Verso la mobilitazione generale del 22 aprile a Roma. Il Coordinamento
Nazionale Lavoratori Portuali USB lancia una giornata di lotta per il 31 marzo
a Genova. Dalle ore 6 presidio presso il Ponte Etiopia. Ore 10:30 assemblea
nazionale operaia presso il CAP di Via Albertazzi.Il prezzo del conflitto lo
pagheranno i lavoratori con licenziamenti e carovita. Non un centesimo, un
fucile o un soldato per la guerra.Blocchiamo i nostri porti al traffico di armi. È l’ora
della variante operaia.
Come
lavoratori portuali non abbiano nessuna intenzione di restare indifferenti di
fronte ai nuovi venti di guerra che soffiano di nuovo in Europa. Questo
conflitto, che ha una genesi che va ben oltre la ricostruzione di comodo dei
nostri media nazionali e dei nostri politici, come ogni guerra nella storia
avrà delle pesanti conseguenze per tutti i noi. A pagarne le spese saranno
proprio i lavoratori e le lavoratrici. In Ucraina e Russia ovviamente, ma anche
nei paesi Europei, attraverso l'aumento del costo dei beni energetici come gas
e petrolio e delle spese militari. Tutto ciò porterà a dei contraccolpi
devastanti per il nostro paese. I licenziamenti di massa e le ristrutturazioni,
che non si sono mai fermate, andranno avanti senza sosta. Milioni di
lavoratori, già in difficoltà a seguito della crisi pandemica, si ritroveranno
con aziende chiuse e stipendi più bassi. Con l'aumento del carovita e nessun
adeguamento salariale complessivo a partire dai minimi tabellari, il potere di
acquisto sarà ridotto drasticamente. Il Prezzo della benzina che ha raggiunto
prezzi record (2,50 € per litro) inciderà anche sulla mobilità dei lavoratori e
sul costo dei prodotti finali a partire anche da quelli alimentari. Tutto ciò
mentre il nostro Governo, utile servo della Nato e degli interessi Americani,
cerca di trascinarci ancora di più nel conflitto con invio di risorse
economiche e sanzioni. Politiche che alimentano solo il conflitto. Perché è
nostra convinzione che l'economia di guerra e i traffici d’armi che questa
determina sono una delle principali cause dei conflitti e della loro
deflagrazione quando le classi dirigenti li alimentano, operando in palese
spregio delle leggi nazionali secondo cui l’Italia ripudia la guerra e si
astiene da ogni fornitura e supporto militare alle parti belligeranti.Quello che
dovrebbe essere un punto fermo della vita politica e civile del nostro Paese,
da decenni ormai è stato completamente messo in soffitta in ossequio ad interessi
industriali e geopolitici del tutto estranei ai lavoratori.Il tema della
guerra e quello del lavoro sono strettamente collegati. Tenerli separati
sarebbe un errore, soprattutto per noi lavoratori portuali che lavoriamo a
stretto contatto con le merci e non vogliamo essere complici della guerra
movimentando armamenti di qualsiasi tipo e qualsiasi destinazione nei nostri
scali.Per questi motivi il coordinamento nazionale dei portuali USB ha deciso
di lanciare una giornata di mobilitazione a Genova in occasione dell'arrivo nel
porto della nave Saudita Barhi carica di armamenti statunitensi. In queste
settimane i nostri lavoratori hanno effettuato un lavoro di monitoraggio negli
scali in cui siamo presenti denunciando qualsiasi movimento di armamenti, da
Genova a Livorno, passando per Trieste e Civitavecchia. All’aeroporto di Pisa i
lavoratori USB si sono già rifiutati di caricare armamenti su un aereo civile
che, sulla carta, avrebbe dovuto trasportare aiuti umanitari.Abbiamo deciso di
convergere su Genova il 31 marzo promuovendo anche un'assemblea nazionale dei
lavoratori e delle lavoratrici impegnati su questi fronti. Un momento
importante di lotta e confronto che servirà anche per confermare la nostra
adesione alla mobilitazione del 22 aprile a Roma quando i lavoratori dell’industria,
del commercio, della logistica, del trasporto e dei porti scenderanno in
sciopero e porteranno direttamente a Roma, di fronte ai palazzi del potere, la
loro rabbia e la loro determinazione. Coordinamento
Nazionale Porti Usb José N.