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martedì 11 gennaio 2022

Lutti nostri
IN RICORDO DI EGLE BECCHI   
di Fulvio Papi

Egle Becchi

Non incontreremo mai più nei nostri passi Egle Becchi, collega di pedagogia all’Università di Pavia, scolara prima a Milano 1949-50 e poi autorevole insegnante. Per strano che possa apparire, il nostro primo colloquio fu sulla letteratura bucolica del Cinquecento, l’ultimo, la valutazione per la lode alla tesi di una delle scolare che per un certo sadismo istituzionale (che suppongo la divertisse) obbligava a sostenere l’esame di teoretica alle sue laureande.
Nel lungo periodo di mezzo è una vita che forse avrei potuto conoscere meglio se il parlare triestino (da lì arrivavamo entrambi) fosse stata una mia capacità. Ma Egle parlava triestino in diretta con la mamma tutte le sere, mentre la mia memoria era ormai offuscata. Come la sua per quanto riguarda Abbazia, dove aveva vissuto e io invece avevo solo giocato per lo meno quanto è concesso dopo aver sostenuto l’esame di laurea.
La morte nella filosofia europea per molti anni fu la condizione finita ma totale del proprio senso. L’esito vale per un lavoro ben fatto, come per un tratto geniale. Egle, come tutti noi, apparteneva al primo caso, supportata anche dalle varie pratiche accademiche.



Egle si laureò con Banfi sulla filosofia di Cassirer, ma il “cassirer” italiano era privo di entusiasmo e più che il formalismo relativista di Cassirer l’affascinava allora l’avventura della storia. Or si vede bene una storia più immaginaria, anche se di una elevata eticità.
Egle imparò a capire le varie congiunture educative che affermavano la loro egemonia in tempi diversi e lontani. Il suo capolavoro fu lo studio storico dell’infanzia: era un complesso epilogo che richiedeva nello spazio storico la conoscenza e la sensibilità per molti saperi.
Ho sempre avuto l’opinione che Egle li trattasse, questi saperi, come conoscenze che un umanesimo non poteva non avere intorno alla propria identità educativa.
Ho detto del primo colloquio ed ho fatto cenno dell’ultimo, la ragazza si guadagnò la lode. Ma anche Egle, che non vi aveva pensato, mi sembrava soddisfatta. Non era la sola ambiguità della cultura e anche del comportamento sociale di Egle Becchi. Ora dovrebbe cominciare lo studio del suo lavoro, ma qui mi fermo.