Una
frase di Gandhi è stata citata dal teologo Vito Mancuso su "La
Stampa" del 6 marzo, in un articolo intitolato: "Sono contrario
alla guerra ma le armivanno inviate" e ripresa dall'on. Luigi
Manconi, già esponente di Lotta Continua e del partito dei Verdi, in un
articolo su "La Repubblica" dell'8 marzo: "Perché la resistenza
armata è etica", allo scopo di sostenere in modo ingannevole tesi
belliciste. Il
Mahatma Gandhi aveva scritto in "Young India" del 4 novembre 1926:
“Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare
con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari dinnanzi, e che nessuno
abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la
gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole”. Quella
di Gandhi è un'evidente iperbole per spiegare che la nonviolenza richiede
coraggio, non è passività o indifferenza. Ma la guerra ha una dimensione
politica che va ben oltre l'incontro per strada con un folle, perché riguarda
la violenza organizzata e pianificata nel tempo dagli Stati in un complesso
militare-politico-scientifico-industriale fondato sulle armi atomiche. Rispetto
alla minaccia incombente di una guerra atomica Gandhi ha ben detto che ad essa
non si può partecipare neanche come barellieri in un corpo della Croce Rossa. Rocco
Altieri(presidente
del centro Gandhi odv)