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giovedì 28 aprile 2022

DA ACRI UNA LEZIONE DI PACE
di Rocco Altieri*

Acri. Il monumento contro le guerre
realizzato da Gino Scarsi
 
Un messaggio culturale importante.  
 
Pisa. Acri, importante e storico comune calabrese di circa 20.000 abitanti in provincia di Cosenza, che dal 17 settembre 2001 si fregia del titolo di città, dal 25 aprile 2022 ha acquisito a buon diritto quello di Città per la Pace che lo eleva in Calabria al rango culturale di altre già blasonate località: San Giovanni in Fiore, insediamento monastico dell’abate Gioacchino di spirito profetico dotato; Stilo, Città del Sole di Tommaso Campanella; Palmi, paese natale del filosofo e poeta Domenico Antonio Cardone, candidato negli anni sessanta al premio Nobel per la pace.
A dare lustro alla città calabrese di Acri è stata la recente decisione dell’amministrazione comunale di collocare in uno spazio pubblico il monumento contro tutte le guerre, arrivato in Calabria grazie ai buoni uffici dello scrittore Angelo Gaccione, nativo di Acri e fondatore con Cassola della Lega per il disarmo unilaterale.
Da anni si aspettava di vedere il monumento esposto in un luogo consono, ma evidentemente tante sono state le incomprensioni, le ottusità, le resistenze.
Da tutti è accettato costruire sepolcri per le vittime, non le opere che ne denuncino il crimine. È significativo che, a dare la spinta per vincere le paure del passato, sia stata negli amministratori la volontà di dare un messaggio di pace in un momento così tragico per la minaccia incombente di un’escalation verso la guerra atomica. Finora nelle piazze di tutt’Italia si possono incontrare unicamente i monumenti voluti dal fascismo per esaltare la retorica della guerra. Tali monumenti, a dispetto della lunga tradizione cristiana, sono una forma di idolatria cui tutti si sono piegati in un rigurgito pagano di esaltazione militaristica. In Italia non ci sono monumenti per la pace. Quello di Acri è in assoluto il primo del genere contro la guerra, che ne denuncia le cause, figurate nelle tre teste mostruose dell’idra di Lerna, il mostro assassino che infierisce sull’uomo che è a terra prostrato.
Gli educatori devono affiancare i ragazzi e i cittadini nel rendere intelligibile l’opera perché si intenda come la violenza organizzata degli stati si alimenta della forza bruta, della volontà di dominio e di accumulazione di ricchezze e queste sono la negazione dell’umana convivenza. La guerra non è un fatto ineluttabile. La guerra è follia, per cui, come afferma il preambolo costitutivo dell’UNESCO nel 1945: “Se le guerre iniziano nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”.
 
*Presidente del Centro Gandhi di Pisa