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sabato 12 marzo 2022

GANDHI, LA GUERRA… 
e le menti confuse

Gandhi
 
Una frase di Gandhi è stata citata dal teologo Vito Mancuso su "La Stampa" del 6 marzo, in un articolo intitolato: "Sono contrario alla guerra ma le armi vanno inviate" e ripresa dall'on. Luigi Manconi, già esponente di Lotta Continua e del partito dei Verdi, in un articolo su "La Repubblica" dell'8 marzo: "Perché la resistenza armata è etica", allo scopo di sostenere in modo ingannevole tesi belliciste.
Il Mahatma Gandhi aveva scritto in "Young India" del 4 novembre 1926: “Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari dinnanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole”.
Quella di Gandhi è un'evidente iperbole per spiegare che la nonviolenza richiede coraggio, non è passività o indifferenza. Ma la guerra ha una dimensione politica che va ben oltre l'incontro per strada con un folle, perché riguarda la violenza organizzata e pianificata nel tempo dagli Stati in un complesso militare-politico-scientifico-industriale fondato sulle armi atomiche. Rispetto alla minaccia incombente di una guerra atomica Gandhi ha ben detto che ad essa non si può partecipare neanche come barellieri in un corpo della Croce Rossa.
Rocco Altieri (presidente del centro Gandhi odv)