Lettori e guerra
VITA O MORTE
Ucraina. Li educano alla guerra
Rappresentare
l’icona di una bambina, o un bambino, soldato è il fallimento di una società
che arma il suo popolo senza mettere in conto i danni irreversibili che tali
azioni possono provocare sulle generazioni presenti e future. Vedere
giovanissimi soldati con i loro occhi smarriti e spenti, essi stessi vittime
della stessa follia, fare da scudo umano in città in cui non sono stati
concessi corridoi umanitari per la fuga verso una improbabile salvezza,
rappresentano una realtà illogica, dall’Africa, all’Ucraina che le nostre
coscienze si rifiutano di accettare. Dobbiamo far sentire il nostro sdegno
contro qualsiasi propaganda bellica
affinché nessuno possa esaltarla. Se questo significa stare nella minoranza e
diventare eretici in una società sempre più incapace di cogliere la complessità
e la sofferenza, l’accogliamo a braccia aperte. Non vorremmo più in futuro assistere
a una guerra fratricida nel cuore dell’Europa, ma di un popolo che cerca una
pace reale, non costruita su armamenti e fatue parole. Raccontare l’orrore di
una guerra assurda, di cui oggi vediamo le atroci conseguenze, è dovere civile
e morale, ma soprattutto non aderire, ma condannare, condannare se non vogliamo
affidare la vita alla morte.
Emma
Bosso Atonna
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