Una
scultura per Havel Ho scritto in diverse occasioni di
essere innamorato dell’Università degli Studi di Milano – la Statale di
via Festa del Perdono, com’è universalmente conosciuta – ma una nota più
corposa la troverete nel volume La mia Milano, quando l’Editrice
Meravigli si deciderà a stamparlo, bloccato purtroppo dal Covid che ha
paralizzato ogni attività e oramai per troppo tempo. Non solo ritengo
l’edificio uno dei più bei manufatti architettonici rinascimentali realizzati
sotto Francesco Sforza, ma uno dei più notevoli in assoluto. Sarebbe troppo
lungo ripetere qui quanto mi è caro questo “complesso” nelle cui aule torno
spesso per varie ragioni, e nei cui cortili (vere meraviglie), mi siedo sempre
con gioia e nostalgia. L’ho fatto anche venerdì scorso 29 ottobre e ho visto,
finalmente, che i lavori di ristrutturazione proseguono con celerità. Quasi
seicento anni di vita sono un bel carico ed era ora che vi si mettesse mano per
preservarla in tutta la sua bellezza. Come faccio d’abitudine ho attraversato
il cortile del Richini e sono andato a far visita ai suoi fratelli
minori – minori perché più piccoli, più raccolti, più interni, ma carichi dello
stesso fascino e splendidamente armoniosi – quelli che ora sono stati
denominati cortile della Ghiacciaia, e cortile della Legnaia. È
stata una sorpresa piacevole scoprire in questo secondo cortile una singolare
scultura dedicata al drammaturgo boemo Václav Havel, costituita da due sedie
saldate insieme disposte attorno ad un piccolo tavolo forato dal cui centro si
eleva un giovane salice dai rami cascanti e verdeggianti. Questo minuscolo
spazio attorno al quale le due sedie vi invitano a sedere e a riflettere
(invito che ho immediatamente accolto) è stato battezzato “Havel’s Place”.
Purtroppo neppure all’Università degli Studi si ricordano che noi italiani
abbiamo una delle lingue più antiche, belle e colte al mondo, ma tant’è. Il
progetto è dell’architetto Bořek Šípek ed è stato realizzato in collaborazione
con la Biblioteca Havel e con le Fondazioni Dagmar e Havel di Praga. Lo si è
voluto per ricordare il 30° anniversario di quella che è passata alla storia
come “Rivoluzione di velluto”. Com’è a tutti noto, Havel ha avuto lo stesso
destino di Mandela: perseguitato e incarcerato come l’oppositore sudafricano,
come lui è poi diventato presidente della Repubblica del suo Paese dopo
l’implosione ingloriosa del dispotico regime comunista cecoslovacco. Lungo il
bordo dell’intera circonferenza del tavolo una scritta bilingue (in ceco e in
italiano) riporta questa frase dello scrittore: “La verità e l’amore devonovincere sulla menzogna e sull’odio”. Sull’amore ho molti dubbi.
Personalmente mi accontenterei che la verità trionfasse sulla menzogna, sarebbe
un grande passo avanti.