Firenze,
archiviata la Convenzione europea del paesaggio firmata nel 2000 nel Salone dei
Cinquecento. In arrivo un cielo rinascimentale pieno di droni e di controlli. Il
26 maggio scorso ENAC e Comune di Firenze hanno firmato senza alcuna apparente consultazione
pubblica un protocollo - al cui testo Idra
ha richiesto accesso - per la promozione dell’uso di droni e veicoli elettrici
a decollo verticale per il trasporto di persone, merci e farmaci. Secondo il
sindaco Dario Nardella, “la prima Smart
city d’Italia punta a ‘conquistare’ anche i cieli: entro 3 anni i droni
voleranno a Firenze”. E così la culla Unesco del Rinascimento “sarà tra le prime città europee a
sperimentare sistemi tecnologici avanzati per il trasporto aereo di merci e persone”. Dopo
la desertificazione della città storica consegnata alla banalizzazione
terziaria e – dopo quello di massa - anche al turismo di lusso, con l’espulsione
progressiva dei residenti, adesso tocca al cielo. Come cambierà lo skyline di
Firenze? Come potrà armonizzarsi coi valori storici, architettonici ed estetici
questa promessa di “mobilità aerea
avanzata?”. Chi
ha firmato il protocollo sembra non essersi ricordato di un ben più importante
documento sottoscritto proprio a Firenze, il 20 ottobre 2000, nel Salone dei
Cinquecento, dopo essere stato adottato dal Comitato dei Ministri del Consiglio
d’Europa, a Strasburgo, il 19 luglio 2000: la Convenzione Europea del Paesaggio. Ratificata, e divenuta quindi legge dello Stato, il
9 gennaio 2006, la Convenzione dispone che si stabilisca un rapporto di
simbiosi corretta fra istituzioni e cittadini. Riconoscendo che “il paesaggio è in ogni luogo un elemento
importante della qualità della vita delle popolazioni”, e dunque desiderando “soddisfare gli
auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un
ruolo attivo nella sua trasformazione”, la Convenzione sancisce - fra i
provvedimenti di ordine generale - che si debbano “avviare procedure di
partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri
soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche
paesaggistiche”, dal momento che “il paesaggio è un elemento che interessa l'insieme della popolazione”. Esattamente ciò che non risulta essere stato adempiuto
da chi presenta come portatrice di progresso, cultura e qualificazione
ambientale questa ‘conquista’ dei cieli con droni che “entro 3 anni voleranno a Firenze”.
C’è di più. Misure specifiche di
sensibilizzazione sono previste al capitolo 6 della carta sottoscritta dai
ministri europei: “Ogni parte si impegna
ad accrescere la sensibilizzazione della società civile, delle organizzazioni
private e delle autorità pubbliche al valore dei paesaggi, al loro ruolo e alla
loro trasformazione”. Chiarito che “il
paesaggio appartiene in parte ad ogni cittadino”, si prevede che “in tale prospettiva dovrebbero essere
indette delle campagne di informazione e di sensibilizzazione dei cittadini,
dei rappresentanti eletti e delle associazioni sul valore dei paesaggi di oggi
e di domani”. A tale scopo ogni parte si impegna a valutare i paesaggi
individuati, “tenendo conto dei valori
specifici che sono loro attribuiti dai soggetti e dalle popolazioni
interessate”. Forse gli amministratori firmatari del
protocollo-droni non considerano tecnicamente ‘paesaggio’ quello che si può
godere dal piazzale Michelangelo o dal Forte Belvedere, e dunque la Convenzione
europea può benissimo non applicarsi al caso Firenze… Non aiuta però a considerarne con più favore
l’impatto la circostanza che
alla nuova infrastruttura vengano affidate non solo “attività di delivery” ma anche “sistemi
di controllo del territorio per la sicurezza urbana”. Secondo il sindaco, “dopo il Covid chi si ferma nell’innovazione
tecnologica è perduto”. Non vorremmo che da questo nuovo passo verso la
‘smart city’ (come va di moda oggi dire) discendesse un’ulteriore trasformazione
della vita dei cittadini in esperimento controllato. Covid docet, appunto! Ass. Culturale Idra