Lutti
nostri IN RICORDO DI EGLE BECCHI di
Fulvio Papi
Egle Becchi
Non
incontreremo mai più nei nostri passi Egle Becchi, collega di pedagogia all’Università
di Pavia, scolara prima a Milano 1949-50 e poi autorevole insegnante. Per
strano che possa apparire, il nostro primo colloquio fu sulla letteratura
bucolica del Cinquecento, l’ultimo, la valutazione per la lode alla tesi di una
delle scolare che per un certo sadismo istituzionale (che suppongo la
divertisse) obbligava a sostenere l’esame di teoretica alle sue laureande. Nel
lungo periodo di mezzo è una vita che forse avrei potuto conoscere meglio se il
parlare triestino (da lì arrivavamo entrambi) fosse stata una mia capacità. Ma
Egle parlava triestino in diretta con la mamma tutte le sere, mentre la mia
memoria era ormai offuscata. Come la sua per quanto riguarda Abbazia, dove aveva
vissuto e io invece avevo solo giocato per lo meno quanto è concesso dopo aver
sostenuto l’esame di laurea. La
morte nella filosofia europea per molti anni fu la condizione finita ma totale
del proprio senso. L’esito vale per un lavoro ben fatto, come per un tratto
geniale. Egle, come tutti noi, apparteneva al primo caso, supportata anche
dalle varie pratiche accademiche.
Egle
si laureò con Banfi sulla filosofia di Cassirer, ma il “cassirer” italiano era
privo di entusiasmo e più che il formalismo relativista di Cassirer l’affascinava
allora l’avventura della storia. Or si vede bene una storia più immaginaria,
anche se di una elevata eticità. Egle
imparò a capire le varie congiunture educative che affermavano la loro egemonia
in tempi diversi e lontani. Il suo capolavoro fu lo studio storico
dell’infanzia: era un complesso epilogo che richiedeva nello spazio storico la
conoscenza e la sensibilità per molti saperi. Ho
sempre avuto l’opinione che Egle li trattasse, questi saperi, come conoscenze
che un umanesimo non poteva non avere intorno alla propria identità educativa. Ho
detto del primo colloquio ed ho fatto cenno dell’ultimo, la ragazza si guadagnò
la lode. Ma anche Egle, che non vi aveva pensato, mi sembrava soddisfatta. Non
era la sola ambiguità della cultura e anche del comportamento sociale di Egle
Becchi. Ora dovrebbe cominciare lo studio del suo lavoro, ma qui mi fermo.