Guerrafondai LETTERA APERTA AL SEGRETARIO DEL PD di Michele Santoro
Caro Segretario Letta, osservo con sgomento gli attacchi che il suo partito rivolge contro quelle
poche voci dissonanti, giornalisti e intellettuali, che osano sollevare qualche
interrogativo sulla guerra in corso in Ucraina. Chi le scrive a 18 anni
era in piazza contro l’invasione da parte dei carrarmati russi della
Cecoslovacchia; e quando, pochi mesi dopo, Jan Palach si diede alle fiamme in
piazza San Venceslao a Praga, occupava l’università con un gruppetto esiguo di
studenti. Non ho mai avuto simpatie per Putin. Una mia trasmissione è stata tra le
poche voci a denunciare gli orrori dei massacri in Cecenia e a considerare con
disprezzo chi definiva una “democrazia con qualche difetto” la Russia di
oggi. Lei sa che, invece, padri nobili del suo partito hanno giustificato
l’intervento armato del patto di Varsavia o hanno civettato a distanza con
Putin sul superamento della democrazia. Il rispetto dei confini nazionali e
dell’autodeterminazione dei popoli, le regole internazionali, esistono per
molti a giorni alterni. L’Iraq di Saddam e la Libia di Gheddafi, per esempio,
erano stati sovrani ma per rovesciare i dittatori si potevano bombardare. Come
vede, Putin ha preso parecchie lezioni dalla Nato. I bombardamenti di Belgrado
erano “illegali ma legittimi”; la modifica violenta dei confini della Serbia e
la creazione di uno stato indipendente nei territori abitati in maggioranza
dagli albanesi “erano l’unica soluzione per tutelare i diritti di una
minoranza”. “L’Operazione Arcobaleno” terminò con l’allargamento della Nato ma
“esclusivamente per ragioni umanitarie”. Invece, i russofoni separatisti in Ucraina sono “servi di Putin”, non hanno
la stessa dignità dell’UCK di Hashim Thaçi, che grazie a quella “Operazione”
divenne Primo Ministro, Ministro degli Esteri e Presidente della Repubblica del
Kosovo. Oggi è sotto processo per crimini di guerra contro l’umanità davanti al
Tribunale dell’Aia. Dettagli. Era proprio necessaria la nascita di quello
Stato? Non bastava una vera autonomia amministrativa garantita da osservatori
internazionali dell’Onu, la stessa che si sarebbe dovuta concedere al Donbass
dopo una guerra ignorata che ha già fatto quattordicimila morti? I principi vanno, vengono e oscillano come il dollaro. Putin va processato
per crimini di guerra, giusto. E Bush, che ha provocato più di un milione di
vittime in Iraq, no? Denazificare non è come deterrorizzare? Abbiamo una legge che impedisce a volontari di andare a combattere in un
paese straniero. Perché? L’Italia che bandisce la guerra considera un reato
partecipare a una guerra in un paese straniero: ci potrebbe far apparire come
cobelligeranti. Mandare armi come ci fa apparire? Allo stesso modo degli Stati
Uniti. Caro segretario Letta, vedo Lei e Draghi avvolgersi nella bandiera
dell’Ucraina aggredita e rimanere inerti. Non avete pronunciato una sola parola
per l’incredibile invito all’escalation di Biden. In compenso siete attivissimi
nel ridurre al silenzio qualunque voce fuori dal coro. In nome della libertà
avete steso sull’informazione un velo di uniforme conformismo che nemmeno ai
tempi di Berlusconi. La Rai fa pena: il dolore dei civili scorre nei video come
un flusso senza punti interrogativi. Non si deve certo nascondere il dolore,
come fa Putin con le sue televisioni. Tuttavia nei telegiornali mancano i
perché, le analisi, le valutazioni imparziali sull’andamento della guerra,
mentre abbondano gli annunci di vittoria di Zelensky e le sue esortazioni a
fare di più. Più armi, più guerra, più massacri. Il problema è per fare che
cosa. Ha ragione o ha torto quando dice “non avete il coraggio”? Dovremmo
rischiare una terza guerra mondiale e la distruzione del mondo? Per far fare a
Putin la fine stessa di Saddam e di Gheddafi senza che prema il bottone rosso?
Gli insulti di Zelensky, le accuse di codardia, meritano una risposta da parte
sua, caro segretario Letta. Lo strazio dei massacri, l’orrore di questa
invasione di cui Putin dovrà portare la colpa di fronte alla storia, devono
essere interrotti da un accordo senza vincitori o la guerra deve finire con la
caduta di Putin? Il suo partito gronda di sdegno e di indignazione ma non
sembra avere una risposta per questa domanda assai semplice, una visione da
interporre tra quella del Presidente americano e quella del Presidente russo.
Infatti dobbiamo affidarci a Erdogan per una terza visione, per sperare in un
cessate il fuoco. Erdogan, l’autocrate “buono” di turno che aderisce alla Nato.
E l’Europa? È una parola che ormai si usa quando non si sa bene cosa dire, una
cassa di missili affidata agli americani. Niente di più.