RILEGGERE LE PAROLE DELLA DEMOCRAZIA di
Franco Astengo
La
discussione sulla difficoltà che incontra la forma di democrazia cosiddetta
liberale che conosciamo nell’Occidente avanzato da almeno due secoli appare
ormai aperta e resa incalzante dai fatti che ci stanno accadendo attorno. Negli
ultimi trent’anni si è passati dalla convinzione della “fine della storia” come
concetto basato sull’idea di un successo pieno del modello rappresentativo (e
della necessità della sua esportazione) all’esplicitarsi di un duro confronto
con forme di rinnovata autocrazia. Un confronto che sta assumendo aspetti di
violenza bellica a dimensione generalizzata e non circoscritti semplicemente in
ambiti locali. Un duro confronto quello tra i due modelli di forma di governo e
di esercizio del potere che pare ormai sfuggire a quei canoni interpretativi
che si affermarono nella seconda metà del ‘900 prevedendo, a differenza da
quanto stiamo assistendo in questa fase, il misurarsi di opposte concezioni
ideologiche. Ancora una volta la libertà economica fondata sul laissez faire,
si sta traducendo in forme di monopolio del potere da parte di élite
accumulatrici e corporative. Nella
ricerca di una nuova radicalità dell’agire politico molti hanno considerato la
democrazia rappresentativa come figlia dell’illuminismo (compresa la sua parte
più direttamente rivolta al popolo come quella giacobina). Quell’illuminisno
che era agito attraverso la capacità di operare da parte degli intellettuali
all’interno della sfera dell’opinione pubblica interpretando i bisogni e le
aspirazioni della società civile, piuttosto che suggerire una nuova originale
proposta di organizzazione del potere. A
quel punto, nella storia, è sempre apparsa assente la necessità di riconoscere
l'esistenza dei conflitti sociali e la conseguente esigenza di organizzarli in
una cornice istituzionale capace di consentirne una soluzione pattizia. Sembrava
sufficiente la repressione fondata sul monopolio della forza. Va
considerata invece la necessità di recuperare il principio di mediazione all’interno
dell’esercizio democratico al fine di contrastare l’espressione di una
radicalità fondata esclusivamente su bisogni e aspirazioni. Da
molte parti ci si sta interrogando sulla necessità di recuperare un nuovo “vocabolario
della democrazia”. Nell’incalzare
di una post-modernità che ci sta riportando davanti ad antichi dilemmi la
proposta da portare avanti potrebbe essere quella di trovare la forza per rileggere
in forma collettiva quei termini che nella storia sono comparsi come il frutto
di soluzioni “mediane” affidate a chi stava cercando di interpretare
politicamente proprio i termini della riflessione illuminista: Contratto
Sociale, Costituzione, Rappresentanza, Partito, Diritto di Resistenza. Termini
antichi da declinare in dimensioni inedite della rappresentanza politica.