L’ascolto
della canzone “Aushwitz” - Canzone del bambino nel vento - di Francesco Guccini
mi ha trasportato la mente verso le immagini di film e documentari con
ambientamento sui campi di sterminio, nonché all’incontro ravvicinato con Primo
Levi, sopravvissuto a quella terribile e disumana prigionia insieme a pochi
innocenti compagni di sventura. Immaginavo
l’odore acre del fumo che saliva lento dai camini dei forni crematori, portando
con sé il dolore lancinante di tanti innocenti bruciati per non lasciare tracce
del loro passaggio terreno. Il vento disperdeva nell’aria in tanti rivoli quel
fumo intenso e cancellava ogni traccia dei misfatti dei carcerieri, mentre
intorno un silenzio surreale sapeva di solitudine, di freddo, di omertà e di
morte. Quel
fumo concentrava al suo interno il pianto di tanti innocenti col solo torto di
essere vissuti in quel periodo storico e di essere stati dalla parte sbagliata.
Se il fumo e il vento avessero potuto parlare avrebbero detto che il sentimento
di pietà non abitava in quei luoghi di tortura. Tutte quelle povere vittime
erano materia prima da bruciare e alimentare il fuoco di quei forni assassini. “Il
vento ha fatto il suo dovere di disperdere nell’aria l’appello che qualunque
uomo non ha il diritto di sopprimere la vita di un altro uomo”! Quell’odore
acre di morte, a distanza di anni, continua a vivere nelle coscienze umane per
evitare che casi simili a quelli citati si possano ripresentare. Non a caso, è
stata istituita la Giornata Mondiale della Memoria per non dimenticare quei
misfatti, che tanto male hanno fatto all’umanità, affinché le nuove generazioni
siano sempre vigili sulla difesa della libertà e che prendano coscienza che la
storia potrebbe ripetersi, se girassero la testa dall’altra parte e lasciassero
fare senza intervenire nell’indifferenza generale. Quel
vento, che non si è mai calmato, continua a far girare nell’aria mulinelli
intrisi di odore di morte di quei forni crematori: è un monito per ricordarci
che perdere il passato equivale a perdere il futuro. Quei morti innocenti
chiedono che la loro morte non sia stata vana e che sia da ammonimento alle
nuove generazioni per evitare tanti altri morti. Il
male continua a vivere nelle menti malate e ce ne sono più di quanto uno si
immagini; i nostalgici di quei tempi brutti continuano a soggiornare in mezzo
alle persone sane. L’intelligenza al servizio del male è più efficiente di
quella al servizio del bene.Chi ha avuto la fortuna di ritornare sano e
vivo da quei campi di sterminio ammonisce di tenere sempre acceso il lume della
speranza sulla Giornata Mondiale della Memoria, perché quei fatti potrebbero
ripetersi. In qualche parte del mondo le mamme potrebbero partorire esseri
umani come quelle belve assassine.Poiché la storia si
ripete, bisogna dire al vento di non cancellare mai quel fumo che sapeva di
morte e di dire ai recalcitranti che al posto di quelle vittime innocenti
avrebbero potuto esserci loro, se fossero nati in quel periodo storico e se
fossero appartenuti a quelle categorie di persone sacrificate. Per non fare di
ogni erba un fascio, tanti esecutori erano obbligati a ubbidire ai comandi dei
superiori e non alla loro coscienza, per evitare insubordinazioni punite
severamente. [Carmine Scavello]