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martedì 2 novembre 2021

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione

 

Una scultura per Havel
 
Ho scritto in diverse occasioni di essere innamorato dell’Università degli Studi di Milano – la Statale di via Festa del Perdono, com’è universalmente conosciuta – ma una nota più corposa la troverete nel volume La mia Milano, quando l’Editrice Meravigli si deciderà a stamparlo, bloccato purtroppo dal Covid che ha paralizzato ogni attività e oramai per troppo tempo. Non solo ritengo l’edificio uno dei più bei manufatti architettonici rinascimentali realizzati sotto Francesco Sforza, ma uno dei più notevoli in assoluto. Sarebbe troppo lungo ripetere qui quanto mi è caro questo “complesso” nelle cui aule torno spesso per varie ragioni, e nei cui cortili (vere meraviglie), mi siedo sempre con gioia e nostalgia. L’ho fatto anche venerdì scorso 29 ottobre e ho visto, finalmente, che i lavori di ristrutturazione proseguono con celerità. Quasi seicento anni di vita sono un bel carico ed era ora che vi si mettesse mano per preservarla in tutta la sua bellezza. Come faccio d’abitudine ho attraversato il cortile del Richini e sono andato a far visita ai suoi fratelli minori – minori perché più piccoli, più raccolti, più interni, ma carichi dello stesso fascino e splendidamente armoniosi – quelli che ora sono stati denominati cortile della Ghiacciaia, e cortile della Legnaia. È stata una sorpresa piacevole scoprire in questo secondo cortile una singolare scultura dedicata al drammaturgo boemo Václav Havel, costituita da due sedie saldate insieme disposte attorno ad un piccolo tavolo forato dal cui centro si eleva un giovane salice dai rami cascanti e verdeggianti. Questo minuscolo spazio attorno al quale le due sedie vi invitano a sedere e a riflettere (invito che ho immediatamente accolto) è stato battezzato “Havel’s Place”. Purtroppo neppure all’Università degli Studi si ricordano che noi italiani abbiamo una delle lingue più antiche, belle e colte al mondo, ma tant’è. Il progetto è dell’architetto Bořek Šípek ed è stato realizzato in collaborazione con la Biblioteca Havel e con le Fondazioni Dagmar e Havel di Praga. Lo si è voluto per ricordare il 30° anniversario di quella che è passata alla storia come “Rivoluzione di velluto”. Com’è a tutti noto, Havel ha avuto lo stesso destino di Mandela: perseguitato e incarcerato come l’oppositore sudafricano, come lui è poi diventato presidente della Repubblica del suo Paese dopo l’implosione ingloriosa del dispotico regime comunista cecoslovacco. Lungo il bordo dell’intera circonferenza del tavolo una scritta bilingue (in ceco e in italiano) riporta questa frase dello scrittore: “La verità e l’amore devono vincere sulla menzogna e sull’odio”. Sull’amore ho molti dubbi. Personalmente mi accontenterei che la verità trionfasse sulla menzogna, sarebbe un grande passo avanti.