L’invasione
russa dell'Ucraina sta portando progressivamente a una sistemazione
geo-politica del quadro post-globalizzazione: emergono questioni sulle quali la
sinistra italiana (in un contesto europeo) dovrebbe cercare di prendere
posizione occupandosi in maniera non semplicisticamente episodica di politica
estera: 1)
La logica dei blocchi tra Est/Ovest sta riprendendo forma e sostanza ben oltre
la previsione di una funzione attenuante che sarebbe stata svolta dall'intreccio
di affari verificatosi nella fase post-caduta del Muro, fine della storia, idea
di un mercato occidentale ormai invincibile; 2)
Sullo scacchiere europeo (limitandoci ad una analisi riferita in quell’ambito)
si sta annullando la possibilità di disporre di una “cintura- cuscinetto”
rispetto al confronto diretto NATO/Russia. Naturalmente forme e modi della
possibile conclusione della vicenda ucraina saranno determinanti in questo
senso ma emergono altri livelli di implicazione; 3)
L’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, al di là della valutazione da
compiere sul piano strategico-militare, appare indicativa di due elementi
(anche leggendo l’intervista all’ex-primo ministro finlandese Stubb, che adesso
dirige la “School of Transnational Governance” dell’UE): il primo è quello
della riduzione di spazio per i non allineati, almeno sul piano europeo; il
secondo quello del tentativo in atto di far coincidere NATO e Confederazione
Europea, ponendo al centro del progetto il riarmo dell'Europa posto in
coordinamento appunto con la NATO; 4)
Per arrivare a questo esito si pensa di costruire strutture istituzionali e
vertici che comprendano 40 paesi: strutture nelle cui sedi si possa superare
l'unanimità e quindi costruire maggioranza che potrebbero poggiare su nazioni
rette dalle rampanti “democrazie illiberali”. In questo modo non si
affronterebbe la questione di una effettiva democratizzazione dell’Unione ma si
lavorerebbe per un allargamento posto proprio in funzione di un ritorno alla
logica dei blocchi (mi rendo conto: una definizione semplificatoria ma credo
sufficientemente esemplificativa). I
temi sono quelli della neutralità e del disarmo, della non coincidenza tra NATO
e UE, dell’esercizio della democrazia rappresentativa all’interno delle
istituzioni europee: la sinistra italiana dovrebbe essere chiamata a
rifletterci anche per poter presentare, nelle imminenti elezioni politiche, una
propria politica estera coerentemente autonoma e provvista di una qualche
visione per il futuro.