Il
sindaco di Milano decide per i 3,2 milioni di abitanti dell’area metropolitana
e anche per i comuni di cintura che non l’hanno mai
votato. Basta: è ora di votare il Sindaco della Città metropolitana. Le
città di oggi non coincidono più, soprattutto quelle più grandi, con i vecchi
Comuni che ancora oggi le amministrano. Le città di oggi, cioè il luogo dove
abitano coloro che, per l’accesso al lavoro e ai servizi, in prevalenza
gravitano quotidianamente sul capoluogo – il Comune di Milano – sono le aree
metropolitane, chiamate dalla legge, con un termine che non aiuta a capire,
Città Metropolitane. La vera area metropolitana di Milano conta 5,2 milioni di
abitanti ed è spezzettata in 429 comuni, ciascuno autonomo e indipendente dagli
altri. Con il distacco della Provincia di Monza, geograficamente insensato, la
Città metropolitana, è comunque un’area di 3,2 milioni di abitanti, suddivisa
in 133 comuni, sempre autonomi e indipendenti l’uno dall’altro, tra i quali
Milano. Il Comune di Milano, che ha 1,39 milioni di abitanti, e dunque solo il
43 per cento della popolazione metropolitana formalmente riconosciuta e il 26
per cento di quella geograficamente reale, è il solo che, per dimensione delle
risorse finanziarie, può progettare e realizzare i grandi servizi per tutta la
popolazione metropolitana come il sistema dei trasporti e gli altri servizi più
importanti (università, ospedali, finanza, cultura, spettacolo, espositivo-congressuali
etc.). Il
Comune di Milano persegue una strategia di iper-concentrazione monocentrica:
tutto il sistema dei trasporti converge sul capoluogo, dove si concentrano
sempre più servizi e posti di lavoro, anche a costo del sacrificio di aree verdi,
come, ad esempio, a Bovisa e a San Siro, richiamando altri pendolari oltre alle
molte centinaia di migliaia che già arrivano. Gli effetti si vedono bene
sull’aria irrespirabile e sulla congestione del traffico. D’altro
canto i comuni di cintura non hanno una dimensione sufficiente per realizzare
una strategia territoriale policentrica, sostenuta da un diverso sistema di
trasporti, tangenziale e non solo radiale, e così si moltiplicano i casi di
grandi aree dismesse abbandonate oppure trasformate in centri commerciali
accessibili solo in auto. Ma di tutto questo al Sindaco di Milano, che in
mancanza dell’elezione diretta del sindaco metropolitano è anche
automaticamente sindaco della Città Metropolitana, sembra non importare nulla:
a lui basta il consenso degli 1,3 milioni di milanesi, o meglio della minor
parte di questi che è andata a votare: di tutti gli altri sembra non
importargli nulla. Ormai quasi tutte le città europee e moltissime nel mondo
hanno aggiornato i livelli amministrativi alla maggiore dimensione delle città
reali costruendo efficaci sistemi di governo e di pianificazione delle aree
metropolitane. L’Italia invece dorme. Sala afferma che Milano è il laboratorio
politico dell’Italia: e allora la svegli sul terreno fondamentale della costruzione
del governo metropolitano, a partire dalla condizione primaria: l’elezione
diretta a suffragio universale del suo Sindaco e del suo Consiglio, per la
quale occorre la legge elettorale di competenza del Parlamento. La Rete dei
comitati lo ha appena chiesto con una lettera rivolta a tutto il mondo politico
italiano e milanese. Sala appoggi la richiesta!
La
Rete dei Comitati della Città Metropolitana di Milano