INCONTRI
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Alessandro Capuzzo |
Laura
Tussi incontra Alessandro Capuzzo del movimento antinucleare triestino appena rientrato dal
Nuclear Ban Week di ICAN e dalla Conferenza degli Stati Parti del Trattato di
Proibizione delle Armi Nucleari. Da Trieste un forte NO ai porti nucleari.
Tussi. La denuclearizzazione
del Golfo Internazionale di Trieste, sulla base del Trattato di Proibizione
delle Armi Nucleari e del Trattato di Pace del 1947 con l’Italia, è sempre un
argomento attuale?
Capuzzo. Il 20 giugno 2017 a New
York le ONG WILPF Italia e Disarmisti Esigenti hanno depositato agli atti
del Convegno ONU di fondazione del Trattato di Proibizione delle Armi
Nucleari (TPAN) il Documento di lavoro A/CONF.229/2017/ONG/WP.44 dal titolo DA
TRIESTE (ITALIA) PROPOSTA DI CASI DI STUDIO SUI PORTI DA DENUCLEARIZZARE,
firmato dal sottoscritto e dall'ex sindaco di Koper-Capodistria (Slovenia)
Aurelio Juri.
Tussi. Che ruolo svolge nella
denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste il TPAN?
Capuzzo. Il Trattato per la messa
al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi membri delle
Nazioni Unite ha istituito in base alla pressione della Campagna
Internazionale per l'Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) di cui tutti gli
eco-pacifisti si sentono parte, può cambiare gli equilibri di potere tra
stati nucleari e non, grazie all'introduzione di una sostanziale trasparenza a
vantaggio della società civile, e dell'insieme dell’Umanità. In quanto
cittadini del territorio che il Trattato di Pace con l'Italia del 1947 definì
demilitarizzato e neutrale ne siamo particolarmente coinvolti.
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Laura Tussi |
Tussi. Qual è il ruolo della
Nato?
Capuzzo. Attualmente Italia e
Slovenia condividono il Golfo di Trieste con la Croazia, fanno parte
dell'Alleanza Atlantica e si oppongono a questo Trattato, poiché coinvolte
nei programmi nucleari militari dell’Alleanza.
Tussi. Quali sono i pericoli
che comporta il nucleare nel Golfo Internazionale di Trieste?
Capuzzo. Il Golfo di Trieste
ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti nucleari militari di
transito, Trieste in Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. La presenza stessa
dei due centri urbani rende impossibile prevenire seriamente i possibili
incidenti, rispetto alla propulsione nucleare delle navi, alla presenza a
bordo di armi di distruzione di massa, e alla possibilità di diventare
bersaglio di guerra.
Inoltre, il
segreto imposto "per motivi di sicurezza" sulle notizie necessarie a
una puntuale informazione, impedisce la valutazione del rischio in relazione ai
pericoli esistenti, costringe le istituzioni a omettere parti importanti
di informazione e nasconde le situazioni di pericolo alla popolazione stessa.
Tussi. Quali istanze avete
proposto alle Nazioni Unite?
Capuzzo. Col working paper
presentato nel 2017 abbiamo proposto alla Conferenza ONU per un Trattato che
metta al bando le armi nucleari, l'avvio di casi di studio sul rischio e la
mancanza di trasparenza in materia da affidare, riguardo a Trieste alla
Scuola di Prevenzione Nucleare dell'Agenzia Atomica (AIEA), presso il Centro
Internazionale di Fisica Teorica di Miramare.
Tussi. Quali sono gli altri
siti nucleari? E quali soluzioni proponete per la loro denuclearizzazione?
Capuzzo. I casi di studio
proposti possono interessare i dodici porti nucleari militari italiani (oltre a
Trieste, Venezia, Brindisi, Taranto, Augusta, Castellammare di Stabia, Napoli,
Gaeta, Livorno, La Spezia, La Maddalena e Cagliari) e le basi aeree nucleari di
Aviano e Ghedi. Chiediamo anche una ripresa dei colloqui per la
denuclearizzazione del Mar Mediterraneo, ispirati al Trattato per la messa al
bando delle armi nucleari, che coinvolge il nostro Golfo in
quanto legalmente vincolato alla Demilitarizzazione e Neutralità, dal
Trattato di Pace con l'Italia.
Tussi. Qual è la situazione di
oggi, dopo la tua partecipazione alla Conferenza di revisione del TPAN a Vienna
in delegazione coi Disarmisti esigenti?
Capuzzo. Oggi, a cinque anni
dalla sua approvazione, il Trattato è finalmente entrato in vigore, e siamo
stati a Vienna ad esaminarne contenuti e attuazione. Lì abbiamo invitato
le delegazioni presenti a considerare la proposta avanzata, e la sua
fattibilità, resa possibile dai due Trattati citati nel Working
Paper 2017: il TPAN e il Trattato di Pace del 1947.
Benché
le implicazioni del Nuclear Ban Treaty siano note, pochi sono a conoscenza
delle disposizioni del Trattato di Pace, recepito dal Consiglio di Sicurezza
con Risoluzione S/RES/16, che ha avocato alle Nazioni Unite la giurisdizione
sul Territorio Libero di Trieste; esistito come stato indipendente dal 1947 al
1954 all'estremità meridionale della “cortina di ferro”.
Competenze giurisdizionali
mantenute nel tempo, come confermato nel 2015 dall'ex segretario generale Ban
Ki-Moon in una lettera al presidente palestinese Abbas, ove si elencano i
territori sotto diretta competenza ONU.
Lo Statuto
dell'ex Territorio Libero di Trieste, contenuto nel Trattato di Pace con
l’Italia, è un unicum giuridico nel Diritto Internazionale, paragonabile alla
scelta costituzionale di abolizione dell'Esercito operata dal Costa Rica;
vi sono iscritti il Disarmo e la Neutralità della fascia costiera sul Golfo
Adriatico, dove si uniscono Italia Slovenia e Croazia.
Queste norme,
“dimenticate” per esigenze politiche degli Stati coinvolti, se associate al
Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari consentono la denuclearizzazione
del Golfo di Trieste. Invitiamo quindi ONG e Stati parte del TPAN a
verificare insieme la fattibilità di questa proposta di implementazione
del Nuclear Ban Treaty.
Un invito
particolare è rivolto agli Stati iscritti nel Trattato di Pace con
l’Italia, per il diritto di utilizzare il Porto Franco Internazionale di
Trieste: Austria, Cechia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Slovacchia,
Stati Uniti, Svizzera, Ungheria, e tutti gli Stati emersi da Jugoslavia ed
Unione Sovietica.
Inoltre,
Australia, Belgio, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Etiopia, Grecia, India,
Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Ucraina e Sud Africa, sono pure coinvolti nel
Trattato di Pace con l'Italia.