Saremo,
prima o poi, come Marte, come la Luna. Saremo come
ogni altro mondo disabitato e senza vita. Mai
come ora avevamo
visto in faccia la catastrofe nucleare, pur
essendone, comunque, stati spesso sfiorati anche
in passato. Mai,
come ora, abbiamo perso la speranza per
un eterno futuro di questo Pianeta. Da
oggi, ognuno di noi ha perso anche la voglia di
lasciare la sua pur minima impronta su
questa Terra che, fino a questo momento, ha
sopportato ogni nostra sorta di scelleratezza. Nessun
di noi calcherà più il piede, come prima, sulla
sua superficie, affinché la traccia del nostro fugace
passaggio vi rimanga impressa nei secoli, nei
millenni e negli eoni. Non ne varrà più la pena, finché
il nucleare resterà a pendere, come
una spada di Damocle, sulle nostre teste. Che
la fermi Fermi, da sottoterra, questa
catastrofe nucleare, cui diede egli l’abbrivio e che, da
oltre tre quarti di secolo, aleggia sulle nostre teste, con
la previsione che prima o poi ci sarà. Una
sola speranza ci resta ancora. Nessun vanaglorioso capo
di Stato, dal momento che non rimarrebbe su
nessun libro di storia, farebbe tanto male a sé stesso e
agli altri. Una guerra atomica ci potrà essere solo, dunque,
quando essi Capi di Stato sanno per certo di
potersi, azionando dallo spazio il letal bottone, porre
in salvo, assieme a parenti e amici, su
altri corpi celesti, già apposta approntati per
la loro sopravvivenza. Ma anche dove possano stampare
poi il libro di storia che racconterà l’apocalisse delle loro
folli gesta compiute su C’era una volta il pianeta Terra, da
inviare, con navicelle spaziali, verso i tant’altri mondi abitati.