LA SCOMPARSA DI EMILIO RENZI
di Gianni Trimarchi
Emilio Renzi
Emilio
Renzi purtroppo in questi giorni ci ha lasciati. Nato a Como nel 1937, studiò filosofia
all’università di Milano, laureandosi con Enzo Paci, al quale fu legato da
grande stima per tutta la sua vita.
Lavorò prima presso Il
Saggiatore di Alberto Mondadori, poi alla Direzione Relazioni culturali
della Olivetti e fu infine per dieci anni docente di Semiotica alla scuola del
Design del Politecnico di Milano. Per molti anni fece parte del direttivo di Materiali di Estetica e di Filosofia in circolo, dove ebbe modo
di esprimere ad un tempo la sua la sua profondità teorica ed il suo senso
pratico.
Renzi va soprattutto ricordato per essere stato già negli
anni Sessanta uno dei più significativi interpreti italiani del pensiero di
Ricoeur. La sua traduzione di De
l’interprétation, dopo oltre cinquant’anni, fa ancora testo, così come sono
sempre citati i vari articoli da lui scritti in buona parte nello stesso
periodo, tesi a definire l’identità della persona umana.
L’esperienza alla Olivetti costituì per lui qualcosa di
molto significativo. Si trattava di un’attività imprenditoriale che comprendeva
ad un tempo un grande impegno verso lo sviluppo tecnologico, ma anche
un'attenta considerazione per i diritti dei lavoratori, intesi come persone, in
tutta la complessità del termine, che egli aveva ben conosciuto nei suoi studi
filosofici.
Qui una sua definizione, ricavabile dal suo ultimo testo, Persona.
La "concretezza" della Persona sta nel suo
essere un plenum di pensiero ed
empiria, diritti e "storti" della Storia. Persona sta nella Comunità,
comunque intesa (e criticata) e nella Città dell'Uomo, che io vedo (amo vedere)
come Città cosmopolita.
Così Renzi esprime in sintesi il senso del suo pensiero,
ampiamente argomentato da varie riflessioni e da una serie di puntuali
accostamenti ai testi. Un primo riferimento è dato dal personalismo laico di
Renouvier, ma troviamo anche un passo di Bobbio, secondo il quale la persona è
una conquista storica e non una sorta di 'ατομοs. Sartre diceva del resto, con
efficace espressione: “L’uomo è una monade che fa acqua”. La persona infatti
“è, in quanto è dentro a una storia”. Anche il relazionismo di Paci è chiamato
in causa, in quanto in esso “il soggetto è persona concreta”, da vedere al di
fuori delle astrazioni positiviste.
Il sottotitolo del libro tratta di Antropologia filosofica, in quanto la nozione di persona, così come
nel testo viene intesa, non può prescindere dalla dimensione interculturale,
con tutti i conflitti che ad essa si riferiscono. In ogni caso la soluzione,
dice Renzi, non può consistere in un “Multiculturalismo, che sbocca in un
vestito di Arlecchino di quartieri l'un contro l'altro, accostati, impermeabili
e potenzialmente ostili”. Se la persona, come abbiamo detto, è una conquista
storica, ci sarà bene un motivo storico di unificazione, valido anche oggi per
noi, e legato al continuo modificarsi di ogni tradizione, che pur caratterizza
la nostra epoca. “Le dure lotte” in atto in vari casi dovrebbero alla fine
aprire spazio a un’antropologia nuova, capace di superare i conflitti che
stanno lacerando intere nazioni.
Il suo pensiero è espresso in alcuni testi, come la voce Enzo Paci nel Dizionario biografico
degli italiani dell’Istituto Treccani, Comunità
concreta. Le opere e il pensiero di A. Olivetti del 2008, Enzo Paci e Paul Ricoeur del 2010 e Persona, un’antropologia filosofica nell’era della globalizzazione del
2015,
Oltre alle opere teoriche, rimane tuttavia un grande
rimpianto, in tutti quelli che hanno conosciuto Emilio Renzi, per la sua
gentilezza e per la lucidità del suo pensiero.