Sciopero
generale e sociale contro la guerra e
contro l’economia di guerra. “Odissea”
sin dalle prime avvisaglie di un possibile conflitto, ha indicato nello
sciopero generale e nella mobilitazione delle masse popolari, dei lavoratori,
delle donne, delle mamme, degli studenti, della società civile nel suo
complesso, la risposta degli italiani contro la guerra. Contro un Governo
irresponsabile e un Parlamento avventurista, estremista, guerrafondaio che si
sono messi sotto i piedi la Costituzione ed hanno esposto il nostro Paese alla
rappresaglia nucleare mandando armi e gettando benzina sul fuoco. Contro i
mercati di armi che si stanno arricchendo sul sangue dei loro popoli, contro
gli speculatori che stanno alzando il prezzo delle merci condannando
all’impoverimento settori già in difficoltà, contro i capi di partito (quasi
nessuno escluso) dobbiamo scendere in piazza e far sentir loro tutta la nostra
indignazione. Gridargli in faccia che li riteniamo responsabili di quanto
accadrà al nostro Paese, ai nostri figli e nipoti, a noi stessi. Assemblea Nazionale sabato 9 aprile 2022 a Milano dalle ore 10 alle ore 16 al Circolo
Arci di via Bellezza n.16/a, vicino al Parco Ravizza. A due passi dal Viale
Bligny e dalla via Ripamonti. La
guerra in Ucraina sta seminando morte, distruzione e miseria. Ad oggi non
sembra essere imminente un cessate il fuoco duraturo tra le parti contendenti e
il conflitto sta rischiando di espandersi a macchia d’olio. L’invasione
dell’Ucraina ha messo a nudo le mire egemoniche di Putin e altrettanto quelle
falsamente democratiche degli USA e dei loro alleati UE (Italia inclusa), e
della Gran Bretagna, nascoste dietro la massiccia presenza militare della Nato
nei territori dell’Europa orientale nell’ex sfera di influenza russa, una
cintura composta da missili, aerei e navi capaci di colpire le città russe.
Siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria con migliaia di morti e 6 milioni
di persone in fuga dalle aree di guerra (compreso il Donbass), cosa inedita dal
1945. È giusto fornire assistenza medica ed umanitaria a tutte le popolazioni
civili colpite, altra cosa è invece diventare parte in causa nel conflitto con
la fornitura di armi: la pace si favorisce col dialogo e la responsabilità, non
tramite strumenti di morte. Le ragioni del contendere sono il controllo
economico del mercato delle risorse energetiche in nome dello sfruttamento e
del profitto e nei mesi scorsi il loro effetto era già stato tangibile in parte
anche nel nostro paese con l’aumento delle tariffe di gas ed energia elettrica,
oggi salite alle stelle. Le sanzioni paiono un boomerang che colpisce l’Europa,
ed in particolare l’economia italiana e quella tedesca, a tutto vantaggio degli
interessi Usa persino relativamente alle forniture di gas. Il riarmo tedesco,
altro effetto della crisi, peraltro mai auspicato dal 1945, con 200 miliardi
investiti in 5 anni, cancellerà il welfare più avanzato della Ue, trascinando
con sé alla rovina anche ciò che rimane del welfare in Italia e nel resto del
continente. Un obiettivo fondamentale del neo-liberismo. Nel nostro paese, a
fronte di una forte crisi economica causata dalla pandemia ancora in corso già
devastante per le condizioni di vita dei ceti popolari in termini di
licenziamenti e aumento della disoccupazione è stato raggiunto il record dei 25
miliardi per le spese militari nei primi mesi del 2022 di cui 78 milioni per
l’impresa bellica in Ucraina a discapito delle urgenti necessità sociali quali
sanità, istruzione, trasporti, casa. A questo si aggiungono i fermi di molte
filiere produttive a causa della scarsità delle materie prime, del levitare dei
loro costi e di quelli dell’energia, dei processi di delocalizzazione di questi
ultimi decenni e non per ultime delle immani privatizzazioni dei settori strategici
per l’economia del paese. Come se non bastasse il governo si appresta a varare
un piano di vera e propria economia di guerra con l’incremento delle spese per
la Difesa verso il traguardo del 2 per cento, passando dai circa 25 miliardi
l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni
al giorno). Pertanto facciamo appello a tutti i sindacati di base e
conflittuali, alle realtà sociali, alle associazioni, ai comitati impegnati
nelle mobilitazioni contro il conflitto bellico in Ucraina e l’economia di
guerra imposta a lavoratori/lavoratrici e ai ceti popolari a partecipare al
percorso di costruzione verso lo sciopero generale nazionale di tutti i settori
pubblici e privati che intendiamo mettere in campo nel mese di Maggio con i
seguenti obbiettivi : L’immediato cessate il fuoco in quei territori, la loro
smilitarizzazione con il ritiro immediato di tutti gli eserciti e dei
posizionamenti militari. Lo stop all’invio di armi in Ucraina e di soldati
dall’Italia ai siti Nato. Il ritiro di tutte le missioni militari all’estero.
Decreto-legge per il congelamento immediato dei prezzi di tutti i beni ed i
servizi primari (generi alimentari di prima necessità a partire dal pane e
della pasta, utenze energetiche, carburante, assicurazioni etc). Non è
ammissibile, soprattutto in questa fase di guerra, lasciare libertà di aumenti
esponenziali dei prezzi alle imprese fornitrici e agli speculatori
intermediari. Sblocco dei contratti e aumenti salariali. Reintroduzione
immediata della scala mobile con adeguamento automatico dei salari all’indice
dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Contro le
politiche di privatizzazione in atto. Per il controllo pubblico e democratico
da parte degli stessi lavoratori e lavoratrici, di tutte le aziende energetiche
e strategiche nazionali. Questo al fine dell’abbattimento delle tariffe e per
avviare realmente un processo di riconversione ecologica attraverso l’utilizzo
di risorse naturali impiegate per fini pacifici, per fermare il peggioramento
delle condizioni climatiche, per migliorare la qualità della vita. In poche
settimane, complice l’economia di guerra imboccata dal governo Draghi, siamo
passati in Italia da una fantomatica transizione energetica “green” alla
restaurazione delle centrali a carbone e alla minaccia del ritorno al nucleare.
Contro tutte le spese militari dirette, indirette e indotte. Per destinare tali
risorse economiche alla scuola, alla sanità pubblica, ai trasporti nonché al
salario garantito per disoccupati e sottoccupati. Riduzione dell’orario di
lavoro a parità di salario. Le conseguenze degli effetti combinati della
pandemia, della guerra guerreggiata e delle sanzioni alla Russia colpiranno
esclusivamente lavoratori, lavoratrici e disoccupati distruggendo posti di
lavoro in Italia. Solo con la riduzione della giornata lavorativa si potranno
salvare centinaia di migliaia di nuclei famigliari da una nuova ondata di
povertà e disperazione. A sostegno di un nuovo piano strutturale di edilizia
residenziale pubblica che preveda anche l’utilizzo del patrimonio pubblico in
disuso. INVITIAMO
TUTTO IL SINDACALISMO DI BASE, LE REALTÀ SOCIALI, LE ASSOCIAZIONI E I COMITATI
AL CONFRONTO, PARTECIPANDO ALL’ ASSEMBLEA NAZIONALE ADL
Varese - COBAS Sardegna CUB
- SGB - UNICOBAS - USI cit