Considerazioni
di un incompetente sulle sanzioni contro la Guerra in Ucraina. Come
ho già scritto altrove, le sanzioni alla Russia, per essere efficaci, devono
avere un impatto confrontabile con quello delle armi che i capi del Cremlino
hanno deciso di usare contro l’Ucraina. Quando si spara con un’arma, per
esempio un fucile, bisogna anche essere pronti al "rinculo"...
"Noi" spariamo sanzioni e dobbiamo assorbire l'urto dalla parte del “calcio”;
si dovrà dunque prestare molta attenzione, tenere ben saldo nelle mani quel
fucile e imbracciarlo correttamente per evitare di farsi rompere i denti dal
calcio, appunto. Una metafora anche troppo facile da capire. Dall’altra
parte, a ricevere i colpi delle nostre sanzioni, purtroppo c’è un popolo che,
al pari di quello ucraino, ha pochissima o punta colpa per la situazione in cui
si trova. Infatti le colpe ricadono sugli uomini (leggi esseri umani) che
compiono le scelte, tra le quali è compresa da quale parte stare del fucile,
quella del calcio o quella che guarda dritto dentro la canna. Quando tali
scelte non vanno più bene al popolo, solo allora questo dovrà provare a
riprendersi quella sovranità di cui molti capi-popolo abusano anziché gestirla
per il bene del popolo stesso. Le
armi a disposizione del popolo sono sempre le stesse, il consenso o il
dissenso. Questi si possono esprimere in vari modi, a seconda dell’assetto
politico del Paese. In tutta l’Unione Europea ci siamo abituati gradualmente e
a partire da 77 anni fa per i primi Paesi che hanno cominciato a credere
nell’Unione Europea, ad usare il voto come unica arma di consenso o dissenso.
Purtroppo, altre Nazioni che pure geograficamente e culturalmente fanno parte
dell’Europa, non hanno avuto la stessa fortuna. Altre, persino all’interno
dell’Unione, sembrano non aver ancora percepito la differenza tra governo
democratico, governo autocratico o peggio, dittatoriale. Comunque
andrà a finire questa gran brutta faccenda della guerra all’Ucraina, decisa
unilateralmente dal governo della Russia, in Europa dovremo ricominciare a
pensare ai “fondamentali” ovvero ai principi fondanti la convivenza pacifica e
democratica e speriamo possa continuare a prosperare l’Unione Europea degli
stati che hanno deciso di aderirvi. Solamente
rafforzando e portando a compimento l’Unione anche in senso politico potremo
continuare a sentirci protetti, in Europa, dalle eventuali mire egemoniche di
altri regimi di tipo autocratico, autoritario o dittatoriale che si sono
finalmente appalesati per quello che sono. Nel caso dell’UE si tratterà necessariamente
di dover cedere almeno una parte della sovranità nazionale per mettere a comune
nell’Unione gli altri fattori che distinguono una entità politica unitaria e
coesa. Quindi, oltre alle regole di mercato e di libertà di movimento per le
merci, le risorse economiche, la moneta e le popolazioni, i Paesi dell’Unione
dovranno dotarsi di regole comuni anche in molti altri campi richiesti dalla
convivenza tra popoli che vogliano condividere i vantaggi che l’Unione può
offrire a tutti e a tutti gli effetti. Non sta certo a me definire i contorni
precisi di tale operazione tuttavia, tanto per cominciare, si dovrà mettere
mano in prima battuta alla gestione di politiche comuni di difesa. Questo
abbiamo già toccato con mano e possiamo solo sperare, tornando alla metafora
iniziale, di non dover mai imbracciare, di persona, fucili diversi da quello
delle sanzioni economiche.