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mercoledì 4 maggio 2022

PACE PROIBITA



Spunti da Pace Proibita di Michele Santoro
 
Caro Angelo,
condivido in toto il testo di Michele Santoro “Pace proibita” e mi chiedo anche per quale motivo la stampa dovrebbe sostenere, in modo acritico, la linea della risposta necessariamente militare se non perché la guerra è sempre sensazionale e fa certamente audience? 
Se fosse veramente così, allora le questioni sono anche molto più serie. Il fatto stesso che gli inviati sul campo siano il più delle volte dei freelance che debbono pure vendere il loro pezzo ad un qualche editore, li rende di fatto molto “ricattabili” e, inoltre, svolgono un lavoro così immerso nei dettagli da perdere necessariamente di vista il contesto in cui poter inserire le informazioni che hanno o che vedono; visto che la guerra, oggi, passa moltissimo dalle immagini che vengono proposte. Separare la propaganda dalla notizia è sempre più complesso e dal momento che non si possono avere inviati sul campo nel territorio russo, visto che lì le informazioni sono tutte filtrate e preconfezionate, abbiamo due fronti che inneggiano ciascuno alla propria guerra ma solo di guerra si tratta. Più si va avanti su questa strada e più rabbia, violenza, odio e vendetta saranno radicati non solo tra russi e ucraini. La guerra di propaganda, non a caso, si avvale di un modo semplice per esercitare il proprio potere parlando alla pancia della gente: decontestualizza l’informazione al solo scopo di ottenere una reazione. Se generare un po’ di adrenalina è la parte sostanziale per ottenere audience allora il giornalismo è morto perché è di fatto militarizzato nel senso più bieco e devastante della parola. Con questo tipo di giornalismo, però, muoiono tutti, sia in Occidente sia in Oriente.
Giuseppe Oreste Pozzi