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lunedì 1 novembre 2021

IL VERTICE DEGLI SFRUTTATORI


Ieri 31 ottobre 2021 a Roma si finisce il Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi appartenenti al G20, con la presenza dei membri del G20, di alcuni Paesi invitati e dei rappresentanti di alcune delle principali organizzazioni internazionali e regionali. Come sempre questi vertici sono una passerella che sancisce decisioni già prese prima da chi realmente detiene il potere economico e finanziario, i vari capitalismi e imperialismi in concorrenza fra loro, di cui gli stati e i governi sono al sevizio. Paradossalmente i più grandi inquinatori del mondo dichiarano di essere contro l’inquinamento, ma ognuno difende i suoi interessi, anche di avvelenare il pianeta e il clima chiedendo agli altri di cominciare a farlo. Dietro l’unità di facciata si nasconde una guerra fra diverse cordate imperialiste, dove ognuno cerca di prevalere. 
Sui risultati del vertice si prospetta una generica intesa sui vaccini e la lotta alla pandemia, e una ancor più generica Global tax, mentre per quanto riguarda un accordo sul clima, la situazione è sempre di stallo e tutto è rimandato al prossimo vertice. Non dimentichiamo che il vertice dei paesi capitalisti/imperialisti più avanzati rappresenta la punta avanzata degli oppressori e degli sfruttatori del mondo. Non dimentichiamo che il capitalismo, fin dai suoi albori, con la colonizzazione e la conquista di buona parte del mondo, ha causato la schiavitù e la morte di centinaia di milioni di persone. Solo in America Latina e in Africa si calcola che siano morti almeno 70 milioni di indigeni e che, in nome del profitto, circa 12 milioni di schiavi africani siano stati strappati ai loro paesi nei primi anni del secolo, mentre sono miliardi gli esseri umani che ancor oggi l’imperialismo sacrifica.
Capitalismo/imperialismo, significano oppressione, sfruttamento degli esseri umani e della natura. Non è un caso che mentre aumenta la ricchezza nelle mani di una minoranza, dall’altro polo aumenta la miseria, la disuguaglianza, la povertà, i campi non coltivati, i contadini senza terra, gli operai senza lavoro, i disoccupati, il lavoro precario, morti sul lavoro, le malattie professionali, fame, malattie, guerre, morte.
Nel sistema capitalista molte vite, che potrebbero essere salvate, si perdono per pochi centesimi. L’analfabetismo, la prostituzione infantile, i bambini sfruttati e costretti a lavorare sin dalla più tenera età che chiedono l’elemosina per vivere, le baraccopoli in cui vivono milioni di persone in condizioni disumane, le discriminazioni per motivi razziali o sessuali, sono solo una parte dello sfruttamento capitalista. L’imperialismo impone ai popoli del mondo sottosviluppo, prestiti usurai, debiti con interessi impossibili da pagare, scambio diseguale, speculazioni finanziarie non produttive, corruzione generalizzata, commercio di armi, guerre, violenza, massacri.
Agli ordini del mercato, lo stato è privatizzato sempre più. Le campagne sull’inefficienza e sulla corruzione montate dai capitalisti hanno lo scopo di rendere possibile realizzare le privatizzazioni con il consenso di una parte dell’opinione pubblica e con l’indifferenza di un’altra parte. I lavoratori sempre più sfruttati sono privati dei diritti più elementari, a cominciare dalla sicurezza su lavoro. Gli stati del Terzo Mondo più pagano più sono in debito, e più sono costretti ad obbedire all’ordine di smantellare lo stato sociale, ipotecare l’indipendenza politica e alienare l
economia nazionale.

La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale rispondono solo agli interessi delle multinazionali, decidono e riscuotono a Washington, sebbene gli Stati Uniti siano il paese più indebitato del mondo.
Ormai l’imperialismo e il sistema capitalista, per i proletari e i popoli del mondo, è diventato sinonimo di distruzione e di barbarie, che continuano a perpetuarsi attraverso le violenze e le guerre. 

  
Ripristinare il punto di vista proletario - riconoscendosi come appartenenti a un’unica classe internazionale (contro ogni ideologia nazionalista) a livello mondiale, scindere i nostri interessi di lavoratori e proletari da quelli dei padroni italiani o stranieri, organizzarci come classe operaia a livello sindacale e politico per lottare contro chi ci sfrutta e opprime è oggi la battaglia la battaglia da condurre nei luoghi di lavoro e nella società.
Un altro mondo è possibile solo dopo aver distrutto dalle fondamenta questo sistema barbaro e inumano. Abbiamo bisogno di una società, dove si produca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto di pochi sfruttatori. Un altro mondo è possibile solo nel socialismo.
 
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”
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