Assolti i manager della
Pirelli responsabili della morte per amianto di 28 operai. Come
previsto (l’avevamo già scritto l’11 marzo) il Tribunale di Milano ha assolto
in 2° grado, il 26 maggio 2022, 9 managers della Pirelli di viale Sarca
(Milano), imputati di omicidio colposo per la morte di 28 operai dello
stabilimento morti per patologie da amianto. I
9 dirigenti erano già stati assolti con formula piena in 1° grado dalla giudice
Annamaria Gatto perché “il fatto non sussiste” e perché “il fatto non
costituisce reato”, motivazione ripresa ieri per assolverli nuovamente. Nel
tribunale di Milano - V sezione - sono stati celebrati diversi processi (Breda,
Pirelli, Scala di Milano ecc. solo per ricordarne alcuni) per l‘omicidio di
centinaia di lavoratori, morte causata dall’esposizione all’amianto,
cancerogeno ben noto fin dai primi del ‘900 e usato nelle fabbriche a man bassa
dato il suo basso costo. Eppure
nessuno è stato, nessuno è colpevole. La
V sezione del Tribunale di Milano ribadisce così che uccidere gli operai nel
nostro paese NON è reato: una strage senza colpevoli in un paese che al danno
aggiunge la beffa,e soprattutto la
vendetta, per aver osato “disturbare il manovratore” - in questo caso i
managers di una multinazionale come la Pirelli - chiedendo uno straccio di
giustizia e dove le parti civili (il nostro Comitato per la Difesa della Salute
nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Medicina Democratica, AIEA Associazione
Esposti Amianto, Camera del Lavoro) in questo caso) si vedono condannatea pagare le spese processuali. Una
volta di più in Italia, paese “libero e democratico” che si arroga il diritto
di dare lezioni sui diritti umani, il “mercato”, o meglio il profitto dei
padroni, vale di più della vita dei lavoratori, che sono coloro che
costruiscono la ricchezza del nostro Paese. Sulla loro pelle e sul loro sangue:
in questi primi mesi del 2022 sono già 182 i morti sul lavoro, senza contare
gli “incidenti” che avvengono per il mancato rispetto delle misure di
sicurezza, per l’aumento bestiale dei ritmi di lavoro, per la totale
indifferenza verso la salute e la vita dei lavoratori. Salvo poi vedere le
istituzioni versare lacrime da coccodrillo sui corpi senza vita e giurare che
non deve succedere mai più. Eppure continua a succedere, non cambia nulla e non
c’è mai un colpevole. Questa
è la giustizia dei padroni, che ribadisce che il profitto viene prima di tutto,
anche della vita e della salute di lavoratori e cittadini. Non
lacrime ma lotta. Spetta solo a noi - operai, lavoratori, familiari, cittadini -
gridare forte che non vogliamo più morire per il profitto di pochi; spetta solo
a noi unirci, organizzarci e lottare contro questa piaga perché nessuno - e
questa vicenda lo dimostra una volta di più - ci darà giustizia: la legge non è
uguale per tutti e per i padroni c‘è l’impunità, ribadita ancora una volta dai
tribunali dello Stato. Comitato
per la Difesa della Salute nei
Luoghi di Lavoro e nel Territorio