IL CASO ASSANGE Non
possiamo ignorare Assange e il #dirittodisapere
Julian Assange
Il
3 maggio è la giornata mondiale della libertà di stampa: il fondatore di Wikileaks
è in prigione a Londra. Una ferita a chi ha reso note notizie fondate e
documentate. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava il 3
maggio come Giornata mondiale della libertà di stampa, nota anche come “Giornata mondiale della stampa”, per
evidenziare l'importanza della libertà di stampa e ricordare ai
governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di espressione
sancita dall'Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti
umani del 1948. E il 3 maggio di quest’anno 2022, in cui è iniziato
un inaspettato, incredibile e devastante conflitto tra la Russia e gli Stati
Uniti, giocato sul campo di battaglia dell’Ucraina a discapito dell’Europa, è
alle porte. Quanto mai attuali sono ora le profetiche parole del Presidente del
Consiglio Nazionale dell’Odine dei Giornalisti Carlo Bartoli pronunciate sul
finire dell’anno scorso circa lo scenario inquietante sul fronte dei diritti
umani rappresentato dal caso di Julian Assange, sulle modalità di detenzione,
sull’accanimento giudiziario per una condanna che non avrebbe mai dovuto
esserci. Una condanna che è già in atto prima di una sentenza, dato che il
fondatore di Wikileaks è attualmente
ancora in prigione a Londra per aver contribuito a diffondere documenti
riservati su crimini di guerra commessi dalle forze statunitensi in Iraq e in
Afghanistan, vale a dire per aver rivelato notizie fondate e documentate,
quindi per aver esercitato il proprio diritto (e dovere) di giornalista! Il rischio dell’estradizione Qualora la segretaria
agli Affari Interni britannica Priti Patel approvasse – con una decisione
attesa entro il 18 maggio p.v. - l’ordine di estradizione, già emanato dalla
Magistrates’ Court nei confronti di Julian Assange, vi sarebbe un allarmante
precedente per i giornalisti e i pubblicisti di tutto il mondo, per la libertà
di stampa e per l’opinione pubblica, per il #dirittodisapere che cosa fanno i
governi di nascosto invece che con provvedimenti pubblici, in spregio ai
principi di democrazia occidentale che essi dovrebbero propugnare. Dopo aver letto il disperato appello della
consorte Stellas Morris durante il Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia
del 9 aprile di quest’anno, tutti noi liberi cittadini, non solo avvocati e
giornalisti, dobbiamo unirci alle tante voci delle associazioni internazionali
per la libertà di stampa e per i diritti umani, ai tanti intellettuali, uomini
di cultura, personaggi dello spettacolo ed editori indipendenti che hanno
sottoscritto il documento in difesa
di Assange pubblicato anche sul sito dell’International Federetion of Journalists. Un diritto fondamentale violato Non dimentichiamo il
ruolo fondamentale del giornalismo di inchiesta e dei c.d. whistleblower nel disvelare scandali, nel sollevare importanti
dibattiti su temi di interesse pubblico, consentendo ai cittadini di essere
informati, di poter sapere, di esercitare un diritto che è anche un fondamentale
principio di garanzia democratica degli Stati di diritto. Riprendendo le parole di
Stella Morris pongo anch’io la stessa domanda: se i giornalisti che ora
riprendono e documentano ciò che sta accadendo in Ucraina, che hanno già
documentato quello che accadeva in Siria, subissero le stesse accuse, le stesse
persecuzioni e privazioni di libertà di documentare e informare, noi resteremmo
indifferenti? No! Allora dobbiamo prendere a cuore il caso Assange, dimostrando
di non avere paura, di non farci intimorire, perché denunciare anche i crimini
di Stato è un diritto e anche un dovere, fondamentale garanzia di democrazia. Anche il sottoscritto fa
ora parte, con questo mio appello e grido di protesta, dei tanti giornalisti, associazioni,
media e testate indipendenti che
sostengono Julian Assange e WikiLeaks,
in difesa delle libertà di espressione nell’interesse di tutti. Giovanni Bonomo - Centro
Culturale Candide