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martedì 22 marzo 2022

DRAGHI E FANTOCCI
di Cataldo Russo

 
Trentotto miliardi alle spese militari, briciole al resto.
 
Quando le lobbies economico-finanziarie devono tutelare i propri interessi allora fanno di tutto per piazzare i loro uomini più affidabili nei posti di comando. La tecnica è più o meno la stessa: si enfatizza oltre ogni limite l’inaffidabilità e la rissosità dei partiti e dei politici, soprattutto di quelli al governo, si pilotano ad arte crisi economiche, licenziamenti, panico bancario, senso di insicurezza  e declassamenti da parte delle agenzie di rating, queste onnipotenti lobby affaristico-mafiose asservite ai grandi capitali. In poche parole, si prospetta un quadro a tinte fosche in cui il paese appare sull’orlo del baratro. A questo punto il gioco è fatto, e a noi comuni mortali non riamane che genufletterci alle scelte volute nei palazzi del potere ed accettare il superman che ci viene prospettato come un concentrato di capacità, competenze, fiducia e poteri magici. Poiché ci hanno fatto credere di averci dato il governo dei migliori, noi per mesi continuiamo a chiudere gli occhi, a firmare cambiali in bianco e ad avvallare le loro politiche liberticide e speculative, illudendoci che il paese possa, stringendo la cinghia e ingoiando bocconi amari, uscire veramente dalla crisi. È una pia illusione, perché si tratta solo di protrarre l’agonia del malato, l’Italia, e solo per farle togliere le ultime gocce di sangue che le sono rimaste. È successo in tante occasioni nella storia. La penultima volta in Italia è stato il governo di Super Mario Monti, che ha governato dal 26 novembre 2011 al 28 aprile 2013. Ed è accaduto di recente il 13 febbraio 2021 con il timone passato quasi all’unanimità in mano a Super Mario Draghi, con una fiducia nelle sue capacità quasi miracolistica. Tanto è vero che nessuno osa sindacare il suo operato, al punto di governare come un sovrano assoluto. Questa volta a incoronare Draghi a capo dell’esecutivo non è stata solo la rissosa classe politica nostrana ma tutti i poteri forti dell’Europa. «Come? Avete uno come Mario Draghi e lo tenete in naftalina? Ma voi siete pazzi! È lui, soltanto lui che può salvare il paese, guai non servirsene. È apprezzato dalla Banca Centrale Europea, è stimato dalla Germania con in testa la novella Giovanna d’Arco della Von Der Leyen, è voluto dall’America, è benedetto dalla Chiesa ed è caldeggiato dalla pletora di politici italiani che sarebbero disposti a  fare di tutto pur di rimpolpare i loro stipendi e le loro pensioni con altri due anni di retribuzione da parlamentari», si diceva alla vigilia del 13 febbraio. Dai proponimenti ai fatti il passo è stato breve. Il premier Conti è costretto a dimettersi perché gli negano la fiducia. E allora cosa fare? Di nuovo instabilità? Di nuovo elezioni con il rischio di compromettere il fiume di miliardi che l’Europa ci ha elargito, a debito per la verità, e di nuovo trattative e compromessi mentre la pandemia impazza e fa migliaia di vittime? Quei soldi bisogna spenderli, anche sperperarli se è il caso, ma guai fare economie o mandarli al mittente! Telefonate, riunioni segrete, coro di osanna, ed ecco che Super Mario Draghi viene tolto dalla naftalina e messo in sella. Con Draghi sembra prossima la fine delle Cassandre. Lui, come Cristo, sa moltiplicare i pani e i pesci, sa guarire i malati, sa trasformare la notte in giorno. “Vedrete, vedrete se in quattro e quattr’otto non risolverà tutti i problemi”, si sussurra. Alla prova dei fatti ti voglio, dice una massima cara a chi osa dubitare delle parole. E la prova dei fatti è quella cui è chiamato Draghi. L’unica cosa in cui si dimostra capace è distribuire mance e mancette, fare generosi regali agli speculatori, peggiorare le condizioni di vita dei più poveri e via discorrendo. Non uno straccio di intervento serio è fatto per la sanità pubblica. La sanità calabrese era allo sbando prima  e allo sfascio continua a essere con Draghi. E così la sanità lombarda marciava a vele spiegate verso la privatizzazione e a gonfie vele veleggia verso la privatizzazione con il governo “dei migliori”. Le liste di attesa erano lunghe prima e più lunghe si sono fatte adesso. Non un passo è compiuto per la salvaguardia del territorio, non un piano per il rilancio stabile della nostra economia, orfana della grande imprenditoria che ha preferito delocalizzare piuttosto che investire nel Paese, non una politica seria per l’occupazione giovanile e la riforma della macchina burocratica che continua a essere una palla al piede. Niente di tutto ciò. Draghi rimane affacciato alla finestra e dall’alto continua a distribuire rassicurazioni e mancette. Osserva i prezzi dei carburanti che aumentano e non muove un dito, constata che l’inflazione galoppa e non vara uno straccio di provvedimento serio, vede la scuola svilita e smembrata e non decide di porvi rimedio. Insomma, niente di niente. L’unica cosa su cui è concentrato è spendere i miliardi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), pur sapendo che alla fine lascerà sulle spalle degli italiani una montagna di debiti.