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lunedì 25 aprile 2022

CALLAS E BACHMANN
di Gabriele Scaramuzza


Maria Callas
 
 
In anni (questo e il successivo) in cui c’è da prevedere che non mancheranno, nel bene e nel male, confronti, memorie, studi, rivendicazioni, de- e ri mitizzazioni di Maria Callas (1923-1977) queste pagine inattese di Laura Boella conservano una loro originalità. Il punto di vista è tra i meno usuali, dato che al centro non è Callas (comunque giustamente apprezzata) di per sé, bensì piuttosto la presenza di Callas nella vita culturale di Bachmann. Un incontro da cui scaturiscono spunti inediti per considerare le due artiste, e in particolare Bachmann.
Qualche notazione sparsa: Boella si è messa in gioco, è quanto più apprezzo; le pagine più riuscite sono quelle in cui lo si avverte chiaramente (il Prologo, l’Epilogo, ma anche altri passi qua e là). E sono anche le pagine in cui emerge, nel suo rapporto con Bachmann, la sua capacità di cogliere statura, artistica e umana insieme di Maria Callas: la sua “grandezza […] così fuori del tempo” (p. 78); la sua feconda inattualità. Questa grande interprete appartiene del resto a pieno dritto anche al mio mondo: che io mi sia non poco coinvolto nella lettura va da sé; che io mi sia sentito più o meno direttamente chiamato in causa è scontato.    
Certo, non poco fa pensare: i termini rinviano al contesto generale degli studi di Boella, e tuttavia resta qualche interrogativo circa il loro uso, in specifico riferimento più a Callas che a Bachmann (su cui sarà comunque da rileggere il capitolo dedicatole da Boella in Le imperdonabili, Mimesis, 2013, pp. 127-157). Molto fa riflettere: si è (o quanto meno sono) portati a rileggere, senza esser sicuri di aver capito a fondo. E questo è indice della ricchezza e della stratificazione plurima del testo. Forse anche qui vale quanto Chiara Zamboni ha notato a proposito di Luogo eventuale di Bachmann: “è un testo che evita i generi, non essendo né propriamente un racconto né un saggio” (“Da essere a essere. Da Ingeborg Bachmann a Meister Eckhart”, in Sentire e scrivere la natura, Mimesis, p.16).
Un’interrogazione di testi comunque mi sembra Con voce umana; nessun mero resoconto. E sul fondo l’eterna questione, come scrivere, se si deve, su Maria Callas? Non si riflette in questo, mutatis mutandis, il disagio a scrivere della stessa Callas, cui giustamente Boella dà rilievo?


Ingeborg Bachmann

Nel titolo due mi sembrano le parole chiave: “Umana” e “corpo”; lascio in disparte l’eterna, ingrovigliata, questione della relazione tra l’arte e a vita, che naturalmente neppure in Boella trova una soluzione definitiva. Quanto a “umana”, il termine è di per sé consunto: fino a dove si spinge l’“umano”, cosa esclude? È un tema tuttavia cui Boella dedica le pagine 89-93, recanti a titolo appunto Una voce umana. Credo inoltre l’”umano” vada letto nel legame col “corpo” del sottotitolo: un corpo vivo. Il contesto rinvia al corpo agito da Marina Abramović, che molto amò Maria Callas, fino a dedicarle in questi ultimi anni uno dei suoi spettacoli più avvincenti. Boella non a caso dedica, con l’acribia che le appartiene, a 7 Deaths of Maria Callas le pagine da 40 a 45; pur esprimendo qualche riserva nei confronti dell’opera di questa nota performer.   
La figura di copertina: una giovane donna (la moda è quella degli anni ’50-’60) tiene in grembo un profilo femminile dai lineamenti non morbidi, scultorei direi. Certo, che il volto della scrittrice sgorghi dal grembo della cantante sta a segnalare la rilevanza che l’incontro con Maria Callas ha assunto per Ingeborg Bachmann; ed è avvenuto nel momento in cui significativi mutamenti sono in atto nella sua scrittura: “Tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta Ingeborg Bachmann sperimenta nuovi generi di scrittura legata in particolare alla musica” (p. 75). Simili mutamenti restano tra quanto di più prezioso, e lusinghiero per Callas, Boella ha documentato.   
Importante è poi l’aver dato risalto alla dimensione dell’ascolto, alla musica in quanto ascoltata. E l’aver valorizzato l’ascolto mediante i mezzi della riproducibilità tecnica; in un mondo in cui pochi restano tra coloro che hanno potuto vedere e sentire dal vivo Maria Callas, e la schiera dei “vedovi della Callas” tende a sparire (senza gran danno peraltro), il gesto della voce di Maria Callas resta vivo anche nelle registrazioni.
 

        
 
 
Laura Boella
Con voce umana. Arte e vita nei corpi
di Maria Callas e di Ingeborg Bachmann
Ed. Ponte alle Grazie, 2022
pp. 116, € 14,00