolitana, è comunque un’area di 3,2 milioni di abitanti, suddivisa in 133 comuni, sempre autonomi e indipendenti l’uno dall’altro, tra i quali Milano. Il Comune di Milano, che ha 1,39 milioni di abitanti, e dunque solo il 43 per cento della popolazione metropolitana formalmente riconosciuta e il 26 per cento di quella geograficamente reale, è il solo che, per dimensione delle risorse finanziarie, può progettare e realizzare i grandi servizi per tutta la popolazione metropolitana come il sistema dei trasporti e gli altri servizi più importanti (università, ospedali, finanza, cultura, spettacolo, espositivo-congressuali etc.).
Il Comune di Milano persegue una strategia di iper-concentrazione monocentrica: tutto il sistema dei trasporti converge sul capoluogo, dove si concentrano sempre più servizi e posti di lavoro, anche a costo del sacrificio di aree verdi, come, ad esempio, a Bovisa e a San Siro, richiamando altri pendolari oltre alle molte centinaia di migliaia che già arrivano. Gli effetti si vedono bene sull’aria irrespirabile e sulla congestione del traffico.
D’altro canto i comuni di cintura non hanno una dimensione sufficiente per realizzare una strategia territoriale policentrica, sostenuta da un diverso sistema di trasporti, tangenziale e non solo radiale, e così si moltiplicano i casi di grandi aree dismesse abbandonate oppure trasformate in centri commerciali accessibili solo in auto. Ma di tutto questo al Sindaco di Milano, che in mancanza dell’elezione diretta del sindaco metropolitano è anche automaticamente sindaco della Città Metropolitana, sembra non importare nulla: a lui basta il consenso degli 1,3 milioni di milanesi, o meglio della minor parte di questi che è andata a votare: di tutti gli altri sembra non importargli nulla. Ormai quasi tutte le città europee e moltissime nel mondo hanno aggiornato i livelli amministrativi alla maggiore dimensione delle città reali costruendo efficaci sistemi di governo e di pianificazione delle aree metropolitane. L’Italia invece dorme. Sala afferma che Milano è il laboratorio politico dell’Italia: e allora la svegli sul terreno fondamentale della costruzione del governo metropolitano, a partire dalla condizione primaria: l’elezione diretta a suffragio universale del suo Sindaco e del suo Consiglio, per la quale occorre la legge elettorale di competenza del Parlamento. La Rete dei comitati lo ha appena chiesto con una lettera rivolta a tutto il mondo politico italiano e milanese. Sala appoggi la richiesta!

La Rete dei Comitati della Città Metropolitana 
di Milano