Irriducibile
meridionalista calabrese. Un
grave lutto colpisce oggi la cultura e la politica calabrese con la morte
dell’avvocato Francesco Tassone di Vibo Valentia, figura straordinaria di
meridionalista, fondatore e ispiratore dei “Quaderni calabresi”, oggi “Quaderni
del Sud-Quaderni calabresi”. È morto nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, conservando
fino alla fine la sua abituale lucidità di mente. Da qualche settimana era
sofferente per una caduta che gli aveva procurato la frattura del femore e
l’immobilità, ma continuava a fare progetti. Aveva telefonato di recente al
prof. Raffaello Saffioti del Centro Gandhi di Palmi, annunciando la
pubblicazione sull’ultimo numero della rivista di un ampio saggio del Saffioti
dedicato alla “Costituente della Terra” e programmava la sua presentazione a
Palmi. A
darci la triste notizia per telefono è stato questa mattina l’avv. Antonio
Montagnese, suo collaboratore e amico. Nonostante avesse raggiunto un’età
veneranda, Francesco Tassone ci appariva come un vegliardo biblico che sarebbe
vissuto più di 950 anni. Era
nato a Spadola nel 1926. Laureatosi in giurisprudenza, entrato da giovane in
magistratura era poi passato all’attività di avvocato per avere più libertà di
denuncia dei soprusi e di organizzazione culturale e politica dal basso. Nel
1968, dal sodalizio con Nicola Zitara, Mariano Meligrana, Lombardi Satriani,
nell’ambito del Circolo Salvemini di Vibo Valentia, Tassone promosse la nascita
dei “Quaderni calabresi” e nel 1971 della casa editrice Qualecultura, come
strumento per la presa di coscienza delle classi popolari meridionali e
contribuire ad affrettare la fine della loro subalternità. Lo
conoscemmo a Napoli negli anni immediatamente successivi al terremoto del 1980,
nel corso di incontri pubblici, quando con estrema preveggenza avvertì dei
rischi di una ricostruzione che avrebbe ulteriormente favorito le imprese del
Nord a danno del Sud. Predicava l’auto-costruzione e l’auto-organizzazione,
così come in questi ultimi sosteneva lo sviluppo di un’economia locale fondata
sulla ripresa dell’agricoltura biologica e la diffusione dei gruppi di acquisto
solidali. Amico
da sempre di Nicola Zitara, condividendone la tesi dell’affermarsi del dominio
coloniale del Sud a partire dall’Unità d’Italia, favorì la pubblicazione nel
2015 presso la Jaca Book del libro di Zitara: "L'invenzione del
Mezzogiorno", che è la descrizione di come il capitale, gli affaristi e le
banche toscane e piemontesi abbiano espropriato il Sud delle sue banche e delle
sue risorse creditizie, presentando una storia finanziaria, ma anche un
importante strumento di comprensione della storia generale del nostro Paese. Fu
anche grande amico ed editore di Danilo Dolci e lo sostenne nel suo periodo di
azione educativa in Calabria, negli anni in cui si moltiplicarono nelle scuole
di Lorica e di Palmi i laboratori maieutici che furono il laboratorio vivente
da cui nacque il “Manifesto della comunicazione”. Rigoroso,
integerrimo, testardo, non si è mai voluto spostare dalla sua amata terra e ha
lottato fino alla fine, con la parola e l’esempio, la deriva verso lo
scoramento e la rassegnazione delle nuove generazioni, spinte dalla
globalizzazione a una nuova inarrestabile fuga di intelligenze. Piangiamo oggi la
perdita incolmabile di un amico sincero del Centro Gandhi e di ogni lotta
contro la guerra e la devastazione ambientale.