In
anni (questo e il successivo) in cui c’è da prevedere che non mancheranno, nel
bene e nel male, confronti, memorie, studi, rivendicazioni, de- e ri mitizzazioni
di Maria Callas (1923-1977) queste pagine inattese di Laura Boella conservano
una loro originalità. Il punto di vista è tra i meno usuali, dato che al centro
non è Callas (comunque giustamente apprezzata) di per sé, bensì piuttosto la
presenza di Callas nella vita culturale di Bachmann. Un incontro da cui
scaturiscono spunti inediti per considerare le due artiste, e in particolare
Bachmann. Qualche
notazione sparsa: Boella si è messa in gioco, è quanto più apprezzo; le pagine
più riuscite sono quelle in cui lo si avverte chiaramente (il Prologo,
l’Epilogo, ma anche altri passi qua e là). E sono anche le pagine in cui emerge,
nel suo rapporto con Bachmann, la sua capacità di cogliere statura, artistica e
umana insieme di Maria Callas: la sua “grandezza […] così fuori del tempo” (p. 78);
la sua feconda inattualità. Questa grande interprete appartiene del resto a
pieno dritto anche al mio mondo: che io mi sia non poco coinvolto nella lettura
va da sé; che io mi sia sentito più o meno direttamente chiamato in causa è
scontato. Certo,
non poco fa pensare: i termini rinviano al contesto generale degli studi di
Boella, e tuttavia resta qualche interrogativo circa il loro uso, in specifico
riferimento più a Callas che a Bachmann (su cui sarà comunque da rileggere il
capitolo dedicatole da Boella in Le imperdonabili, Mimesis, 2013, pp.
127-157). Molto fa riflettere: si è (o quanto meno sono) portati a rileggere,
senza esser sicuri di aver capito a fondo. E questo è indice della ricchezza e
della stratificazione plurima del testo. Forse anche qui vale quanto Chiara
Zamboni ha notato a proposito di Luogo eventuale di Bachmann: “è un
testo che evita i generi, non essendo né propriamente un racconto né un saggio”
(“Da essere a essere. Da Ingeborg Bachmann
a Meister Eckhart”, in Sentire e scrivere la natura, Mimesis, p.16). Un’interrogazione di testi comunque mi sembra Con
voce umana; nessun mero resoconto. E sul fondo l’eterna questione, come
scrivere, se si deve, su Maria Callas? Non si riflette in questo, mutatis
mutandis, il disagio a scrivere della stessa Callas, cui giustamente Boella
dà rilievo?
Ingeborg Bachmann
Nel
titolo due mi sembrano le parole chiave: “Umana” e “corpo”; lascio in disparte
l’eterna, ingrovigliata, questione della relazione tra l’arte e a vita, che
naturalmente neppure in Boella trova una soluzione definitiva. Quanto a “umana”,
il termine è di per sé consunto: fino a dove si spinge l’“umano”, cosa esclude?
È un tema tuttavia cui Boella dedica le pagine 89-93, recanti a titolo appunto Una
voce umana. Credo inoltre l’”umano” vada letto nel legame col “corpo” del
sottotitolo: un corpo vivo. Il contesto rinvia al corpo agito da Marina
Abramović, che molto amò Maria Callas, fino a dedicarle in questi ultimi anni
uno dei suoi spettacoli più avvincenti. Boella non a caso dedica, con l’acribia
che le appartiene, a 7 Deaths of Maria Callas le pagine da 40 a 45; pur
esprimendo qualche riserva nei confronti dell’opera di questa nota performer. La
figura di copertina: una giovane donna (la moda è quella degli anni ’50-’60) tiene
in grembo un profilo femminile dai lineamenti non morbidi, scultorei direi. Certo,
che il volto della scrittrice sgorghi dal grembo della cantante sta a segnalare
la rilevanza che l’incontro con Maria Callas ha assunto per Ingeborg Bachmann;
ed è avvenuto nel momento in cui significativi mutamenti sono in atto nella sua
scrittura: “Tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta Ingeborg Bachmann
sperimenta nuovi generi di scrittura legata in particolare alla musica” (p. 75).
Simili mutamenti restano tra quanto di più prezioso, e lusinghiero per Callas,
Boella ha documentato. Importante
è poi l’aver dato risalto alla dimensione dell’ascolto, alla musica in quanto
ascoltata. E l’aver valorizzato l’ascolto mediante i mezzi della
riproducibilità tecnica; in un mondo in cui pochi restano tra coloro che hanno
potuto vedere e sentire dal vivo Maria Callas, e la schiera dei “vedovi della
Callas” tende a sparire (senza gran danno peraltro), il gesto della voce di
Maria Callas resta vivo anche nelle registrazioni.
Laura
Boella Con
voce umana. Arte e vita nei corpi di
Maria Callas e di Ingeborg Bachmann Ed.
Ponte alle Grazie, 2022 pp.
116, € 14,00