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mercoledì 20 aprile 2022

ANPI
di Franco Astengo

 
Nel servizio dedicato all’ANPI e apparso su “Domani” del 19 aprile si è posto l’accento su questioni reali, esistenti sia all’interno dell’Associazione sia nell’insieme delle relazioni esterne nel complesso del sistema politico- culturale. Per ragioni di economia del discorso tralascio un’analisi più dettagliata e rivolta all’indietro nel tempo che pure sarebbe necessaria e mi limito ad alcuni punti di osservazione:
1) L’Anpi entra nel mirino del dibattito politico nel 2016 con il referendum confermativo sulle riforme costituzionali promosse dal governo Renzi. In quel frangente l’ANPI si assunse il ruolo (scomodo) della difesa “sine qua non” del modello repubblicano - costituzionale dettato dalla Carta Fondamentale del ’48. Lo stesso atteggiamento era stato preso, ma in tutt’altro contesto, nelle analoghe proposte avanzate dal centro - destra nel 2006, proposte respinte dal voto popolare nel relativo referendum confermativo;
2) Egualmente l’ANPI ha preso posizione nel referendum confermativo sul taglio dei parlamentari proposto dal M5S e svoltosi nell’autunno 2020 in concomitanza con alcune elezioni regionali. Attenzione! a quel punto ci siamo trovati al secondo “strappo” verso l’establishment dominante. Da ricordare come nel referendum sul taglio dei parlamentari (biecamente populista ma sostenuto da tutto l’impianto mainstream) la posizione dell’ANPI e del Comitato per la Difesa Costituzionale (CDC) risultò minoritaria ma raccogliendo comunque oltre 6 milioni di voti rimasti almeno per ora politicamente inutilizzati.
3) Sono stati questi appena elencati i punti di una cesura politica che ha fatto scoprire come nell’ANPI “non ci siano più i partigiani”, fatto si direbbe lapalissiano per ragioni di carattere anagrafico: da questa osservazione della “mancanza di partigiani” risulterebbe decaduta quella “autorità morale” invece esercitata nel passato. Formulando questo giudizio si evita però di osservare come gli iscritti e i dirigenti dell’ANPI abbiano svolto, nel corso degli anni, un’attività di conservazione della memoria e di trasformazione della stessa che, rispetto alle vicende della Liberazione, molti avrebbero voluto si fosse conservata “di parte” (come era stato negli anni della guerra fredda) e che invece l’ANPI ha sicuramente contribuito a far diventare, com’era giusto, di “tutti”. Una Resistenza di “tutti” ponendo particolarmente l’accento nel ricordo di quegli avvenimenti sulle altre forme di Resistenza che vanno giustamente esaltate accanto alla memoria dei Partigiani Combattenti;
4) È indubbio che risulti da approfondire la riflessione sulla guerra in corso così come questa è stata portata avanti nel recente congresso nazionale. Deve essere meglio considerato il rapido mutamento di contesto verificatosi rispetto a qualche mese or sono. Ma egualmente va approfondito il ruolo dell’ANPI rispetto al quadro di vero e proprio “deperimento costituzionale” che il nostro sistema politico sta subendo ormai da molti anni;
5) Il punto vero della situazione che si è creata non risiede quindi tanto nelle dichiarazioni personali del Presidente dell’ANPI o nell’insieme delle posizioni sostenute dall’insieme dell’Associazione ma essenzialmente sul tema del tutto dirimente della “questione costituzionale” (vedi polemiche sulla lettura parziale dell’articolo 11). Deve essere chiaro che nel corso di questi anni l’ANPI ha sostenuto nella necessità di affermazione dei valori e dei principi della Costituzione Repubblicana un ruolo in buona parte di supplenza rispetto a forze politiche e culturali cui anche questo compito sarebbe spettato e che, invece, hanno largamente disatteso;
6) Nel passaggio dettato dal succedersi delle generazioni l’ANPI è chiamata ad assumersi per intero questo compito di vera e propria “affermazione costituzionale”. Un compito inteso assieme come fatto culturale e politico. Una responsabilità che l’ANPI è chiamata ad assolvere grazie ad un principio di “moralità storica” che deriva all’Associazione dallo stare portando avanti, ben oltre il fattore anagrafico dei suoi componenti, il compito istituzionale di mantenimento di una memoria che alla Costituzione antifascista è direttamente e indissolubilmente legata.