Guerra e potere. Pozzi.Il potere quando si autorizza da sé senza
l’approvazione del popolo che dovrebbe rappresentare è sempre segreto e
diabolico. Una domanda aggiuntiva, allora, interrogando ciò che non hai scritto
nel tuo pamphlet Scritti contro la guerra, ma che sottolinei nel tono,
nello stile deciso ed irruento contro i “guerrafondai” e chi “ama le armi”.
Prendo piccoli spunti dalla psicoanalisi. Eistein fu molto deluso da Freud, nel
loro carteggio «Perché la guerra?». Ascoltando i suoi pazienti sul lettino,
Freud sapeva che il conflitto e la guerra non sono eradicabili ma scrive
indicazioni illuminanti sull’atto criminale per senso di colpa, per esempio.
Non aveva conosciuto lo scempio delle bombe atomiche sulle città del Giappone.
Fornari e Lacan conoscevano questa devastazione apocalittica. L’utopia di
Fornari vuole insegnare la psicoanalisi attraverso i banchi di scuola come
strumento utile alla elaborazione dei conflitti. L’antidoto alla guerra ed ai
conflitti siamo proprio noi, ciascuno di noi, avendo imparato a riconoscere,
interpretare e svelare il potere pantoclastico del sogno onnipotente anche di
uno solo dei codici affettivi che regolano il funzionamento della “buona
famiglia interna”. Un sogno da cui salvarci svegliandoci insieme, nelle
istituzioni e nella società in cui viviamo. Lacan arriva a mettere l’accento
sulla potenza del godimento mortifero che trascina il soggetto nel gorgo della
pulsione di morte allo stato puro. La via di uscita è la necessità di un legame
operante tra desiderio e pulsione. Il valore complesso e salvifico
dell’annodamento tra immaginario, simbolico e reale offre il campo per
elaborare e trovare risposte possibili alla gestione soggettiva e sociale del
godimento distruttivo. Lo strapotere devastante ed inarrestabile del godimento
è alla portata di tutti. Il generale ceceno senza pudore né senso di colpa e
spavaldamente dice al giornalista: Mi piace fare la guerra ed
uccidere. Il godimento di uccidere è lo stesso godimento di chi
detiene il potere ed imbroglia il suo popolo? Che rimedio abbiamo davanti a
tale potere godente? Freud si è chiamato fuori, Fornari non ha avuto seguito e
Lacan è considerato troppo difficile. Eppure l’antidoto siamo noi, uno per uno.
La guerra Russia-Ucraina ha sdoganato l’odio come grande godimento che pervade
e contamina tutti gli strati della popolazione, centuplicando il suo potere
grazie alla propaganda che reinventa la storia e gli eventi. I social e le
immagini della televisione ci illudono di assistere ad uno spettacolo senza
farci incontrare l’esperienza reale della distruzione. La stampa come quarto
potere e la società delle immagini, al servizio dei potenti, sono catalizzatori
di godimento al servizio della distruzione e dello sterile dibattito spazzatura
che non informa. Come innescare, allora, processi e movimenti utili per far
ripartire una dialettica possibile tra autorità e potere che ci svegli dall’incubo che stiamo vivendo e
disinnescare il rischio della tragedia finale annunciata? Un modo quello della
popolazione e dei volontari civili di elaborare il godimento distruttivo
mostrando come sia possibile, concretamente, annodare pulsione e desiderio? Di
fatto i volontari e la società civile non hanno alcun potere sui Governi che
hanno contribuito ad eleggere. Gaccione. “Mai
pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine” (Ernest
Hemingway). E Tibullo nelle Elegie: “Ma che follia
è questa, di andarsela a cercare in guerra, la buia morte?”. Sull’istinto
belluino alla sopraffazione, sulle cause economiche, geopolitiche, di rapina,
di dominio, sugli oscuri moventi psicologici, le pulsioni di morte, sappiamo
tutto; ma il “sottosuolo” individuale ci rimane oscuro, nonostante tutti i
progressi delle scienze che lo hanno indagato. E forse è per questo che abbiamo
bisogno della letteratura: ma con la assoluta certezza di non poter porre alcun
argine al male. Abbiamo conosciuto il potere staccato da ogni controllo, ed
abbiamo conosciuto le conseguenze di un potere che accentra nelle sue mani
tutta la violenza, tutta la forza necessaria. Gli strumenti di sterminio totale
hanno reso questo potere mostruoso. Nessuna epoca prima della nostra ha
conferito un potere così smisurato ad un pugno di uomini: i bottoni nucleari in
poche mani. È da oltre mezzo secolo che pongo l’attenzione su un pericolo così
urgente e che non trova precedenti nella storia. So che la psicanalisi non si è
arresa, ma è divenuta impotente come qualsiasi altra forma di pensiero. La
componente morale delle fedi non incide; non incide l’etica di ampli strati
della società civile. Non ci rimane che l’azione militante unita ad un residuo
di pensiero critico che sottotraccia è rimasto vigile; per fortuna non ha abdicato
e nonostante le difficoltà è disposto a battersi. Sul conformismo della stampa
e della reazionaria cultura dominante non si può contare. Sulla visione
mortifera dei partiti in circolazione men che meno. Il conflitto russo-ucraino
ha mostrato ampiamente la saldatura tra pensiero conformista e inettitudine
degli apparati istituzionali ad ogni livello. Tutto questo compone un portato
mortifero deleterio sia di idee che di pratica. Idee aberranti e pratica
mortifera. La parola disarmo non è stata pronunciata che da noi
oppositori di ogni guerra. L’idea di Stato disarmato, di obsolescenza del
concetto di difesa in era nucleare, di riconversione dell’industria bellica, di
scioglimento degli eserciti, di fine delle alleanze militari e quant’altro,
sono tutti concetti che non hanno trovato legittimità su alcun giornale o
dentro i programmi televisivi; li abbiamo espressi noi in luoghi e ambiti
pubblici o su organi di stampa non dominati. Dobbiamo lavorare perché la
pressione contro i poteri venga dal basso, dobbiamo fare in modo che i rapporti
di forza siano a nostro vantaggio se vogliamo mutare le cose. Non vedo altra
scelta: o prevaliamo noi disarmisti o prevarranno i guerrafondai. Se
prevarranno loro sarà la fine per tutti.