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giovedì 16 dicembre 2021

ALLA RICERCA DI TROIA
di Angelo Gaccione
 

Massimo Cultraro

Sono talmente abituato alla vita attiva che l’inazione, anche nelle condizioni più favorevoli, mi getterebbe nella pazzia in pochi mesi”. È il passo di una lettera che il giovane Heinrich Schliemann, il futuro archeologo e scopritore di Troia, scrive all’anziano padre da San Pietroburgo, e in questa breve confessione si condensa lo spirito più vero del suo carattere. Intraprendenza, curiosità, fiuto per gli affari, spregiudicatezza, spirito di sacrificio, capacità organizzative, sete di conoscenza. Senza queste qualità, unite alla caparbia ostinazione e ad una frenetica attività, non avrebbe potuto diventare il ricco uomo d’affari, né mettere assieme la smodata fortuna economica che gli ha permesso di intraprendere le sue ricerche in giro per il mondo e in modo particolare nella Troade. Non si dovrà mai dimenticare che ricerche di questa natura necessitano di enormi capitali. Occorre mettere in piedi una macchina organizzativa non indifferente, superare ostacoli politici, ottenere i permessi, dotarsi di maestranze, allestire cantieri, selezionare ciò che emerge dagli scavi, mappare, proteggere la vita di chi vi lavora, e soprattutto non arrendersi alle prime delusioni perché prima di arrivare ad un risultato, di cocenti delusioni se ne avranno diverse, senza contare i tanti quattrini messi a rischio. 


La copertina del libro

Il libro che Massimo Cultraro dedica a Schliemann dal titolo Alla ricerca di Troia, edito dal Corriere della Sera, ci parla del visionario ricercatore ed insieme dello spregiudicato uomo d’affari; del mistificatore e allo stesso tempo del caparbio autodidatta che si inventa una professione, si immerge nello studio, si impossessa del mestiere sul campo e, alla conoscenza dei princìpi della geologia, aggiunge una geniale intuizione nell’ambito della stratigrafia. Tutti elementi che gli torneranno utilissimi nella ricerca. Il merito del ritrovamento della città di Priamo è andato tutto a lui, ed ha potuto coronare un sogno custodito sin da ragazzo. Gliene siamo grati, noi posteri, e gli perdoniamo anche ciò che in lui è stato discutibile. L’ambizione e la sete di gloria sono divenuti tangibili nel mausoleo che gli è stato dedicato ad Atene dove riposano le sue spoglie, ma altrettanta gloria andrebbe tributata a Frank Calvert, che con le sue ricerche e i suoi giornali di scavo, prima di lui aveva individuato nell’area di Hissarlik, il luogo della possibile scoperta.