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martedì 17 maggio 2022

CONFLITTO E GUERRA
di Franco Continolo

 
La Finlandia nella NATO non è solo una provocazione, come dice il generale Bertolini; è la certificazione che lo spirito di Helsinki è morto e sepolto, e che l’Europa procede inesorabilmente verso il baratro. Come i furbacchioni di Londra e Washington riescano a spingere ancora una volta, e contro i propri interessi, l'Europa alla guerra, è tutt’altro che un mistero. Se si prescinde da quel buco nero di torbide passioni, che sta tra Germania e Polonia, restano due ottime spiegazioni: corruzione e intimidazione. La prima è esposta da Paul Craig Roberts che essendo stato uomo di governo con Reagan, sa di cosa parla. La seconda è avanzata da Jan Oberg nel ricordare la figura di Olof Palme – dello stesso disegno, si potrebbe aggiungere, fa parte l’assassinio di Dag Hammarskjold, l’uomo che aveva portato lo spirito attivo del non-allineamento alle Nazioni Unite, e, nel nostro piccolo, quello di Aldo Moro (senza dimenticare le vittime delle stragi, da Portella della Ginestra a Bologna, cadute sul fronte della “destabilizzazione per stabilizzare”, come ha scritto il giudice Tamburino). Oberg parte da una distinzione che neanche il papa ha ancora capito, quella fra conflitto e guerra, che porta l’autore ad affermare che la guerra attuale nasce da un conflitto, alla cui origine non c’è certo la Russia. L’articolo è esaustivo nel ricostruire come Finlandia e Svezia siano arrivate alla decisione di aderire alla NATO, e nella previsione delle conseguenze: in sostanza, l’ulteriore perdita di indipendenza dei due paesi. All’autore naturalmente non sfugge il ruolo dei media, ossia della propaganda, nel processo di progressivo asservimento dell’Europa. Per i giornalisti il problema è lo stesso dei politici: mancanza di coraggio civile.