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venerdì 28 gennaio 2022

Memoria
NON È MAI TROPPA

 
L’ascolto della canzone “Aushwitz” - Canzone del bambino nel vento - di Francesco Guccini mi ha trasportato la mente verso le immagini di film e documentari con ambientamento sui campi di sterminio, nonché all’incontro ravvicinato con Primo Levi, sopravvissuto a quella terribile e disumana prigionia insieme a pochi innocenti compagni di sventura.
Immaginavo l’odore acre del fumo che saliva lento dai camini dei forni crematori, portando con sé il dolore lancinante di tanti innocenti bruciati per non lasciare tracce del loro passaggio terreno. Il vento disperdeva nell’aria in tanti rivoli quel fumo intenso e cancellava ogni traccia dei misfatti dei carcerieri, mentre intorno un silenzio surreale sapeva di solitudine, di freddo, di omertà e di morte.
Quel fumo concentrava al suo interno il pianto di tanti innocenti col solo torto di essere vissuti in quel periodo storico e di essere stati dalla parte sbagliata. Se il fumo e il vento avessero potuto parlare avrebbero detto che il sentimento di pietà non abitava in quei luoghi di tortura. Tutte quelle povere vittime erano materia prima da bruciare e alimentare il fuoco di quei forni assassini.
Il vento ha fatto il suo dovere di disperdere nell’aria l’appello che qualunque uomo non ha il diritto di sopprimere la vita di un altro uomo”!
Quell’odore acre di morte, a distanza di anni, continua a vivere nelle coscienze umane per evitare che casi simili a quelli citati si possano ripresentare. Non a caso, è stata istituita la Giornata Mondiale della Memoria per non dimenticare quei misfatti, che tanto male hanno fatto all’umanità, affinché le nuove generazioni siano sempre vigili sulla difesa della libertà e che prendano coscienza che la storia potrebbe ripetersi, se girassero la testa dall’altra parte e lasciassero fare senza intervenire nell’indifferenza generale.
Quel vento, che non si è mai calmato, continua a far girare nell’aria mulinelli intrisi di odore di morte di quei forni crematori: è un monito per ricordarci che perdere il passato equivale a perdere il futuro. Quei morti innocenti chiedono che la loro morte non sia stata vana e che sia da ammonimento alle nuove generazioni per evitare tanti altri morti.
Il male continua a vivere nelle menti malate e ce ne sono più di quanto uno si immagini; i nostalgici di quei tempi brutti continuano a soggiornare in mezzo alle persone sane. L’intelligenza al servizio del male è più efficiente di quella al servizio del bene. Chi ha avuto la fortuna di ritornare sano e vivo da quei campi di sterminio ammonisce di tenere sempre acceso il lume della speranza sulla Giornata Mondiale della Memoria, perché quei fatti potrebbero ripetersi. In qualche parte del mondo le mamme potrebbero partorire esseri umani come quelle belve assassine.
Poiché la storia si ripete, bisogna dire al vento di non cancellare mai quel fumo che sapeva di morte e di dire ai recalcitranti che al posto di quelle vittime innocenti avrebbero potuto esserci loro, se fossero nati in quel periodo storico e se fossero appartenuti a quelle categorie di persone sacrificate. Per non fare di ogni erba un fascio, tanti esecutori erano obbligati a ubbidire ai comandi dei superiori e non alla loro coscienza, per evitare insubordinazioni punite severamente.
 
[Carmine Scavello]