Con
Il dono inatteso (Sem, Società editrice
milanese, pagg. 120, € 16,00) Mariella Cerutti Marocco si ripropone, dopo tre
raccolte di versi e un romanzo editi da Mondadori, con un volume di racconti
intervallati da un capitolo di testi poetici. L’autrice presiede il Premio
internazionale Cetonaverde Poesia, da lei fondato nel 2005, che oltre a
conferire, con cadenza biennale, un prestigioso riconoscimento a illustri poeti
italiani e stranieri dedica grande attenzione e premia giovani poeti. Qui
pubblichiamo la postfazione di Maurizio Cucchi a Il dono inatteso.
Dopo
il romanzo Fratelli allo specchio, che nel 2018 aveva significato un suo felice
esordio nella prosa narrativa, Mariella Cerutti Marocco amplia, ulteriormente,
il campo della sua scrittura con questa raccolta organica di racconti
interpolati da un capitolo di rapidi e incisivi passaggi in versi, la cui
tensione poetica viene a sottolineare la natura e il carattere sottilmente
lirico delle stesse narrazioni che compongono questo nuovo libro. Il dono
inatteso, dunque, conferma e insieme crea una sensibile apertura, nella forma e
nelle direzioni tematiche, del lavoro letterario dell’autrice, la cui
personalità si esprime nella delicatezza degli accenti, nella sottigliezza dei
sentimenti, che i testi siano in versi oppure in prosa. In questa nuova
opera si incontrano diversi personaggi femminili e maschili, luoghi e
situazioni varie, con una sorprendente presenza in molte pagine:quella di una realtà esotica (già evidente dai titoli) di luoghi e
paesaggi capaci di introdurre un lieve, suggestivo tratto di mistero o di
ignoto in cui le vicende vengono a svolgersi, a maturare. I contesti sociali sono
in prevalenza di livello elevato, ma non mancano spostamenti e sorprese in
altri e più umili territori. Un tema rilevante è certo poi quello
dell’amore, trattato in vari aspetti e circostanze, anche in alcuni strappi
inquieti o dolorosi. Ulteriore specificità rilevante, che possiamo poi trovare
in questi racconti di Mariella Cerutti Marocco, è nel sopraggiungere di
elementi che turbano, e anche in profondo, un lineare svolgersi dei fatti, increspando
fortemente la tessitura delle vicende e dei destini, come tanto spesso è
davvero nella nostra umana realtà. C’è poi un’alternanza di ritmi e misure nei
nove racconti di questo libro. Infatti si passa da testi che potremmo
considerare, pur nel loro andamento decisamente narrativo, dei poemetti in
prosa, a soluzioni di maggiore ampiezza e respiro. E tutto questo conferisce
all’insieme una molto interessante varietà di strutture interne e di colori. Un
ulteriore impulso viene dall’inserto poetico, del resto già in qualche modo
annunciato da una citazione di Umberto Saba (e un’altra ci porterà a Mario
Luzi), perfettamente in linea con i toni e la pronuncia dei racconti. In
entrambi i casi, in prosa e in versi, domina una grazia elegante, che già
avevamo bene incontrato e apprezzato nei precedenti libri dell’autrice, nelle
raccolte poetiche e nel romanzo. I versi qui proposti come intermezzo lirico
vanno dalla più netta sintesi epigrammatica a soluzioni solo un poco più articolate,
ma sempre in un’efficace, controllata economia della parola, pur con alcuni
scorci narrativi. Qui rientriamo nel progetto d’assieme e nel suo valore, che è
proprio quello di un organismo complesso, retto sulla possibilità, realizzata
con sicura coerenza, di una scrittura che si concretizza, come si è visto, tra narrazione
lirica e frammento poetico. E dove l’energia del dettato si impone nella
naturale e limpida scioltezza pregevole del suo procedere, pur nei turbamenti
dell’esserci e nelle frequenti scosse degli imprevisti.