Caro Angelo, credo che tu
abbia ragione sulla questione della nonviolenza e dell'uso delle armi nella
nostra epoca. Pochi riflettono attentamente sul fatto che l'impiego delle armi
nel nostro tempo, per la potenza della tecnologia bellica odierna, non può che
avere esiti catastrofici per chiunque, fino al pericolo estremo della
distruzione di tutte le forme di vita sulla Terra. Altrettanto pochi riflettono
sul fatto che la nonviolenza, così come è stata pensata da Gandhi, Capitini,
Milani, Pontara e altri ancora, non significa affatto arrendevolezza e
passività, obbedienza cieca e sottomissione, ma, al contrario, è una forma di
lotta, una lotta che non comporta lo spargimento di sangue e la morte di
nessuno (né la distruzione di case, ospedali, scuole, teatri, etc.) e che
affronta il conflitto cercando di restare umani e di considerare tutte le
ragioni, anche parziali, delle parti in causa. Certo, è una scelta rischiosa,
come tutte le scelte, del resto, perché fa appello alla razionalità e ai
sentimenti delle persone. Non tutti, però, fanno un buon uso della ragione e
dei sentimenti. Ma soprattutto occorre prendere atto - e lo scrivo con grande
amarezza - che le opinioni prevalenti considerano solo un aut-aut, che è falso:
o la resa passiva e vile oppure la lotta armata e il ricorso più sfrenato alla
guerra e alla violenza. Bisogna prendere atto del fatto che la lotta
nonviolenta, con tutti i suoi pregi e i suoi rischi, è presa sul serio ed è
assunta nella sua verità e possibilità soltanto da pochi, da una minoranza
ininfluente che non riesce ad affermarsi e nemmeno a suscitare un serio
dibattito pubblico. Siamo messi così ed è tristissimo, avvilente e
pericolosissimo. Franco
Toscani (saggista)