Perché
mi è tanto cara l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia? Premetto
che da anni faccio parte dell’ANPI ricoprendo ruoli dirigenziali e in questo
articolo vi spiego le mie motivazioni. L’Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia nasce in un preciso momento storico, durante la Seconda guerra
mondiale. L’associazione nasce per riunire tutte le realtà antifasciste
presenti e per coordinare le azioni dei Partigiani in risposta all’occupazione
nazifascista. L’Anpi e i suoi Partigiani durante il congresso di Chianciano
hanno aperto le loro porte a coloro che si sentono responsabili di ciò che è
scritto nella Costituzione Italiana e nelle carte mondiali per i diritti umani. Da
questo momento i Partigiani hanno chiesto ufficialmente alle nuove generazioni
di prendersi cura dell’associazione e di attuare i fondamenti della nostra
Costituzione lottando e impegnandosi per la sua attuazione. La
mia appartenenza all’ANPI nasce da diverse esperienze vissute in questi anni. Già
da piccolo ho ascoltato le storie di Resistenza della mia famiglia, del nonno
Ignazio che per non aver messo la firma al fascio si è ritrovato per 14 anni in
confino a Prestranek in ex Jugoslavia. L’onore
di aver conosciuto il comandante Partigiano Giovanni Pesce, e la possibilità di
ascoltare la viva voce di centinaia di Partigiani e deportati politici nei
campi di concentramento e sterminio nazifascisti, aver conosciuto la storia di
resistenza di Luciano Marescotti e la grande amicizia con il Partigiano Emilio
Bacio Capuzzo: tutte queste esperienze mi hanno avvicinato all’ANPI. È
importante tenere conto del fatto che ANPI non è un partito e neanche
l’estensione di una corrente politica partitica. Anpi
è un ente morale autonomo, organizzato sul territorio nazionale, strutturato in
sezioni locali, organi provinciali e regionali che tramite congressi e grandi
momenti di discussione al suo interno portano al comitato nazionale quelle
istanze che la società civile ritiene di primaria importanza. Anpi
nel suo DNA ha la volontà, la capacità e l’autorevolezza di esprimersi su temi
che toccano la società civile. Come ricorda la giornalista Laura Tussi, con cui
collaboro da anni, in un suo articolo “La tragica esperienza del secondo
conflitto mondiale, l’avvento del fascismo e del nazismo, hanno comportato un
livello di barbarie che l’umanità non deve più permettersi di raggiungere. La
Pace deve essere sempre l’espressione massima della volontà umana”. Come
contribuire a questo grande obiettivo oggi che viviamo la tragedia di una
guerra ai confini con l’Europa e innumerevoli guerre sul nostro amato, ma purtroppo
martoriato pianeta? Le vittime di ogni guerra hanno il diritto di trovare
rifugio e sostegno a prescindere dalla loro provenienza, appartenenza sociale e
di vivere in Pace. Dietro alle guerre di oggi ci sono sempre le stesse
motivazioni: controllo geopolitico ed economico. Grandi potenze contrapposte
vogliono affermare la loro supremazia e nel mezzo della tragedia vi sono sempre
le vittime inermi dei loro giochi di potere. Durante la Seconda guerra mondiale
l’America aveva ufficialmente dichiarato guerra alla Germania. Da quel momento
armi sono state consegnate ai Partigiani Italiani. Il
quesito che dobbiamo porci è se oggi l’Europa e la Nato sono pronte a
dichiarare guerra alla Russia. Consegnare armi ad una nazione in conflitto è un
atto che può portare nazioni all’interno del conflitto stesso e diventare cobelligeranti.
Questa è una precisazione che tutti devono capire. Bene
fa ANPI a puntare sulla diplomazia, la trattativa, il compromesso per la pace,
il dialogo tra le parti avverse, questo perché ha nel suo DNA la capacità di
opporsi ad un destino che inevitabilmente porterebbe sulla via dell’estinzione
umana con un conflitto che, a differenza del passato, ha come armi finali
migliaia di missili nucleari, in un numero tale da eliminarci dalla storia. Bene
fa Papa Francesco ad invocare la Pace e la mediazione come mezzo di risoluzione
delle controversie. Una guerra non è una partita di pallone dove ci si schiera
con una squadra o con l’altra. La Pace deve essere conseguita con la volontà di
spegnere i conflitti e non di alimentarli. A conclusione di questa mia lettera
ringrazio Anpi, voce libera e indipendente, che sempre sta dalla parte della
Pace, con il coraggio e la determinazione che la contraddistinguono, ponendosi
obiettivi concreti senza sottrarsi alle responsabilità che i suoi Partigiani le
hanno trasmesso.