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mercoledì 20 aprile 2022

ANNIENTAMENTO E IRRESPONSABILI
di Franco Continolo

 
Draghi e i suoi colleghi europei sono gente che fa la storia, mica dei perditempo come Chas Freeman, l’ex ambasciatore americano in Cina, che possono fermarsi a riflettere, e che vedono nel momento storico attuale la fine di tutto, dal (falso) ordine unipolare uscito dalla Guerra Fredda, all’ordine monetario post-bellico fondato sul dollaro, allo sforzo plurisecolare della Russia di essere ammessa nell’Occidente. Infatti il comunicato parla chiaro: “occorre accrescere l’isolamento internazionale di Mosca”, quindi sostenere incondizionatamente il regime fantoccio di Kiev, anche se ormai non ha più un esercito, ma solo milizie alle quali, come a Mariupol, non resta altro obiettivo che immolarsi (con gli ostaggi) per la distruzione della città. Brexit, il riarmo di Germania e Giappone e l’adesione alla NATO di Svezia e Finlandia sono per Freeman altri eventi che cambiano la storia – potremmo dire che segnano la fine dell’europeismo. Nonostante ciò, l’ex ambasciatore conclude con una nota di ottimismo, anche se non farà in tempo ad assistere al ravvedimento: la collaborazione sino-americana degli ultimi 40 anni è stata troppo benefica perché vi si possa mettere una pietra sopra. Intanto nel Donbas è partita la fase due; ad annunciarlo è stato lo stesso Lavrov. Tradotto in italiano, il messaggio sembra il seguente: finito il lavoro preparatorio, consistente nell'accerchiare le milizie operanti nel Donbas, e nel precludere loro ogni tipo di rifornimento, adesso si procede al loro annientamento (o alla loro resa, se conservano un minimo di coscienza). In realtà, almeno per quanto riguarda Mariupol, la partita è ormai alla fine. Interessante la testimonianza del soldato russo intervistato da Max Bonelli – è una testimonianza che ci ricorda che la guerra non è solo orrore, ma anche coraggio, generosità. Ma la guerra è soprattutto intelligenza, capacità di dare giusto peso alle informazioni, o di capire cosa stia dietro la loro mancanza, scrive Larry Johnson, il quale nel commentare la prima fase, l’accerchiamento di Kiev, richiama alla memoria i depistaggi che hanno preceduto lo sbarco in Normandia. E il condottiero di successo, potremmo concludere con Tolstoj, non è quello che sbaraglia il campo, che vuole imporsi sul caos, ma colui che sa manovrare a proprio favore le forze del caos.