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venerdì 24 giugno 2022

PAZZI E MACCHIETTE
di Franco Continolo


Se Luigi Di Maio può essere catalogato tra le macchiette napoletane, ovviamente tra quelle meno divertenti, Joseph Borrell è tra i pazzi da legare (anche qui c’è un’escalation, dall’idiozia alla pazzia). La sua dichiarazione in appoggio alla provocatoria decisione lituana di non far passare le merci russe soggette a sanzioni, dirette all’enclave russa di Kaliningrad, è semplicemente irresponsabile. In ballo c’è infatti la guerra, quella vera, non la SMO, ribadisce Larry Johnson. L’ex analista CIA offre ulteriori elementi per valutare la differenza fra i due tipi di guerra; tra questi il limitato impiego di truppe – l’intervento russo è infatti in appoggio alle milizie delle province separatiste. I manuali militari, afferma Johnson, prescrivono che l’attaccante debba disporre di una forza tripla, rispetto a quella del difensore, e in Ucraina il rapporto era inverso. Il successo militare russo, perché di questo si tratta, va valutato dunque anche alla luce dei limiti autoimposti – limiti che non hanno le milizie ucraine, per le quali sparare sui civili è la prassi corrente. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Donetsk. Johnson vede infine un segno incoraggiante nel servizio di un giornalista tedesco che ha il coraggio di guardare in faccia la realtà: la Russia ha vinto. Perché sia incoraggiante lo spiega bene Graham Fuller che dopo una brillante carriera nella CIA – è stato anche capo di Johnson – insegna ora in Canada, dove si è ritirato. Gli europei sono infatti l’ultimo pilastro dell’impero americano, e l’Europa l’ultima spiaggia dove la propaganda americana domina ancora incontrastata. Difficile spiegare il fenomeno, neppure Fuller ha una diagnosi – difficile insomma spiegare perché gli europei, Draghi in primis, credano alla favola che gli ucraini combattono per loro stessi quando è evidente che essi conducono una guerra alla Russia per conto degli americani che hanno fatto tutto il possibile per provocare l’intervento di Mosca. Fuller immagina però che la strada sia ormai segnata, che gli europei si sveglieranno anche per i costi che il sostegno alla guerra di un impero mal governato, e da tempo in declino, comporta. Purtroppo non si vede ancora da quali forze possa venire il risveglio: all’appello mancano in particolare la sinistra e la Chiesa. Entrambe sembrano aver perso il carattere distintivo dell’opposizione all’imperialismo, la quale non può che tradursi in un’affermazione di sovranità, per l’una temporale, per l’altra spirituale.