Siamo a un passaggio certamente epocale, per certi
versi molto simile a quello che sta avvenendo per le conseguenze del
cambiamento climatico: un aggravamento generale del nostro modo di vivere,
quasi che il nostro ragionare in modo evolutivo e progressivo stia subendo
un mutamento non controllabile. Il nostro rapporto con la natura, già
complicato, viene aggravato dalla storia. E la storia la stanno facendo come al
solito, in pochi: Putin, Biden, la divisa e informe Europa, quest’ultima con
pretese di superiorità morale e politica, ma sostanzialmente ridotta a una
protesi del dominio - ora molto in crisi - americano. Le masse sono sempre state più o meno manipolate, ma oggi dopo trent’anni
di pensiero unico, esse sono particolarmente passive. Tutto è cominciato nella
parte finale del secolo scorso e il fenomeno procede ancor di più oggi: è venuto
meno il confronto, il dibattito pubblico: siamo al maccartismo – vedi gli
esempi della Scala, della Filarmonica di Monaco e del Metropolitan – senza i
comunisti. Quello precedente è stato un periodo in cui tutti ci sentivamo
protagonisti. L’agire politico, l’analisi dello stato delle cose esistenti, ci
forniva i mezzi, gli strumenti per contrastare il potere dei pochi. Quella fu
una fase in cui, non per la prima volta, grandi masse entrarono nella storia. Con
la guerra in corso, la passione di chi ritiene che l’errore più grande sia
quello di restare indifferenti, di non prendere posizione, la domanda che
rivolgo a me stesso è perché una guerra come questa, per le forze che sollecita
e per la violenza che suscita, di cui sento anche la vergogna della nostra
epoca, folle intere rimangono al margine passivamente? So che si sono avviate
mobilitazioni per la Pace. Ma pur importanti e giustamente motivate, le sento
portatrici di un’idea confusa del contrasto e delle responsabilità: è assente
la storia, la coscienza. Un tempo perduto che non si recupera emotivamente. Ritorno al tema della “sopportazione”: stiamo vedendo la realtà. È come
risvegliarsi. E il risveglio avviene in un istante. Ora, a me pare, che
questa dovrebbe essere l’occasione per ribellarsi. Lo dico rispetto a quanto
sta accadendo e al modo con il quale si vorrebbe risolvere il conflitto,
Armando e armandoci. Angelo Ferranti